

Il concetto di serie è qualcosa di strettamente legato al mondo televisivo, ma nell’ultimo periodo questa modalità di narrazione è utilizzata anche da gaming e gambling.
Per anni se si sentiva parlare di serie si pensava subito alla televisione. Negli ultimi anni, poi, l’accostamento è stato con Netflix o Prime Video, ma la sostanza non cambia: da sempre le soap opera quotidiane, le serie settimanali e le miniserie hanno scandito il ritmo delle abitudini domestiche, costruendo rituali collettivi, ritmi personali, momenti fissi.
Ogni episodio era un tassello di una trama più grande, capace di fidelizzare lo spettatore, incuriosirlo con ciò che sarebbe accaduto attraverso trame, è bene dirlo, a volte assurde, tenerlo attaccato allo schermo creando senso di appartenenza e universo narrativo familiare. Netflix e il suo “binge watching” ha cambiato, ma solo in parte, il rapporto tra spettatore e serialità, dando vita a una fruizione più flessibile e intensiva. Ora le serie non sono più solo un appuntamento da attendere, ma un contenuto da consumare in sequenza, spesso in un’unica immersione. Ma il più grande cambiamento è quello che ha permesso alla serialità di andare oltre lo schermo, di superare i confini della televisione per diventare un paradigma diffuso in tutto il mondo digitale. L’obietto, adesso, non è più soltanto narrare una vicenda, ma costruire mondi che evolvono capitolo dopo capitolo, stagione dopo stagione, medium dopo medium. La serialità è diventata un’esperienza interattiva, in cui l’utente non si limita a guardare, ma partecipa, esplora, contribuisce a dare forma al racconto.
Lo hanno capito bene nel mondo del gaming, che ha sviluppato il concetto di episodio togliendolo al monopolio della televisione per regalarlo all’universo del gioco. Il piacere di ritrovare personaggi, ambientazioni e dinamiche familiari, arricchite spesso da nuove sfide e sorprese, è lo stesso meccanismo che oggi guida le saghe digitali, ovvero prodotti interattivi che si sviluppano nel tempo attraverso mondi ricorrenti. Possiamo fare un esempio di questo passaggio mediatico prendendo come spunto proprio una storia “romana”: la serie tv Romanzo Criminale è l’esempio perfetto di contaminazione e di serialità. In origine un libro, poi un film, successivamente una serie tv di grandissimo successo con il Freddo, il Dandy, il Libanese come protagonisti. Infine anche un videogioco e, ancora più particolare, una slot machine.
Il caso del gambling è emblematico in tutto questo discorso: i casinò online hanno infatti iniziato a sviluppare slot seriali, articolate in capitoli e saghe, proprio per rendere più fedeli gli utenti e per proporre una nuova esperienza di gioco. La slot Pirots 4, ad esempio, risponde a tutto questo: i protagonisti e l’ambientazione ritornano di episodio in episodio, creando un filo conduttore che trasforma la slot in un’esperienza seriale. Ogni nuovo capitolo della saga diventa un’estensione di un mondo già conosciuto, con nuove avventure e varianti che mantengono la continuità senza rinunciare alla sorpresa. Un’impostazione che mostra come la serialità televisiva abbia trovato una sua declinazione nei prodotti digitali: da un lato, l’immediatezza del gioco, dall’altro, la profondità narrativa che costruisce fidelizzazione e attesa.
Alla base di tutto questo c’è la stessa esigenza culturale: lo spettatore, il giocatore, l’utente o più in generale la persona davanti allo schermo chiede una storia che sia duratura, coinvolgente, immersiva. E cosa c’è di più immersivo di un bel videogioco?
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