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Giachetti, D’Alema, Mentana e quello che non si è visto durante il dibattito sul referendum

Nello "stadio" di Pietralata alla Festa dell'Unità

Venerdi 16 settembre secondo il meteo doveva venire giù il diluvio universale, e in effetti fino a una certa ora così è stato, ma questo non ha distolto il pubblico delle grandi occasioni dal partecipare ad un dibattito-confronto di caratura decisamente nazionale, ossia un confronto sul prossimo referendum costituzionale, da svolgersi in data ancora incerta.

Il luogo, la festa del PD romano, quest’anno ospitata negli spazi del centro sportivo Fulvio Bernardini a Pietralata.

Giachetti Mentana D'Alema Festa UnitàGli attori: Roberto Giachetti, vicepresidente della camera, recentemente sconfitto al ballottaggio da Virginia Raggi per la conquista della poltrona di sindaco di Roma, sostenitore delle ragioni del Si.
Dall’altra parte Massimo D’Alema, attuale presidente della Fondazione Italiani Europei, ma con una pluridecennale storia politica sia nel parlamento che nelle istituzioni, a sostenere le ragioni del No.

Alle 21:15 il dibattito ha finalmente avuto inizio, con l’arrivo di un moderatore di eccezione, Enrico Mentana, giunto trafelato dopo aver terminato alle 20:30 la conduzione del TG La7.

Del confronto in se non ci dilungheremo molto, visto che la presenza di Mentana è coincisa con la messa in onda del dibattito in diretta nazionale su La7 e che di seguito riportiamo in video.

Il dietro le quinte del dibattito sul referendum

Ciò che è stato interessante vivere, e che in tv non poteva essere captato, era il clima quasi da stadio tra il pubblico presente alla Festa.
Si è assistito a scene in alcuni casi comiche, in altre grottesche, tra spettatori che si offendevano tra di loro a causa dell’appartenenza ad una fazione piuttosto che ad un’altra, andando a pescare nel proprio passato (più o meno comunista, a seconda dei casi) per supportare le proprie tesi – o le proprie offese – tutto ciò mentre il buon Mentana provava più volte, con gesti o (durante la pubblicità) con le parole a placare gli animi di un pubblico che in alcuni casi è stato difficile da contenere.

Le offese tra il pubblico

Decisamente comiche, ad esempio, le offese di essere un fascista a D’Alema o quelle di provocatore radicale a Giachetti, sintomo di un clima da arena, decisamente poco ascrivibile ad un dibattito politico.

Tutto questo è stato sapientemente ripreso dal divertito e onnipresente (in queste occasioni) Diego Bianchi, in arte Zoro, che probabilmente col solo materiale di ieri sarebbe in grado di tirare giù un nuovo film come sequel del suo divertente ma dolce amaro “Arance e martello”.

La prova dei due contendenti

Le performance dei due “contendenti”, vero fulcro della serata, sono sembrate molto lontane dai loro standard, con un Giachetti molto astioso nelle risposte, quasi a voler personalizzare le accuse verso D’Alema (più volte infatti è tornato sugli errori della bicamerale del 1997 e sulle mancate riforme fatte da D’Alema, anziché sottolineare i punti per lui positivi della riforma) e dall’altro lato un D’Alema poco ironico, molto lontano dal suo modo sarcastico di affrontare dibattiti e critiche, con un atteggiamento molto focalizzato su ciò che il parlamento ha sbagliato nell’approvare la riforma quasi in stile vecchio pensionato di fronte al cantiere, che passa il suo tempo a dire quanto gli operai di fronte a lui stiano commettendo errori o quanto stiano procedendo a rilento. Se dovessimo usare un eufemismo rubato al pugilato, ci verrebbe da dire che la sfida è finita ai punti, ma che entrambi di punti ne hanno ottenuti ben pochi.

Occasione persa

Un’ottima occasione sprecata che poteva essere usata meglio per accrescere il livello del dibattito politico in questo paese, che recentemente appare decisamente calato di livello e che ieri sera, purtroppo, non ci ha fatto assistere ad un’eccezione.


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