La Parigi che ama e che include, la più bella risposta agli attacchi terroristici

Il racconto della prima domenica dopo il 13 novembre 2015

Sono passate nemmeno 48 ore dall’ultimo tragico attentato che ha scosso Parigi. Eppure, oggi, in una domenica soleggiata di novembre, la migliore risposta che ci si potesse aspettare è arrivata da una città e da un paese da cui bisognerebbe imparare, tanto.
Affacciati da una qualunque finestra di qualunque edificio haussmaniano, si ammira lo spettacolo di una città che, pur sporca di sangue, si rialza e nasconde la paura: bambini che corrono per i viali alberati, donne e uomini di ogni età che passeggiano per le piazze affollate, i ragazzi più sportivi che corrono lungo la Senna, i più pigri che sono seduti a un tavolino a sorseggiare caffè.
Francesi, arabi, ebrei, africani mano per la mano. Ma il ricordo delle vittime è certo assillante.

Nel pomeriggio, centinaia di persone si recano a Place de la République a ricordare chi ha perso la vita ingiustamente prima che il falso allarme rischi di riaccendere il terrore. Fra di loro, ancora francesi, arabi, ebrei, africani. Sì, perché Parigi è di tutti, non fa distinzione di religione o di razza. Parigi è cristiana, musulmana, laica, africana. Parigi ci insegna a smentire il razzismo, ci insegna a non temere il diverso, ad accoglierlo.

Foto di Antonella Delprino
Foto di Antonella Delprino

Parigi non intende cedere alla fin troppo facile e disgustante associazione Isis-Islam. Parigi, il 13 novembre, ci ha forse insegnato che la risposta migliore al terrorismo è l’integrazione, non la guerra.

E no, signori, questo non è buonismo: questa è Parigi.


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Un commento su “La Parigi che ama e che include, la più bella risposta agli attacchi terroristici

  1. Ines

    The Real Person!

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    The Real Person!

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    ha detto:

    L’aula di un corso di italiano può essere un luogo miracoloso, una dimensione in cui una ragazza francese, un ragazzo siriano e un ragazzo turco discutono con grande rispetto reciproco degli attentati di Parigi, della guerra in Siria e dei raid aerei francesi e turchi.
    E allora ti accorgi che il dolore per quanto successo è un filo comune che lega tutti indistintamente, musulmani e non.

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