Lo studio dello stemma di Villa Santucci ne riscriverà la storia

Una pubblicazione di prossima uscita ne stabilirà la vera paternità

Villa Santucci si trova nel Parco della Croce Rossa Italiana di Via Bernardino Ramazzini 31, in zona Gianicolense e prende il nome dal Monsignor Santucci.

La Villa è stata oggetto di pubblicazioni che ne hanno tramandato una storia in parte falsata (identità del Monsignor Santucci, le sue origini geografiche e i vari passaggi di proprietà) e risulta palese, da parte degli autori precedenti, la reiterata mancata volontà di verificare le fonti.

Alla luce dei recenti studi effettuati direttamente sullo stemma che si erge su un edificio del Parco, confrontato poi con altre analisi eseguite anche da autorevoli cultori di storia, si è reso necessario riscrivere le vicende di Villa Santucci, che saranno spiegate dettagliatamente in una pubblicazione più corposa di prossima stampa.

Villa Santucci appare per la prima volta nel Catasto Gregoriano del 1818, ma lo stemma riporta, come in seguito dimostrato, elementi rappresentativi di altre famiglie e di un altro periodo.

A forma di scudo di cavallo è suddiviso a metà in linea verticale, sormontato da una corona identificativa del grado di nobiltà, decorato nella parte terminale da una, seppur tetra, raffigurazione di una mostra e, infine, racchiuso da un gioco floreale su cui poggia il nastro con la scritta VILLA SANTUCCI che si snoda su tutta la composizione.

Il settore di destra è rovinosamente abraso in entrambi i *partiti e ancora di difficile lettura, mentre il settore di sinistra è plausibilmente leggibile. Grazie alla giusta rifrazione della luce solare, si scorgono tre ossa di morto poste in fascia una sull’altra e sormontate da un paio di occhi umani, il tutto al naturale; e la torre. Consultando i cataloghi degli stemmi italiani si è potuto così descrivere in questi termini gli elementi costitutivi dello stemma giungendo a risalire, con grande sorpresa, all’appartenenza, sebbene parzialmente, alla famiglia Ossoli Della Torre.

A conferma della giusta interpretazione dello stemma, si può consultare il documento conservato presso la Boston Public Library, presente sul sito Digital Commonwealth.org e indicato con la segnatura Ms 1450 box 3, folder 148.
Il documento riguarda la Lettera manoscritta di Margareth Fuller alla signora Emelyn Story, Firenze, 31 agosto 1859 (in realtà il documento riporta, in alto a destra, la data del 31 agosto 1849) in cui si legge Villa Santucci that beautiful place was the property of Ossoli’s grandmother, wich in the religious weakness of her last hours she gave to Monsignor Santucci, then her confessor.

Ecco spiegato dunque che “quel bel posto (Villa Santucci) era di proprietà della nonna Ossoli, che nella debolezza religiosa delle ultime ore dava a monsignor Santucci, allora suo confessore”.

Da questa fonte si può affermare che la proprietà è preesistente alla registrazione al Catasto Gregoriano del 1818 e non appartenne per eredità al prelato, ma gli fu donato da un’esponente della famiglia Ossoli Della Torre.

*Partito: è un termine utilizzato in araldica per indicare uno scudo diviso per metà da una linea verticale passante per il centro. In molti casi, il partito non costituisce l’arma originale, ma può essere l’unione di due armi congiunte nello stesso scudo, come segno di alleanza o di dipendenza.

[Foto: Lo stemma e facciata – Makaa Jade 2020]


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