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Commozione e dolore per l’ultimo saluto a Manuela Petrangeli, vittima di un brutale femminicidio

L'assessore Lucarelli: ''I numeri di questi casi gravissimi sono agghiaccianti"

La chiesa gremita di Santa Maria della Salute ha accolto oggi centinaia di persone, riunite per dare l’ultimo addio a Manuela Petrangeli, la fisioterapista cinquantenne uccisa a fucilate dall’ex compagno Gianluca Molinaro.

L’omicidio, avvenuto il 4 luglio in via degli Orseolo, zona Casetta Mattei, ha scosso profondamente la comunità. Molinaro, dopo il brutale gesto, ha rilasciato dichiarazioni scioccanti: “L’ho uccisa, speriamo che l’ho presa bene, ho visto il sangue che schizzava da tutte le parti”.

L’atmosfera nella basilica era carica di dolore e commozione. Familiari, amici, conoscenti e numerosi abitanti del quartiere si sono stretti in un abbraccio collettivo per onorare la memoria di Manuela.

Il parroco di Primavalle, Don Daniele, ha sottolineato nell’omelia la necessità di una trasformazione culturale per prevenire simili tragedie: “Dovremmo imparare a raccogliere gli sguardi di terrore di coloro che chiedono aiuto. Se non cambia culturalmente la mentalità, continueremo ad assistere a fatti di questa gravità”.

Tra i presenti, anche Monica Lucarelli, assessora alle attività produttive e pari opportunità di Roma Capitale, ha espresso parole forti e sentite:

“I numeri di questi casi gravissimi sono agghiaccianti. Non ci si può appoggiare solo al lavoro, seppur fondamentale, delle associazioni anti violenza.

Non riusciamo a raccogliere tutte le donne che vorrebbero scappare da situazioni di violenza. Per questo, noi istituzioni, soprattutto locali, dobbiamo cercare di trovare molti più fondi per offrire servizi di reale supporto”.

Lucarelli ha continuato, evidenziando l’importanza del suo impegno anche a livello personale: “Ci sarei venuta anche da cittadina perché sono madre e donna, ma come rappresentante delle pari opportunità è cruciale testimoniare il mio e il nostro impegno come amministrazione, che deve essere quotidiano.

Facciamo molto, ma non facciamo abbastanza. L’impegno deve essere molto più ampio per un fenomeno che, almeno nella paura, rischia di riguardare il 50% della popolazione”.


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