La costruzione di una rete extraospedaliera per il contrasto alla violenza

La conferenza si è tenuta presso l’aula consiliare del IV Municipio

Martedì 6 dicembre il Consigliere di FDI del IV Municipio Matteo Mariani, in collaborazione con i suoi colleghi consiglieri di gruppo, ha organizzato una conferenza che ha visto la presenza di molte esperte nei settori sanitario e legale che sono intervenute portando testimonianze legate alle proprie specifiche professionalità in merito ai percorsi e agli strumenti messi in campo nel contrasto alla violenza e nella tutela delle vittime.

Ad aprire l’evento una rappresentazione di due giovanissimi attori del Meddi’s Theatre, Giulia Ricci ed Emiliano Florio, che per introdurre il tema hanno messo in scena l’esibizione “Hanno detto in TV”, con l’adattamento e la regia della regista e critica teatrale Veronica Meddi.

Nel primo intervento la Dott.ssa Marzia Montesano dell’Ospedale S.Andrea ha detto come oggi parlare di violenza significa parlare di tante cose diverse, perché non esiste solo la violenza fisica, ma ce n’è una più sotterranea e per questo più difficile da riconoscere, motivo per cui spesso non viene compreso (anche dalla vittima stessa) di essere abusati per via di un atteggiamento.

“Noi del S.Andrea siamo sanitari e quindi il nostro percorso nell’affrontare la problematica è molto particolare, poiché facciamo una prevenzione primaria, secondaria e terziaria” ha proseguito la Montesano “la nostra missione è quella di prestare cure in ospedale, ossia nella fase acuta, ma dopo deve essere il territorio ad accogliere per sanare le ferite – sapendo che sanare completamente questo tipo di ferite spesso non è possibile – e mettere in protezione la vittima di violenza”.
La Montesano ha quindi descritto come dal 2015 si sia iniziato un percorso che ha dato origine ad un nuovo modello integrato di cura, secondo cui non c’è più una persona sola a seguire il caso, bensì un gruppo interdisciplinare che possa dare assistenza in base alla propria professionalità specifica, creando così un ponte con il territorio. Per implementare tale approccio, è comunque necessaria un’opera continua di sensibilizzazione sul territorio verso tutti i soggetti che hanno un bagaglio personale e formativo da mettere a disposizione per la popolazione.
L’obiettivo principale descritto è quello di non far arrivare preventivamente la vittima in Pronto Soccorso perché spesso in quel momento ormai è troppo tardi per intervenire.
La Montesano ha inoltre raccontato di come l’Ospedale S.Andrea sia l’unico in Italia ad aver fatto un protocollo con la Croce Rossa Italiana per dare agli operatori CRI la possibilità di “avere occhiali diversi”, ossia captando in modo diverso situazioni che quotidianamente si trovano ad affrontare. La relatrice ha quindi terminato il suo intervento dicendo che nel lavoro portato avanti c’è stato un coinvolgimento continuo anche delle istituzioni, dal momento che una lotta del genere non ha colore politico, ed anzi il continuo confronto istituzionale ha fatto si che dal 2017 sia stato prevista su scala nazionale la presenza in tutti i Pronto Soccorso un percorso dedicato alle vittime di violenza.

Successivamente si è collegata da remoto l’Avvocato Elisabetta Rampelli, chiamata ad intervenire sul tema “tutela legale della vittima e dell’operatore sanitario” che ha inizialmente ricordato alla platea il perché della scelta simbolica del 25 novembre come giorno contro la violenza sulle donne, data in cui nel 1960 le tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal furono seviziate ed uccise per essersi opposte alla dittatura di Rafael Trujillo, su ordine del dittatore stesso.

Nello specifico, la Rampelli ha quindi ricordato di come una donna, nel momento di accesso al Pronto Soccorso, venga inserita in un contesto di privacy totale, anche in relazione al proprio accompagnatore, contesto in cui i medici e gli psicologi valutano il grado di pericolosità della situazione.
In quel percorso quindi, è la donna stessa che può decidere se tornare o meno a casa (senza alcuna costrizione) e in caso di non ritorno nell’abitazione viene trovata dalla struttura sanitaria un’immediata collocazione alternativa.
L’avv. Rampelli ha inoltre ricordato l’esistenza di norme recenti che prevedono da un lato, in presenza di episodi di minacce, di ricorrere alla protezione della vittima con l’allontanamento di colui che minaccia e al versamento di assegni per la tutela dei figli, dall’altro un’estensione nel 2020 della tutela non più solamente alle donne ma più in generale verso tutti i soggetti fragili e vulnerabili.

Maria Rosaria Aromatario, medico legale del S. Andrea, ha ricordato la necessità della presenza di figure come la sua nel contesto descritto, dal momento che un medico legale è un interprete che mette in comunicazione il mondo medico e quello giudiziario. Per quanto guarda le fattispecie trattate in questo contesto, i reati connessi alla violenza sono quasi tutti perseguibili d’ufficio, ossia sussiste per i sanitari l’obbligo di comunicare all’autorità giudiziaria le notizie di reato, indipendentemente dalla volontà della vittima, incorrendo in caso contrario nel reato di omissione di referto. Inoltre, dal punto di vista operativo la comunicazione all’autorità giudiziaria consente di integrare lo sforzo fatto dai sanitari verso la vittima, poiché si tende a soddisfare due necessità simultanee: da un lato assistere una persona che ha bisogno di aiuto, dall’altro perseguire un responsabile che altrimenti si troverebbe a rimanere in libertà continuando a costituire un pericolo, anche perché mandare a casa la vittima con il proprio aggressore significherebbe creare un pericolo enorme che potrebbe sfociare in un atto di femminicidio, eventualità che poi spesso purtroppo realmente avviene. Inoltre, essendo la segnalazione all’autorità giudiziaria un vero e proprio metodo di prevenzione, ha ricordato come tutti i cittadini abbiano l’obbligo di denunciare in caso di reato perseguibile d’ufficio.

La psicologa Simona Abate, nel suo intervento riguardante “l’assistenza psicologica alla vittima nell’adulto e nel minore” ha ricordato come la denuncia, se non seguita da una messa in sicurezza, possa diventare immediatamente un boomerang, motivo per cui nei Pronto Soccorso si è istituito il “Codice Rosa”, grazie al quale si crea un percorso prioritario per essere ascoltati il prima possibile, senza i normali tempi di attesa ospedalieri, creando una procedura essenziale basata sull’attenzione privilegiata da parte di soggetti con capacità di ascolto particolari. Al tempo stesso viene attuato un coordinamento immediato con tutti i soggetti necessari sul territorio (es. polizia, carabinieri, servizi sociali, avvocati), dal momento che la denuncia d’ufficio innesca un meccanismo per cui rientrando a casa si troverebbe il denunciato, cosa che rende quindi necessario dall’inizio ricercare una “Casa rifugio ad indirizzo segreto” quale sistemazione di rifugio immediato.
“Su quest’ultima necessità ci sono ancora molti problemi” ha terminato la Abate “poiché i territori spesso non sono in grado di essere in linea con le necessità del nostro percorso. Abbiamo bisogno dei territori e dei Municipi perché da soli non andiamo da nessuna parte”.

La Consigliera del IV Municipio Costanza Onofri, si è infine soffermata sulla condizione della donna nella Pubblica Amministrazione, ribadendo inizialmente un concetto chiave, ossia il fatto che la donna riesce ad autodeterminarsi soprattutto in condizione di indipendenza economica. Nell’ambito della P.A. le donne ricoprono ruoli anche importanti ed arrivano ad essere circa il 60% del personale pubblico in Italia, ma sussiste contemporaneamente l’assenza di donne nelle figure dirigenziali ed apicali, dove questa percentuale crolla vertiginosamente. “Spesso le donne si trovano ad essere svantaggiate perché la loro condizione familiare non consente di sviluppare la propria carriera lavorativa” ha aggiunto la Onofri, che ritornando sul tema della violenza ha aggiunto che è necessaria un’informazione ed una formazione molto più capillare, perché non è scontato che in tutti gli ambienti sia effettivamente così. “La violenza fisica si nota quasi sempre ad occhio” ha concluso “ma la violenza psicologica, o anche violenza dell’anima, spesso non viene notata, per questo c’è bisogno di tutti gli strumenti possibili per aumentare quanto più possibile tale percezione”.

A concludere la conferenza il Consigliere Matteo Mariani, organizzatore dell’evento insieme ai colleghi municipali di FDI, (evento per il quale è stato ringraziato dalle colleghe di Consiglio presenti Danila Fruci e Carla Corciulo) il quale ha iniziato il suo intervento ricordando il suo impegno nel fine settimana presso una struttura di volontariato a sostegno di donne che si trovano spesso a vivere grandi drammi personali. “Manca da parte delle istituzioni un vero e pieno appoggio a questi istituti” ha detto Mariani, “carenza che mi ha spinto ad organizzare questo evento, al fine di raccontare tali carenze e di portare al tempo stesso esempi virtuosi come quelli presenti nella realtà del S. Andrea.” Mariani ha quindi concluso evidenziando che “in una data come quella del 25 novembre dovrebbero essere soprattutto gli uomini a ricordare cos’è la violenza contro le donne, perché le donne subiscono e non hanno certo bisogno di ricordare”.


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