Comitato Mammut: “A Ponte Mammolo non si respira”

Riceviamo e pubblichiamo

Riceviamo e pubblichiamo l’appello del Comitato Mammut di Ponte Mammolo:

«Nelle ultime ore il nostro quartiere è stato protagonista, suo malgrado, di un incendio di vaste proporzioni sulle sponde del fiume Aniene. Mentre scriviamo, l’aria continua ad essere impregnata di un odore acre, fortissimo, che rende difficili anche le piccole mansioni quotidiane dentro e fuori le abitazioni La nube tossica ha coinvolto decine di quartieri limitrofi e non, che nelle scorse notti hanno toccato con mano la difficoltà nel restare bloccati in una nuvola di fumo per giorni.

Manca l’ossigeno, l’aria è pesante. Ma non solo per l’incendio in sé. Quell’amaro che sentiamo in bocca è anche frutto della consapevolezza che qualcosa non quadra.

L’origine del rogo è esattamente la stessa di eventi simili negli ultimi tre anni. E così anche Parco Cicogna, il cortile della scuola Palombini, altri punti del Parco dell’Aniene. Arrivando via via alle centinaia, migliaia di incendi che ogni estate osserviamo in questa città come un lugubre bollettino quotidiano.

A Ponte Mammolo, questo sui giornali non è chiaro, due giorni fa si è sfiorata la tragedia. Senza che nessuna amministrazione, per tante, troppe ore, si prendesse la responsabilità di comunicare agli abitanti cosa stesse succedendo. Fatalità? Casualità? È normale?

La verità è che non siamo stupiti. Perché siamo nella città dello scaricabarile, e la questione incendi non fa eccezione. Il nostro territorio da decenni vive condizioni degradanti da più punti di vista. La lunga trafila di sgomberi senza soluzioni delle persone in emergenza abitativa: da Ponte Mammolo fino all’ex-Penicillina, da Tor Cervara a Tiburtino III. Le discariche abusive più volte segnalate e, in qualche caso, bonificate autonomamente dagli abitanti. La manutenzione del verde pubblico senza pianificazione né una strategia organica. Chi conosce bene questo quadrante di Roma non può, e non deve, essere stupito di quello che sta accadendo in queste ore.

Adesso finirà il clamore mediatico, si spegneranno le luci, per Ponte Mammolo non si sprecherà più un grammo di inchiostro. Come successo a San Basilio qualche mese fa a via Scorticabove, come succede ogni giorno in tante parti della città.

Ma chi abita qui, chi è ancora nella tendopoli degli sfollati con temperature roventi, resterà per giorni, settimane con in questa trappola fatta di aria avvelenata e informazioni che non arrivano. Come se fosse semplice vivere tappati in casa con 40 gradi, come se tutte le persone possano permettersi di andare via dal quartiere anche solo per qualche giorno.

Lo abbiamo detto per le manutenzioni, lo ripetiamo anche ora per la cura del territorio e di chi vi abita. Non c’è più tempo. A Ponte Mammolo, e in tutta la città, i quartieri bruciano e c’è fame d’aria.»


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