

Un colpo di scena che in molti si aspettavano, ma che ora è ufficiale: il bando per l’assegnazione di 31 concessioni balneari a Ostia è stato sospeso. La decisione arriva dalla quinta sezione del Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso presentato da 26 imprenditori balneari contro l’avviso pubblico emanato da Roma Capitale lo scorso 14 febbraio.
Un duro stop per l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri e dall’assessore al Patrimonio Tobia Zevi, che avevano scommesso su questa gara per rimettere ordine in uno dei tratti di litorale più contesi d’Italia.
Ma i giudici hanno deciso diversamente: l’udienza di merito è stata fissata per il 14 ottobre 2025, un rinvio che mette seriamente a rischio l’avvio della stagione balneare.
Dietro questa decisione, c’è una guerra silenziosa che va avanti da mesi. Da una parte, il Campidoglio, determinato a rinnovare e regolarizzare le concessioni scadute. Dall’altra, gli storici gestori degli stabilimenti, decisi a non cedere il passo senza combattere.
A scatenare la pioggia di ricorsi è stato soprattutto un punto: la durata di appena un anno prevista dal bando, considerata irrealistica per chi deve gestire e investire in un’attività stagionale complessa come quella balneare.
“Con queste tempistiche, è impossibile lavorare,” aveva già denunciato Edoardo Mascara, responsabile del Sindacato Italiano Balneari (SIB) di Confcommercio Roma. “Le offerte scadevano il 17 marzo: ci vorrebbe almeno un mese per valutarle, 15 giorni per assegnare le concessioni e altri 30 per permettere ai vecchi gestori di liberare gli stabilimenti. Con l’inizio ufficiale della stagione fissato al primo maggio, tutto sarebbe andato fuori tempo massimo.”
I giudici hanno dato loro ragione. Nel dispositivo, il Tar ha sottolineato come il ricorso mostri “apprezzabili profili di fumus boni iuris”, ovvero elementi che lasciano intuire che i diritti dei concessionari potrebbero essere stati violati. E finché la questione non sarà chiarita in aula – il prossimo ottobre – il bando resterà congelato.
Non solo le scadenze. Anche il modello stesso del bando, ideato come una soluzione temporanea in attesa di una normativa definitiva, non ha convinto il Tar.
Secondo il tribunale, la procedura di Roma Capitale sarebbe “disancorata dal nuovo paradigma legale”, cioè non allineata ai principi di libertà di concorrenza, trasparenza e parità di trattamento sanciti dalla legge.
L’obiettivo del legislatore era chiaro: garantire che le concessioni fossero assegnate tramite procedure chiare e imparziali, aperte a tutti gli imprenditori interessati. Ma il bando-ponte del Comune, secondo i giudici, non risponde pienamente a questi criteri.
La decisione del Tar rischia ora di gettare nel caos l’estate ostiense. Senza un nuovo bando valido, tutto resta bloccato: gli attuali gestori potrebbero rimanere in carica ancora a lungo, mentre ogni tentativo di apertura al mercato viene rimandato di mesi.
Per il Campidoglio, il verdetto è una pesante battuta d’arresto. L’amministrazione Gualtieri aveva puntato molto su questa procedura per dare un segnale di cambiamento e chiudere definitivamente i conti con le gestioni opache del passato.
Ora, invece, rischia di ritrovarsi impantanata in un lungo braccio di ferro legale, con la prospettiva concreta di un’estate senza certezze.
E mentre la burocrazia si inceppa, il tempo scorre. La stagione balneare è alle porte e, per ora, sul mare di Roma resta solo un grande punto interrogativo.
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