Entro il 2030 niente più campi rom
Ecco il piano del sindaco di Roma GualtieriCase popolari, corsi di formazione lavorativa. Il nuovo piano di Gualtieri, finanziato dall’UE, per smantellare i campi rom e integrare chi li abita.
La situazione ad oggi
Attualmente i campi rom presenti nella capitale sono sei, distribuiti tra i municipi: V, VI, XI e XIV. Principalmente sono composti da persone provenienti dall’ex Jugoslavia, poco meno della metà sono minorenni e solo un terzo di loro vanno a scuola. Purtroppo la stragrande maggioranza di loro non sono iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.
Il piano di Gualtieri, finanziato dall’UE e dai fondi del PNRR, non riguarda solo la ricerca di alloggi alternativi. Infatti gran parte del lavoro pianificato riguarda la ricerca di un lavoro stabile, utile all’integrazione dei soggetti in una fitta rete sociale com’è quella romana.
Sul piano abitativo
Non si hanno informazioni precise riguardo la strategia di Roma Capitale. Ma a quanto si apprende, lo strumento più utilizzato sarà quello delle case popolari, destinate a chi ne ha diritto e nel limite delle risorse disponibili.
Sul piano lavorativo
Il gioiello del piano di Gualtieri riguarderà il fattore occupazionale. Infatti per facilitare la ricerca di un lavoro stabile e ben retribuito verranno attivati corsi di orientamento e di apprendistato, saranno potenziati i tirocini preesistenti. Oltre a numerosi corsi di formazione economica, di sicurezza sul lavoro e sulla gestione di attività autonome.
Sul piano sociale
Ai fattori casa e lavoro si aggiunge quello dell’integrazione, sociale e burocratica, dei soggetti. Per questo saranno avviate campagne di antirazzismo, di promozione della salute e di contrasto alla dispersione scolastica, che andranno a coinvolgere anche la cittadinanza. Oltre a ciò, si procederà con la regolarizzazione dei documenti, che permetterà ai nuovi cittadini di accedere ai servizi più basilari come scuole e ospedali.
Gli enti del terzo settore
Agli sforzi istituzionali si aggiungeranno anche quelli della cittadinanza, sottoforma di aziende ed enti. Infatti, per ogni campo verrà aperto un bando tramite il quale i privati potranno collaborare al risanamento dei territori e di chi li abita.
Conclusione
Il piano sviluppato da Roma e Bruxelles mira a smantellare tutti e sei i campi entro il 2030. Un obbiettivo ambizioso, che si ricollega a quello annunciato precedentemente dalla giunta M5S di Virginia Raggi. Infatti, il comune a guida PD ha completamente rivoluzionato il piano preesistente. Forse tale decisione è motivata dalla necessità di avere strumenti adeguati per far fronte a quello che è oggettivamente uno dei drammi della nostra città. Oppure, la motivazione potrebbe essere politica. Gualtieri, infatti si trova costretto a misurarsi con un’opinione pubblica che non è delle più positive. Risolvere il problema dei campi rom potrebbe nascondere i disagi provocati dagli altri punti deboli dell’amministrazione, come quello della raccolta rifiuti o della nuova ZTL nella fascia verde.
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Il Comune di Roma è Città Metropolitana e quindi anche la confusa dilettantesca programmazione, che si presume “nuova” , è fuori dalla realtà.
I cosiddetti campi di Roma Città Metropolitana non sono sei ma centinaia tutti sparsi nella cintura (acquistati dalle migliaia di Rom e Sinti costretti a scappare dai campi ufficiali) e l’Assessora di Roma Città Metropolitana (eletta con Gualtieri) non ha accettato questa realtà espostale DA DUE ANNI nei particolari dall’OPERA NOMADI.
Senza risultati anche l’incontro con la Presidente della Commissione Politiche Sociali, perché il confusionario “piano” non ne ha tenuto alcun conto.
Lunare poi quello sul lavoro, che mostra il tragico dilettantismo di chi l’ha scritto.
Si aggiunga che il piano case popolari si deve a Gianni Alemanno e non a Roberto Gualtieri , ma , ripetiamo, tutto è irrealistico, senza dati quantitativi e qualitativi .
Dilettanti