

Visita allo stand di Albino Bianchi, con i ivini della tenuta La Pizzuta del Principe di Strongoli (Kr)
Il consiglio di fare una visita allo stand a Vinitaly di Albino Bianchi, ce l‘aveva dato Fabrizio Macchiagodena, il nostro ‘spacciatore’ di bistecche e manicaretti (Box 42, mercato Insieme di Centocelle), che vende ovviamente i vini della tenuta La Pizzuta del Principe di Strongoli in provincia di Crotone.
«La tenuta si chiama la Pizzuta del Principe, perché è a forma di pizzo, cioè a punta – ci dice con entusiasmo Albino Bianchi – e, vista dall’alto, la proprietà è tutta compatta con la vigna, la cantina, l’uliveto.
Sono in totale circa 100 ettari: 13 di vigneto, 35 di uliveto, 40 di seminativo, 20 di bosco a macchia mediterranea.
La cantina è stata costruita da mio nonno, mio stesso nome, un farmacista, che a 65 anni decise di cambiare vita. Mia nonna lo chiama il pazzo.
È stato mio nonno che mi ha fatto innamorare del nostro territorio sin da bambino. Ho studiato economia e finanza alla Bocconi, ma la passione per l’enologia e per la mia terra mi ha riportato in Calabria».
Il primo vino che degustiamo è un Pecorello in purezza e si chiama Molarella IGP Val di Neto: di colore paglierino brillante con profumi di fiori gialli, frutta matura e un finale minerale; al palato minerale, equilibrato, eccellente come aperitivo con salumi e formaggi freschi, ma anche con piatti a base di pesce.
«La tenuta è vicino al mare – prosegue Albino – nella valle del fiume Neto ed è per questo motivo che i nostri vini si caratterizzano per la mineralità e salinità.
Le altre etichette sono il Calastrazza, un rosato con il Magliocco Canino e tre rossi: Jacca Ventu un blend con 90% di Melissa Gaglioppo e 10% di Greco Nero, lo Zingamaro un Greco Nero al 100% e il terzo è un blend di uve Gaglioppo (60%) con il Greco Nero (40%) si chiama Anno Quinto perchè fa 12 mesi in acciaio, 30 mesi in barrique francese, 18 mesi in bottiglia, in tutto appunto 5 anni».
Anno Quinto è la riserva dell’azienda: di colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso spezie e frutti rossi, al palato complesso con tannini equilibrati finale persistente; secondo noi è un vino da meditazione, ma si può abbinare a piatti sostanziosi.
Degustiamo anche l’olio, un blend di Carolea, Tonda di Strongoli, Leccino, Nocellara, Frantoiana: di colore oro con aromi vegetali e di cardo, al palato piacevole con un finale mandorlato leggermente amarognolo e piccantino; gli ulivi sono 10.000, tutti coltivati in regime biologico, come la vigna.
«I nostri vini sono tutti biologici – sottolinea con orgoglio Albino Bianchi – e La Pizzuta del Principe, grazie alla lungimiranza di mio nonno, ha recuperato i vitigni autoctoni del territorio, che hanno il merito di raccontarne la storia antica della Calabria».
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