

Un secondo incontro e un altro memorabile reading s tenne ad Ischitella, confermatasi, grazie al suo premio di poesia nei dialetti d’Italia come piccola città dei poeti. Nella serata del 12 settembre 2009, nella suggestiva piazza della chiesa del Convento di San Francesco, protagonisti di una riuscitissima lettura poetica, furono i poeti Franco Pinto (pugliese), Anna Maria Farabbi (umbra), Franco Loi (milanese) e Achille Serrao (campano).
Il reading prese avvio con i testi di Franco Pinto, ex pescatore e falegname ebanista, autore di poesia e teatro in dialetto garganico di Manfredonia. Anna Maria Farabbi, deliziò il competente pubblico ischitellano con le sue delicate composizioni in un dolce e ricercato dialetto umbro. Dopo uno stacco di giovani danzatrici, si esibì magistralmente il poeta milanese Franco Loi, cui seguì in dialetto campano un Achille Serrao, in grande forma, che concluse la sua lettura con l’esecuzione della canzone “Fenesta vascia”.
Nella foto da sinistra: l’attrice Elena Ruzza, la presentatrice Licia Novaga, io e Franco Loi che abbraccia Achille Serrao e Anna Maria Farabbi
Un’altra occasione che ricordo con orgoglio fu quando il 6 febbraio 2015 in Campidoglio (su mia proposta e con il pieno accordo) assegnammo a Franco Loi il premio alla carriera al poeta Franco Loi nell’ambito del Premio letterario nazionale ‘Salva la tua Lingua locale’, indetto da UNPLI, Legautonomie Lazio con Centro Scarpellino e Centro Internazionale E. Montale. Franco Loi fece anche parte nei primi anni della Giuria presieduta da Pietro Gibellini, con Toni Cosenza, Angelo Lazzari, Franco Loi, Luigi Manzi, Cosma Siani, Ugo Vignuzzi e il sottoscritto. Molto emozionato fu l’intervento della presidente comunale della Commissione Cultura on. Michela Di Biase che, dopo essersi soffermata sulla poetica di Franco Loi, dichiarò di essere onorata di consegnare, in rappresentanza del Comune di Roma, un premio alla carriera al “Maestro” Loi, un poeta tra i grandi della letteratura italiana. Loi, nel ringraziare, rievocò i versi di Dante Alighieri in cui parla dell’ispirazione poetica e ai quali egli dichiarò di aver cercato sempre di aderire. Non posso dimenticare la sua emozione e la sofferenza che gli costò a causa soprattutto della incipiente cecità, quel viaggio a Roma. Nella foto, con una vistosa benda su un occhio, Loi svolge il ssuo intervento con al suo fianco la consigliera capitolina Michela Di Biase, e sulla sinistra bruno Manzi ed io.
Dopo la cerimonia pranzammo piacevolmente con Pietro Gibellini, Franco Onorati, in un locale con vista sulla colonna Traiana e conobbi in quell’occasione la sua straordinaria, adorata (e competente) moglie Rossana.
Sabato 14 maggio 2016, alle ore 11, a Milano presso la Biblioteca Nazionale Braidense (via Brera 28), è stata l’ultima volta che ci riabbracciammo e fu in occasione dell’incontro “La poesia in dialetto”, organizzato dall’Associazione Amici di Lalla Romano. All’iniziativa, curata in ogni dettaglio da Anna De Simone e coordinata da Antonio Ria, fu presentato il bel libro di Ombretta Ciurnelli “Dialetto lingua della poesia”, con la partecipazione mia, in veste di editore, e dei poeti Sebastiano Aglieco, Nelvia di Monte, Stefano Marino, Maurizio Noris e naturalmente Franco Loi. Dopo la presentazione di Anna De Simone i poeti intervenuti spiegarono le ragioni della propria scelta linguistica dialettale. Resta viva in me la memoria di quel suo intervento, sussurrato con la sua voce dolcissima e la sua ieratica figura mentre pronunciava suoi versi e quelli a lui tanto cari di Dante (con relativa ispirata esegesi): I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro vo significando (Pg XXIV 52-54). Recito anche questa poesia: …me piasarìss, pandin, al milanes / giüntàgh el culurnes, e de Milan / misc’cià la lengua a l’aqua del zenes… / Su no sé piasaria… Su che luntan / quajvün s’enventa un sò de giargianes / e a mì che sculti me par che sia Milan… (…mi piacerebbe, pandino, al milanese / aggiungergli il colornese, e di Milano / mischiare la lingua all’acqua del genovese… / Non so cosa mi piacerebbe… So che lontano / qualcuno si inventa un suo di giargianese / e a me che ascolto mi pare sia di Milano… (da I NIÜL)
L’ultima sua partecipazione ad un incontro poetico romano fu il 22 marzo 2019 in occasione della prima edizione di ALTRE LINGUE – Achille Serrao presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma in cui attraverso un video curato dal poeta amico Maurizio Noris inviò un emozionante saluto ai partecipanti. Il commovente contributo del poeta catturò l’attenzione dei presenti in sala per tutti i 12 toccanti minuti nei quali Loi, rammaricandosi di non poter essere a Roma, svolse il suo memorabile saluto e in conclusione regalò la lettura di due sue significative poesie.
IL VIDEO
Franco era contento di ricevere telefonate. Mi ha confessato una poeta amica: “Ho pianto, un poco, una nuova mancanza quella di Franco Loi. Poi ho pensato che sono stata davvero fortunata a conoscere lui e un gruppo di poeti (Serrao, Giacomini, Giannoni, Baldini) per me tra i più grandi del ‘900. Avevano tutti una caratteristica per me fondamentale (che credo stia scomparendo): pur essendo ormai poeti riconosciuti, sostenevano i poeti più giovani, li aiutavano anche se erano ancora dei perfetti sconosciuti.”
Confermo e sottoscrivo.
Concludendo mi piace ricordarlo, ora che ci ha definitivamente lasciato, con questi suoi versi:
bèj strâd de la mia vita, bèla gent… / mì sun passâ tra vialter ’me na spera / che sta ne l’aria e nel vardà spariss (belle strade della mia vita, bella gente… / sono passato tra voi come una spera di sole / che sta nell’aria e a guardarla sparisce).
La mort te vègn adòss apian apian / ’me fa la lüna quan’ la slisa i câ… (La morte ti viene addosso adagio adagio / come fa la luna quando sfiora le case…
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