

Dopo settimane di dibattiti, proteste e trattative, alla fine un accordo è stato trovato: i cinema chiusi di Roma avranno una seconda possibilità. Non una rivoluzione totale, ma un compromesso che cerca di conciliare la tutela della cultura con le esigenze di un mercato in continua evoluzione.
A spingere per una soluzione erano stati in tanti: attori, registi, produttori, persino Martin Scorsese e Francesco Totti, tutti uniti nel chiedere alla Regione Lazio di non cancellare con un colpo di spugna un pezzo di storia della città.
Alla fine, la mediazione è arrivata e il presidente della Regione, Francesco Rocca, ha annunciato la decisione: alcune sale saranno salvate, altre si trasformeranno definitivamente in qualcos’altro.
L’accordo prevede che tutte le sale chiuse negli ultimi dieci anni – quindi entro il 31 dicembre 2014 – rimarranno vincolate alla loro funzione originaria.
Non potranno essere trasformate in supermercati, negozi o alberghi, ma potranno riaprire, magari con l’aggiunta di attività complementari come ristoranti o spazi per eventi, per renderne sostenibile la gestione. Un incentivo per chi vorrà investire, e una speranza per chi crede ancora nel fascino del grande schermo.
Diversa la sorte per i cinema chiusi da più di dieci anni: in questo caso, il vincolo decade e i proprietari potranno convertirli in qualsiasi altra attività, secondo le normative urbanistiche locali.
In questo gioco di destini incrociati, ci sono 14 cinema che potranno tornare a nuova vita:
✔ Ulisse, Stardust, Europa, Admiral, King, Roxy, Trevi, Galaxy, Maestoso, Reale, Royal, Ambassade, Fiamma e Cinestar Cassia.
Alcuni hanno chiuso di recente, altri da quasi un decennio, ma per tutti c’è ora la possibilità di riaprire le porte al pubblico. Il caso più recente è quello dello Stardust, chiuso solo pochi mesi fa: il Comune di Roma dovrà scegliere la proposta migliore per la sua gestione.
Dall’altra parte, però, ci sono 23 sale cinematografiche che non torneranno più come prima.
✖ Embassy, Empire, Moulin Rouge, Metropolitan, Avorio, Tristar, Pasquino, Roma, Missouri, Apollo, Delle Arti, New York, Paris, Apollo ex Africa, America, Excelsior, Aureo, Volturno, Astra, Horus ex Aniene, Palazzo, Preneste e Airone.
Alcune di queste sale sono chiuse da decenni, dimenticate, lasciate al degrado. L’Airone di via Lidia, ad esempio, ha spento i proiettori nel 1978 e da allora è rimasto solo un guscio vuoto.
Altre, come il Metropolitan di via del Corso, saranno trasformate in spazi commerciali con piccole sale cinematografiche al loro interno.
Uno dei temi più controversi è quello delle sale di proprietà del Comune di Roma, come il Rialto, l’Apollo e l’Airone. Su questo punto, il presidente Rocca ha attaccato l’amministrazione capitolina:
“Il Comune di Roma aveva tre cinema e in tutti questi anni non ha fatto nulla per riaprirli. Mi auguro che il sindaco Gualtieri dia il buon esempio e si impegni per restituirli alla città.”
Un’accusa diretta, che ha subito riacceso il dibattito politico.
La decisione presa dalla Regione è un tentativo di bilanciare memoria e modernità. Da un lato, il desiderio di preservare il cinema come luogo di aggregazione culturale; dall’altro, la necessità di adattarsi a un mondo cambiato, dove le piattaforme streaming hanno ridimensionato il pubblico delle sale e il modello economico tradizionale non regge più.
Forse non tutti i 14 cinema salvati riapriranno davvero, e forse molti dei 23 destinati alla trasformazione diventeranno anonimi centri commerciali.
Ma una cosa è certa: il destino delle sale di Roma non è ancora scritto. Adesso, la palla passa agli imprenditori e alle istituzioni, che dovranno dimostrare se credono ancora nella magia del grande schermo o se il sipario è destinato a chiudersi per sempre.
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Il Cineteatro Gerini, via Tiburtina 990, terzo per capienza (1500 posti) della capitale, a due passi letterali dalla metra b Rebibbia sono almeno 20 anni che è fermo lì a fare la muffa nonostante il proprietario privato voglia cederlo gratuitamente al Comune. In questo caso nessuno degli artisti e intellettuali italiani di peso si è mai interessato. Motivo: stiamo in periferia e chi v’è pensa! Detta alla spicciola. Ennesima amarezza che non venga Mai e sottolineo Mai neanche citato in nessun articolo della capitale. Cantiamo insieme il DeProfundis.
Perche’dei tre ex cinema al terzo municipio neanche uno lo aprite?.Sono il cinema Aureo,astra e quello a piazza sempione.Sempre le periferie pagano x tutti.Non si cambia mai.Serie a e serie b.Pero’ quando si vota avete bisogno delle periferie.Ma!!!!!!
Tra i cinema che potrebbero riaprire vedo il cinema Trevi. Ci credo poco. Quello che poi temo è che nelle sale riaperte ristorazione e negozio si prendano l’80% dello spazio lasciando una saletta di 60 posti e lo specchietto per le allodole di qualche attività culturale. I privati sono molto furbi.
Aureo.Aniene.America.inclusi nella ristrutturazione ok.