Ecocultura: ritorno al Pianeta Terra

Pierluigi Adami presenta il suo ultimo libro il 6 maggio 2022 alle ore 18, alla Casa del Quartiere “Osteria del Curato”

Con il libro “Ritorno al pianeta – L’avventura ecologica dai Neanderthal alla pandemia” (Bordeaux Edizioni 2021) l’autore, Pierluigi Adami, ingegnere, ecologista e scrittore ci propone un accurato esame delle varie forme di alterazioni ambientali causate da quell’intenso sviluppo di alcune attività umane divenuto ormai insostenibile, nel contempo propone diverse strade da intraprendere per una “rinascita ed un nuovo equilibrio” nella vita nostra casa comune.

Appuntamento il 6 maggio 2022 alle ore 18 alla Casa del Quartiere “Osteria del Curato” – Via Fosso di Gregna 14 – Tel 391 4107259 – www.osteriadelcurato.it

Quartiere del VII (ex X) Municipio/Roma situato a sud-est della capitale, internamente e a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via Tuscolana e via delle Capannelle (capolinea metro A) – INGRESSO LIBERO

Come anticipa il Presidente CdQ – Elio Graziani: L’ambiente, di cui siamo parte, ci responsabilizza sulle condizioni di vita sul pianeta. La prima azione da compiere per assumere comportamenti coerenti, è cercare, per quanto possibile, di conoscerlo, e, conseguentemente, agire razionalmente. Questo è lo scopo dell’iniziativa. Porremo domande a Pierluigi Adami e discuteremo insieme per inoltrarci su un itinerario informato e, indipendentemente se saremo o meno d’accordo, certamente ne sapremo di più.

Per saperne di più – www.osteriadelcurato.it; link “Comitato di Quartiere”riconosciuto dal VII Municipio ai sensi della Delibera n.52 del 14/12/2017. Accreditato con Determinazione Dirigenziale n.1320 del 30/9/2011.

Pierluigi Adami dal 1987 lavora in una grande azienda del settore spaziale, dove si occupa di monitoraggio ambientale della Terra da satellite, è stato a capo dell’unità d’ingegneria del Gruppo Telespazio. Nel 2007 ha partecipato alla fondazione degli Ecologisti Democratici, insieme con figure prestigiose dell’ambientalismo italiano, come Ermete Realacci, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Fabrizio Vigni; tra il 2012 ed il 2017 è stato il Coordinatore scientifico degli Ecologisti Democratici.

Un libro essenziale e documentato questo, che aiuta a fare chiarezza, fornendo dettagli sui tipi di percorsi praticabili ed il loro costo effettivo: temporale, materiale ed umano. Ribadisce di fatto, che il tempo che abbiamo per cambiare paradigma di comportamento si avvicina esponenzialmente alla condizione di irreversibilità, in riferimento alla stessa sopravvivenza, non della Terra ma della civiltà umana, così come l’abbiamo conosciuta e sviluppata in millenni di storia.

Il saggio ha una bella prefazione di Roberto Morassut che denuncia, se ce ne fosse ancora bisogno, quella falsa sicurezza degli esseri umani, che sostanzialmente appartengono a quel delicato equilibrio della Biosfera, ma che illusoriamente ne negano i limiti. La specie umana ha sempre causato un’alterazione del delicato equilibrio con la natura, però mai in un modo così sostanziale e veloce, come a partire dalla Rivoluzione industriale. Una vera e propria “mutazione antropologica” chiamata Antropocene, termine utilizzato per la prima volta negli anni Ottanta dal biologo Eugene Stroemer, poi ripreso dal Nobel per la chimica Paul Crutzen durante un convegno sulla biosfera.

Aggiungiamo, che il saggio è strutturato in tre parti. La prima descrive “Il pianeta ammalato”, la seconda “Verso un mondo migliore” prende in esame proposte concrete per prepararsi al futuro. Il capitolo conclusivo “Dove andremo a finire?” sostanzialmente riassume e indica quel “lieto fine” che tutti vorremmo poter sottoscrivere.

Nella prima parte quindi vengono analizzati i “mali del pianeta”, sia ambientali, causati dalle attività poco lungimiranti dell’uomo, sia socio-economici e culturali che insieme hanno condotto alla crisi climatica e favorito la diffusione di una lunga serie di pandemie. Il libro parte addirittura dai primordi dall’evoluzione della civiltà umana, soffermandosi sugli impatti che le tre grandi rivoluzioni – cognitiva, agricola e industriale – hanno avuto sull’alterazione dell’equilibrio nel rapporto tra uomo e natura.

L’uomo inteso come specie Homo sapiens, per le sue caratteristiche è di per sé un’anomalia del pianeta. E’ l’unico essere vivente in grado di immaginare.

Si fa qui riferimento ai tempi, veloci quelli dell’immaginazione dell’uomo e lunghissimi quelli concreti della Natura, ma nei quali questo essere anomalo, si è sempre imposto come dominatore delle altre specie viventi, compresi i suoi simili come i Neanderthal, i Denisova o l’Homo erectus, forse diventando addirittura responsabile della loro estinzione. Considerazioni essenziali sono soprattutto quelle che riguardano odiernamente un’economia sempre più virtuale che ha perso i contatti con l’economia reale, causando enormi disastri; basti leggere la classifica degli uomini più ricchi del mondo dei quali, la metà dei primi dieci appartengono al campo informatico.

Infine dalla Rivoluzione del Neolitico a quella Agricola, in cui sostanzialmente l’uomo è passato dalla simbiosi con la Natura al suo dominio, ha pertanto ignorato sostanzialmente le voci di profeti illuminati quali ad esempio Buddha, Cristo o San Francesco; anche quegli appelli alla coscienza del ruolo e della responsabilità del genere umano, invocata dalle opere di poeti quali Lucrezio e Virgilio. Nell’ultimo secolo la corsa dell’uomo, si è accelerata a tal punto da diventare troppo veloce rispetto ai tempi di risposta dell’evoluzione naturale.

Si cita anche l’Overshoot day, sapendo dai report del Global Footprint Network, che la nostra specie continua ad “erodere il capitale naturale” messo a disposizione dalla Madre Terra ed indebitarsi con il futuro, consumando più risorse di quelle che il Pianeta ci mette annualmente a disposizione. L’autore fa puntuale riferimento a dati e pubblicazioni di istituzioni ed enti di ricerca internazionali, nonché alla sua personale esperienza di esperto di monitoraggio ambientale via satellite, inoltre entra nel dettaglio degli impatti dei cambiamenti climatici sulle acque, sui territori, sugli oceani e sui ghiacci, che qui sarebbe troppo lungo anche enumerare. Sotto accusa è il modello neoliberista e la globalizzazione, che pure hanno ridotto apparentemente la povertà ed aumentato il benessere medio, ma ad un prezzo molto alto che hanno pagato gli strati più poveri della popolazione e l’ambiente, anche a costo di una omologazione delle identità ed un malessere mentale e psicofisico generale, non ancora quantificabile.

L’autore ricorda anche la celebre ricerca del Club di Roma (fondato nell’aprile del 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali) chiamato Rapporto sui limiti dello sviluppo, pubblicato nel 1972, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta, considerata anche l’esponenziale aumento della popolazione. Allora di quale benessere si parla, si chiede l’autore, se stiamo vivendo ormai in un mondo sempre più desertificato, inquinato e malato, in una parola invivibile?

Se vogliamo parlare di malattie, un recente studio dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) spiega che la nascita del virus SARS Cov 2 e la conseguente diffusione della pandemia Covid-19 sono scaturite da motivi “ambientali globali come la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e la gestione dei rifiuti”. Si tratta delle cosiddette Zoonosi, non ignote da tempi immemorabili, ma più o meno letali e soprattutto in continua variazione, con un passaggio privilegiato ed inopportuno dagli animali selvatici (ai quali abbiamo distrutto l’habitat) agli allevamenti intensivi, trattati con dosi massicce di antibiotici, ed infine all’uomo.

Nella seconda parte, il testo propone un percorso in ventuno azioni (in tre gruppi di sette) per mettere in atto una “buona rinascita” dopo la crisi della pandemia e porre le basi per costruire un mondo più equo e sostenibile. Si tratta di una vera conversione ecologica dei modelli di sviluppo, di produzione e di consumo, che viene descritta come la“Rivoluzione Green per un mondo sostenibile”. Il testo si sofferma nel descrivere le ventuno azioni, su temi come la green economy, le energie rinnovabili, la gestione sostenibile dell’acqua, dei rifiuti e della produzione agroalimentare. Un percorso difficile, perché richiede drastiche riduzioni dei consumi di petrolio e di carbone, mentre sono ancora forti gli interessi nella black economy di chi fino a oggi ha orientato i destini del mondo e cercherà di fermare il cambiamento, favorito dall’innovazione tecnologica e dalla Rivoluzione digitale.

Nel complesso si sfatano anche molte false informazioni, come per esempio sul tema del Nucleare. In linea di principio, dibattere e discutere su qualsiasi argomento fa parte del processo democratico, ma più gli argomenti sono tecnicamente o scientificamente complessi, più devono essere basati su argomenti solidi e ben motivati e l’autore riporta la sua opinione essendo persona che con il nucleare ha avuto che fare fin dal 1986 (l’anno di Chernobyl) quando completò la sua tesi di laurea in ingegneria nel laboratorio nucleare dell’ENEA Casaccia (quando ancora ENEA era l’Ente nazionale energia nucleare e delle energie alternative). Per approfondimenti: http://pierluigiadami.altervista.org

Come andrà a finire – sostiene l’autore – lo decideranno non solo i governi, ma anche i comportamenti delle persone, le scelte di consumo, la capacità di indirizzare la politica verso la sostenibilità. (…) Per questo dico che serve una vera rivoluzione. E serve il contributo di ognuno di noi: le rivoluzioni non le fanno i governi in carica, le fanno le persone.


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