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Atto vandalico a Forte Bravetta: oltraggio alla memoria della Resistenza

La lapide era stata già imbrattata in occasione del 25 aprile

Nella notte, quando l’oscurità diventa rifugio per vigliacchi e provocatori, qualcuno ha colpito ancora. La lapide che ricorda i partigiani fucilati dai nazisti all’interno di Forte Bravetta, storico luogo della memoria della Resistenza romana, è stata nuovamente imbrattata. Stavolta una sola parola, incisa sul marmo in modo netto e violento: “Remigrazione”.

Un termine carico di propaganda razzista, simbolo dei peggiori slogan dell’estrema destra, che ha risuonato sinistro proprio nel giorno della Festa della Repubblica – la stessa Repubblica nata dai valori della Resistenza che quella lapide rappresenta.

Come sempre, di notte, perché la vigliaccheria è tipica degli ambienti di estrema destra”, ha denunciato il presidente del Municipio XII, Elio Tomassetti, che ha annunciato l’immediata rimozione dell’imbrattamento: “Siamo già al lavoro per ripulire la stele e continueremo a farlo ogni volta che sarà necessario. La nostra Repubblica è e sarà sempre dell’accoglienza e della pace, non certo della remigrazione”.

Non è la prima volta che la memoria dei fucilati di Forte Bravetta viene offesa. Già lo scorso 25 aprile, giornata della Liberazione, sulla stessa lapide era comparsa una scritta inquietante: “Partigiano, stupratore, assassino”, vergata in rosso.

In quell’occasione, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri aveva condannato l’episodio, sottolineando quanto fosse ancora fondamentale testimoniare i valori della libertà e dell’antifascismo.

Anche l’ANPI provinciale di Roma è intervenuta con una nota dura e appassionata:

I campioni del coraggio ‘italico’ che agiscono come al solito strisciando, col buio, inneggiando alla ‘remigrazione’, hanno profanato la memoria dei Patrioti fucilati dalla feccia fascista. Questa feccia vorrebbe oggi, in nome di una presunta superiorità razziale, escludere uomini, donne e bambini dai diritti universali conquistati col sangue della Resistenza”.

L’associazione dei partigiani ha chiesto alle istituzioni un pronto ripristino, misure di protezione più efficaci e l’individuazione dei responsabili, ricordando che gesti di questo tipo non sono solo atti vandalici, ma possono configurare reati gravi secondo la Legge Mancino sull’odio razziale e la propaganda neofascista.


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