

Una chiacchierata con Emanuele e Daniele… del gruppo rap di Serpentara-Talenti
Nel IV Municipio c’è un cuore hip hop che pulsa, dall’estate del 2004. E’ il BrancodeServaggi. Sulle pagine di Abitare a Roma, per primo, ne aveva parlato "Er Poeta" Giuseppe Mincuzzi: "L’unico rammarico è avere iniziato tardi, perché pe’ diffonde’ il mio messaggio dovrei esibirmi tutte le sere. E quando hai famiglia e il giorno dopo devi anda’ a lavora’, nun ce la fai. Per questo ho preso contatti con un giovane, Branco de Servaggi. Tutti pischelli de diciott’anni, che cantano in dialetto romano, quello d’adesso, come le mie poesie, non in romanesco; si vestono da coatti e parlano dei problemi reali, quelli della nostra città, non quelli delle metropoli americane. Loro hanno il tempo e la forza per esibirsi ogni notte in discoteca. Musicheranno le mie poesie".
E, adesso, andiamo a parlare direttamente con loro…
Domanda scontata… Chi siete? Presentatevi da soli.
Emanuele: sono Emanuele, ma mi chiamano anche er Gaza o Caputo. Noi veniamo da Roma, siamo di Roma e viviamo Roma ogni giorno. Ho 21 anni, sono nato e cresciuto qua, nel mio quartiere, Talenti. Non ho sempre ascoltato il Rap. Ho sempre avuto mio padre che per casa mi pompava nelle orecchie suoni ben diversi da quelli che ascolto adesso. Non solo, ringrazio anche mio fratello, che suona la chitarra da molti anni e grazie a lui e mio padre il mio cervello ha assimilato molti generi musicali diversi sin dall’adolescenza, ascoltando dai Deep Purple, passando magari per i Led Zeppelin fino ad arrivare a gruppi più grunge come Pearl Jam o Creed. Da sempre amo la musica, e da sempre la ascolto. Sono aperto a quasi tutti i genere musicali… a parte alcuni… Ricordo di quando, prima dei 10 anni, ho portato a casa un vecchio nastro con la Pausini, Masini e gli 883 e mio padre, dopo aver visto che l’avevo messo nel suo stereo, l’ha preso e poi rotto dicendomi che dentro casa sua quella roba non doveva entrarci. A distanza di anni lo ringrazio! Attualmente la mia vita la vivo con questa emozione fortissima che mi dà scrivere testi e cantarli su dei beat. Ovviamente ogni mattina alle 8 sono al lavoro, perché ora come ora io non posso mantenere la mia musica e lei non può mantenere me.
Daniele: sono cresciuto con i capelli lunghi e le magliette dei Sepultura, ascoltando metal e girando per i centri sociali, e questa è stata una parte importante della mia crescita anche se ora molte cose sono cambiate, dai gusti musicali alle idee politiche (anche se Chaos A.D. dei Sepultura resta per me uno dei dischi migliori in assoluto). A casa mia si è sempre ascoltata musica, dalla classica al rock, e molta musica italiana, da De Gregori a Guccini a De Andrè a Battiato etc… Ho sempre ritenuto fondamentale nella vita riuscire ad esprimersi in qualche modo e sin da ragazzino ho cominciato a scrivere racconti poesie e quant’altro e quando ho iniziato ad ascoltare misura hip hop automaticamente mi sono messo a scrivere in rima, convinto che sia il modo migliore e più diretto per riuscire a portare un contenuto.
Siete molto legati al "Quarto Blocco". Cosa significa per voi questo legame con il quartiere?
Emanuele: Il mio quartiere è il mio quartiere. Non è assolutamente un quartiere disagiato economicamente, è un bel quartiere, come ce ne stanno tanti, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Io sono vissuto qui, e sono questi i posti che mi hanno visto crescere e che mi hanno fatto conoscere tante persone con una passione grande come la mia. Mi ritengo molto fortunato in questo, lo avverto sulla pelle. La mia gente crede davvero in questa musica. C’è un impegno costante da parte di tutti, nessuno escluso. C’è voglia di fare e di dimostrare tramite questa cultura che anche noi abbiamo le parole, e le vogliamo usare per parlare e farci sentire.
Daniele: Sono 21 anni che vivo a Serpentara e questa è casa mia; c’è poco e niente e c’è la gente semplice, quella delle case popolari, cresciuta col sorriso tra le difficoltà e pronta a darti una mano quando serve; è un quartiere vero, reale, conosci il tuo vicino e i ragazzini che smanettano con i motorini sotto casa, si ammazza il tempo tra due panchine con una birra in mano e parlando di nulla.
Ho letto sul vostro profilo su Myspace (www.myspace.com/brancodeservaggi) parole come disagio, rabbia e malcontento. Cosa volete esprimere con la vostra musica?
Emanuele: Noi non vogliamo assolutamente fare le vittime, sia chiaro. La nostra musica vuole esprimere “solo” e semplicemente ciò che noi viviamo ogni giorno. Per un ragazzo di 20 anni oggi è difficile. Io ho deciso di lavorare, e di non fare l’università. Gli stipendi sono bassi e i costi sempre più alti. Per la nostra generazione è difficilissimo trovare la condizione giusta per poter comprare ad esempio una casa o avere l’indipendenza economica. Ma noi non ci arrendiamo.
Le parole come disagio, rabbia e malcontento non riguardano specificatamente NOI, ma tanti, troppi di quei ragazzi nati negli anni 80, che sicuramente accusano la nostra stessa situazione.
Daniele: penso che disagio e malcontento siano concetti molti intimi e personali, ma al tempo stesso generalizzabili e riconducibili ad un male generazionale. Io sono sempre stato una persona che parla poco, molto riflessiva e abbastanza solitaria e questo mi ha dato modo di passare del tempo ad osservare il mondo circostante, il più delle volte in chiave negativa. Siamo persone sempre alla ricerca di un benessere che non riusciamo a raggiungere, e si finisce così a trovare “soluzioni” che non sono altro che palliativi; per la musica è diverso, è un piacere e al tempo stesso un canale di sfogo nel quale vengono espresse le nostre sensazioni, e devo dire che quando passi ore in studio a registrare una canzone e sei lì che te la ascolti per la prima volta ti si stampa un sorriso sulla faccia che va da orecchio a orecchio, insomma… sono belle soddisfazioni.
Sempre su Myspace si può sentire "3metrisottontreno". Progetti musicali?
Allora, noi siamo un gruppo che fa parte di un collettivo composto da un organico più complesso… il Quarto Blocco.
Nel Quarto Blocco siamo tutti amici, da chi produce basi a gruppi che cantano. Il Mind The Gap Studio (sala prove/recording nel quartiere africano) è il nostro punto di riferimento. All’interno del blocco ci sono FrenetikBeat, SimonP, Seco, Baracus, HardCoreBeat, il Muggetto, Tevar, ThaFunkFenomena, Nhb oltre tanti altri che singolarmente spingono ciò che facciamo e danno un po’ di colore ai muri della nostra città. Parlando di progetti, oltre al nostro primo CD (speriamo fuori entro metà 2008), il Quarto Blocco farà uscire prossimamente un Mixtape contentente una trentina di tracce dove all’interno ci sarà anche la presenza di gente non del blocco, ma comunque vicina nella passione, come Brokenspeakers e GenteDeBorgata.
Ci tengo anche a citare i Big Trip (BigSounDeRoma), coi quali siamo entrati in contatto grazie alla musica ed è nata una bellissima amicizia. L’unica traccia attualmente montata sullo space ”3metrisottontreno” è stata prodotta proprio da DcSharra, il loro produttore. Con loro abbiamo organizzato una serata e anche registrato delle tracce che presto metteremo in giro. Ci troviamo molto bene insieme e sicuramente ci saranno altre occasioni per lavorare ad altri progetti.
Tornando al disco del BDS stanno iniziando i lavori, abbiamo un po’ di pezzi in cantiere e penso che quest’inverno sarà dedicato soprattutto a questo; in più, essendo amanti del cinema e di tutto ciò che è visivo nel rapporto suoni-immagini, stiamo progettando il primo video che sarà di uno dei pezzi contenuti nel Mixtape del Quarto Blocco: “FARNE A MENO”.
Vi si può sentire dal vivo? Dove?
Emanuele: Abbiamo recentemente iniziato a fare concerti col nome di BDS. Il live è semplicemente l’essenza di tutto ciò che facciamo. E’ un’emozione unica espandere la propria passione e farla sentire viva ad altre persone. Diciamo che ci può capitare di cantare dal piccolo club al pub e via dicendo. Non abbiamo certo la possibilità di scegliere dove cantare, ma ovunque ci capiti ci mettiamo lo stesso impegno che ci abbiamo sempre messo facendolo per la strada o dove capitava.
Le date vengono di pari passo con gli impegni che abbiamo nella vita di tutti i giorni. Quando comunque abbiamo un live stampiamo flyer che distribuiamo in giro e spargiamo la voce tra gli amici e tramite il nostro myspace.
Che ne dite della collaborazione con Giuseppe Mincuzzi? Com’è nata e come si svolgerà?
Emanuele: Internet è un mezzo di comunicazione fantastico, nonostante a volte nasconda delle situazioni non del tutto “pulite”. E’ su myspace che abbiamo conosciuto il poeta. Mi è capitato di leggere delle sue poesie, per poi andare a cercare di più su di lui. Abbiamo sentito il bisogno di fargli i nostri più sinceri complimenti per quello che fa e la passione che ci mette. Lui ha sentito lo stesso bisogno nei nostri confronti, chiedendoci di “musicare” una sua poesia. Poter entrare in contatto con gente vera come lui, per noi, non può che essere un occasione per crescere, e così l’abbiamo colta. Come si svolgerà non lo so, ma sono sicuro che noi quanto lui non siamo un tipo di persone che amano forzare i rapporti. Il rapporto è nato e proseguirà nella stessa maniera: semplice e spontanea.
Er Poeta dice… "Per me sarebbe un sogno vederli interpretare È mejo la borgata e Rabbia Metropolitana". Lo accontenterete?
Emanuele: Voglio precisare che in questo ambiente non capita spesso di cantare un testo scritto da qualcun altro. Col poeta la scelta è stata molto spontanea. Lui ci ha mandato il suo pezzo, e a noi è piaciuto. E’ una collaborazione che teniamo a fare, e non lo deluderemo. Sicuramente entro la fine di ottobre sul suo stereo potrà ascoltarsi un pre-mastering di “E’ mejo la borgata”.
E il 17 ottobre, ore 22:30, BrancodeServaggi live al Traffic, ex Sonica, in via Vacuna 98. Da tenerli d’occhio su Myspace, www.myspace.com/brancodeservaggi.
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