Riqualificare il quadrante urbano di Porta Portese e del San Michele a Ripa

Una sfida agli Architetti romani per rigenerare l'identità creativa di Roma

Lo scorso 27 maggio, presso la Casa dell’Architettura di Roma, nell’ambito della call “Mirabilia Urbis“ promossa dall’Ordine degli Architetti di Roma, è stato presentato un progetto di riqualificazione del quadrante urbano di Porta Portese e San Michele a Ripa.
E‘ una delle tante zone abbandonate di questa città, in cui non ti viene voglia di andare a fare una passeggiata ma, se lo fai, ti ritrovi a pensare quanto sarebbe bella se.. A noi della redazione è arrivato un testo che ne ripercorre la storia e ne
immagina un futuro migliore. Riguarda il contenuto di questo evento promosso dall’Ordine degli Architetti e lo ha scritto appunto uno di loro, l’architetto Dionisio Mariano Magni. Lo abbiamo un po‘ sintetizzato pensando che leggerlo tutto, sul proprio smartphone, mentre magari si è in metropolitana, sarebbe stato chiedere troppo. Dunque
eccolo.

Nel XI Municipio si trova l‘ex Arsenale Pontifico, storicamente funzionale al porto di Ripa Grande, che, con Via di Porta Portese ed il mercato omonimo, Clivio Portuense, gli Orti di Trastevere, Via Ettore Rolli, l‘ex canile municipale ed il vecchio deposito ATAC, costituiscono uno dei cosiddetti “buchi neri“ della Città.
All‘interno delle Mura, nel I Municipio, prima di oltrepassare Porta Portese, si trova la “testa storica” di questo buco nero, di certo non meno “nera” considerati i 170 anni di oblio urbanistico in cui versa. Di questa zona marginale al Tevere, prima di Ponte Sulpicio, ne possiamo sommariamente disegnare il perimetro comprendendo LungoTevere a Ripa, Piazza di Porta Portese, Via di Porta Portese, Via di San Michele, Via del Porto, Vicolo di Santa Maria in Cappella, Via Peretti, Via Ripense e Via di Santa Maria dell’Orto.
L’insieme di questo intero corpo organico era parte delle strutture mercantili e degli opifici fluviali della Roma Storica, il tutto connesso socialmente e funzionalmente alla Trastevere del XIX° secolo.

In questo “buco nero” si trovano importanti testimonianze architettoniche della storia di Roma che conservano, al loro interno, preziose opere artistiche, capaci di rendere anche questa parte della Città, meta turistica. Luogo di promozione della conoscenza e qualificazione culturale del “Made in Italy“, e più identitariamente del “Made in Rome“.

Per favorire la conoscenza della funzione urbana del “quadrante“ è opportuno rammentare che dal XVII secolo l’Hospedaletto dei Poveri e più tardi il complesso Monumentale del San Michele determinano un fondamentale insediamento storico-architettonico della Cultura Urbana e Sociale di Roma. Fu con il San Michele che nacquero le Scuole delle Arti e dei Mestieri di Roma; quindi, la storia dell’istruzione e della formazione nei mestieri artigianali.
Il complesso, edificato in fasi successive su progetto di Carlo Fontana e Mattia de’ Rossi, voleva offrire un futuro alla gioventù “emarginata”, formandola ad un mestiere e dando un ricovero. Con la presidenza Monsignor Antonio Tosti (1830), le officine divennero fucine di creatività; vi si formarono, con il contributo di Canova e Accademici del San Luca, gli incisori Luigi Calamatta e Paolo Mercuri, gli scultori Luigi Amici e Adamo Tadolini. Il declino ebbe inizio con l’Unità d’Italia e il complesso fino al 1972 rimase in parte attivo come carcere minorile. Sul finire della seconda guerra mondiale divenne rifugio per sfollati che ne aumentò il degrado, poi nel 1969, sulla pressione degli oppositori al progetto speculativo edilizio del gruppo Piperno, fu acquisito dallo Stato per accogliere gli uffici dell’allora Direzione Generale Antichità e Belle Arti.

La storia successiva non ha avuto e non ha perseguito altrettante valide e lungimiranti prospettive. Nel 1972 le intenzioni progettuali riportavano: “Partendo dalla riapertura della Taverna Spagnola, già importante centro di scambio culturale nell’Europa dell’800, e dalla progressiva riapertura delle antiche botteghe artigiane, affacciate sul Lungotevere Porto di Ripa Grande, il San Michele ritorna ad assumere la funzione di polo di coinvolgimento di attività artistiche e divulgative”.
Nel 2004 tutte le 36 Botteghe risultavano magistralmente restaurate ma da allora, dopo 20 anni, ancora oggi sono chiuse e, sembrerebbe, impropriamente utilizzate quale deposito di materiali obsolescenti (computer, fotocopiatrici, scrivanie, …).

La sfida, quindi, consiste nel rendere concreta la possibilità di riqualificare urbanisticamente l’intero quadrante cernierato su Porta Portese, compresa la viabilità, così da favorire, a partire dal Giubileo del 2025, la riapertura delle 36 Botteghe, progettando ed attivando un innovativo HUB 5.0 con spazi espositivi e divulgativi per la promozione commerciale dell’Artigianato Artistico e Creativo, tradizionale e innovativo, di eccellenza di Roma.

Abbiamo vissuto epoche di disimpegno; quello degli Architetti, dai contesti urbani in cui vivono, è stato un limite culturale che ha indotto l’equivoco che a Roma non ci sia chi ha voglia di misurarsi sul terreno del poter generare cultura architettonica ed urbanistica.

La call “Mirabilia Urbis” lanciata dall’Ordine degli Architetti di Roma per raccogliere visioni e progettualità sul tema “Roma”, ben si iscrive in una rinnovata attenzione alla radice culturale della Città.
In tale contesto, la proposal per riqualificare il quadrante urbano di Porta Portese e del "San Michele a Ripa è stata illustrata lo scorso 27 maggio, nell’ambito del tavolo su “Morfologie, paesaggi, arcipelago urbano“ coordinato dall’Arch. Francesco Aymonino, vice presidente OAR e coordinatore dell‘Urban Center, quale avvio della Consulta con “Roma Capitale“ sul futuro di Roma.

Il progetto di di rete tra artigiani e creativi per salvare le botteghe storiche


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