Disabilità e inclusione: convegno di Azione in Campidoglio 

Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino: «Una sfida complessa sulla quale concentrare tutti i nostri sforzi»

Sono ancora tanti, troppi i pregiudizi e gli stereotipi che ruotano attorno al concetto di disabilità. Negli anni alcune delle barriere architettoniche, sociali e culturali capaci di frapporsi a una piena inclusione sono state abbattute, ma la strada da percorrere per rendere la nostra società più inclusiva è ancora molto lunga e in salita. Quali sono, allora, le strategie da mettere in campo per contrastare le discriminazioni? Cosa fare per riuscire a rispettare e a far rispettare i diritti delle persone con disabilità? Come garantire un’inclusione virtuosa?

 Di questo e di molto altro ancora si è parlato oggi, lunedì 12 giugno, dalle 18.00 in occasione del convegno “Disabilità, orientamento e inclusione. Nuovi modelli tra famiglia, scuola e lavoro”, organizzato dal gruppo capitolino di Azione e in programma nella Sala del Carroccio in Campidoglio.

Accanto al capogruppo capitolino di Azione Flavia De Gregorio, che ha aperto i lavori, Sofia Donato, portavoce di Caregiver Familiari Comma 255; Maurizio Ferraro, presidente della cooperativa sociale Garibaldi; Alfeo Rizzelli, presidente dell’Associazione Progetto Sinapsi; Giulia Serani, presidente di Roma diversamente abile Aps e cooperativa sociale RO.D.A., e Antonio Pelosi di Albergo Etico Roma. A moderare l’incontro Simonetta Novi, presidente del Gruppo VIII Municipio Lista Civica Calenda Sindaco e giornalista.

 «Nonostante i progressi compiuti nell’ultimo decennio, siamo purtroppo ancora molto lontani dal poter parlare di una effettiva integrazione delle persone con disabilità nella nostra società. Eppure, il principio di uguaglianza e il diritto all’inclusione in tutti gli ambiti della quotidianità dovrebbero valere indistintamente per qualsiasi cittadino ed essere garantiti dalle istituzioni», ha esordito il capogruppo capitolino di Azione.

 Dalla mobilità all’accessibilità degli edifici, dai percorsi educativi e formativi all’occupazione, passando per le attività ludiche, sportive e ricreative, sono ancora tante le aree che le persone con disabilità faticano ad approcciare. Questo genera loro inevitabilmente una serie di difficoltà continue nella vita di tutti i giorni e finisce per emarginarli e discriminarli fin dalla più tenera età. Stessa sorte spetta anche alle famiglie, che si fanno carico dell’accudimento e del sostentamento della persona con disabilità. I numeri sono allarmanti: solo nella nostra regione, infatti, una famiglia su quattro ha a che fare con la disabilità.

 Ai problemi che si presentano durante infanzia e adolescenza se ne aggiungono altri in età adulta.

Stando a studi condotti negli ultimi dieci anni, infatti, in campo lavorativo persiste il considerevole divario tra il tasso di occupazione delle persone senza disabilità e quello delle persone con disabilità, che dunque risultano più esposte al rischio povertà oltre che a quello di marginalizzazione sociale. Diversi i fattori che entrano in gioco. Le istituzioni, ad esempio, non prevedono percorsi di orientamento o di inclusione neanche per i ragazzi che concludono il percorso di studi, con il risultato che la responsabilità di costruire occasioni e progetti rimane interamente in capo a famiglie singole e/o associazioni. Come se non bastasse, poi il tasso di abbandono scolastico delle persone con disabilità è ancora troppo elevato, almeno il doppio rispetto a quello della popolazione generale. Ancora più grave risulta la situazione di donne e bambini con disabilità, in quanto oggetto di una discriminazione addirittura più forte rispetto a quella di cui sono vittime gli uomini. Spesso la loro ghettizzazione parte proprio dalla scuola: nonostante le attuali generazioni siano maggiormente abituate alla presenza di compagni con disabilità in classe, non è ugualmente facile frenare il fenomeno del bullismo. Per una persona con disabilità alle problematiche relazionali e interpersonali si aggiunge spesso la battaglia quotidiana contro le barriere architettoniche, nonché scelte didattiche che non tengono conto delle esigenze degli alunni con disabilità. Nonostante tutto ciò, secondo ricerche del ministero dell’istruzione, la percentuale di bambini e ragazzi con disabilità che frequentano la scuola è passata da poco più del 2% alla fine degli anni 2000 al 3,6% attuale. Di certo andrebbero previste ulteriori politiche specifiche capaci di garantire accessi ancora più inclusivi alle scuole, ma questi dati lasciano intendere che in fondo al tunnel inizia a vedersi luce, anche se ancora molto flebile.

 «Nonostante qualche timido segnale, le persone con disabilità continuano ad essere soggetti ancora particolarmente vulnerabili. Lo si vede soprattutto quando sono alla ricerca di un’occupazione e gli vengono offerte opportunità professionali inadeguate o non vengono comunque messi nella condizione di poter scegliere liberamente un impiego. È evidente che anche su questo le istituzioni hanno una grande responsabilità: ragionare urgentemente su politiche inclusive della disabilità e valutare maggiori misure per spianare la strada verso una società senza barriere», ha concluso il capogruppo di Azione Flavia De Gregorio.


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