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L’Eur è ferito

Le bellezze architettoniche del Razionalismo italiano sono affiancate da cantieri aperti ma mai chiusi e scheletri di cemento che svettano in alto fino al cielo

Eur Spa targa«L’ennesimo carrozzone pubblico». È così che i cittadini romani definiscono Eur Spa, la società che gestisce le sorti dell’omonimo quartiere della Capitale.
Al 90% del MEF (Ministero Economia Finanza) e al 10% del Comune di Roma, negli anni l’azienda è stata al centro di più scandali: le opere mai ultimate, il concordato in bianco, gli affitti al ribasso, i soldi per salvarla e poi l’arresto dell’ex presidente Mancini – poi scarcerato – nell’ambito di Mafia Capitale.
Oggi l’Eur è un quartiere ferito. Le bellezze architettoniche del Razionalismo italiano sono affiancate da cantieri aperti ma mai chiusi e scheletri di cemento che svettano in alto fino al cielo.

La Nuvola di Fuksas è l’opera che meglio rappresenta la mala gestione del quartiere. L’azienda che inizialmente vinse il bando in project financing fu la DEC degli imprenditori baresi Degennaro. A Bari la società ha recentemente patteggiato 4,2 milioni di euro per alcuni appalti truccati. Quale affidabilità poteva offrire quest’azienda all’epoca del bando?

Nuvola Fuksas

Raffaele RanucciCi risponde Raffaele Ranucci, Presidente di Eur Spa dal 1999 al 2003 e oggi Senatore PD, secondo cui «In quel momento la DEC aveva tutti i presupposti finanziari e giuridici per partecipare a quel bando». Ranucci è un convinto sostenitore della formula della finanza di progetto: «Il problema dell’Italia è che il project financing viene concepito come se ci fosse un costruttore e poi un gestore, mentre finanziatore, costruttore e gestore sono nella società di progetto, e devono lavorare al meglio e nel minor tempo possibile, perché la concessione scade».

Secondo l’ex Presidente durante gli anni del suo mandato non era possibile prevedere gli attuali problemi finanziari di Eur Spa: «Prima che si entrasse nel regime degli appalti tradizionali la situazione era in equilibrio. L’errore – prosegue il senatore – è stato rinunciare al project financing».

GiovanniCaudoRanucci poi nega che i costi della Nuvola siano lievitati nel corso degli anni: «C’è stata solo una grande modifica rispetto agli iniziali 150 milioni, e riguarda la Lama».
Ma l’Assessore capitolino Caudo lo scorso 7 marzo affermava che mancano da pagare ancora 150 milioni di euro per l’opera e 175 milioni di debiti bancari, da sommarsi a quanto è già stato pagato.
Spese per lo più dovute a ritardi che hanno fatto lievitare oneri finanziari e costi secondari.

«Dire che i costi non siano lievitati è artificioso. La realtà è che Eur Spa non aveva soldi a sufficienza e si è dovuta indebitare». A parlare è Cristina Lattanzi, presidente del Comitato Salute e Ambiente Eur: «Negli anni i vertici dell’azienda hanno fatto gli imprenditori coi soldi degli altri. Si sono presi rischi di cui non hanno mai pagato le conseguenze, visto che si investivano soldi pubblici e non privati».
Maria Cristina LattanziLattanzi poi attacca: «Oltre ad essersi verificata un’errata valutazione dei rischi al momento dell’investimento, tutte queste manovre si sono effettuate in violazione della legge istitutiva, secondo cui Eur Spa avrebbe dovuto solamente gestire e valorizzare il patrimonio già esistente”.

Ma non finisce qui. Ad essere oggetto di attenzione da parte dei residenti è l’intera storia dell’ex Ente Eur. Il quartiere romano nacque dietro volere del Duce per celebrare il ventennale della marcia su Roma. Avrebbe dovuto ospitare l’Esposizione Universale del ‘42, mai tenutasi a causa della guerra. Fin dal 1936 è gestito dall’Ente Eur, che “è come un piccolo Comune: prende decisioni, riscuote tributi e ha regole a sé per l’edificazione”. Con la vendita ai privati dei lotti realizzati negli Anni Cinquanta, l’Ente riesce a realizzare infrastrutture e a gestire al meglio il quartiere. Ma negli Anni Novanta, quando iniziano le grandi privatizzazioni italiane, l’Ente inizia a far gola a molti. La presidente del Comitato ricorda che «si rese impossibile la vita all’Ente, giocando soprattutto sul degrado del quartiere e sulle lungaggini burocratiche ad esso correlate. La dimensione pubblica venne mortificata per rendere auspicabile l’arrivo dei privati. Del resto la privatizzazione sarebbe stata una grande abbuffata per tutta la Roma che conta».

Alla fine – complici anche le proteste dei cittadini – non si privatizzò, ma sotto la presidenza Ranucci l’Ente divenne una società per azioni: «Noi – afferma Lattanzi – sosteniamo che ciò non fosse consentito dalla legge».

Secondo il Comitato: «Il passaggio da Ente a Spa non ha asciugato le procedure. Come ogni Spa di questo tipo, è servita a sviluppare un sistema di clientele e di ambigua gestione di denaro pubblico. Una classe di manager pubblici nominati per motivi politici si sono messi a fare gli imprenditori coi soldi degli altri senza poi risponderne personalmente». Del resto in Eur Spa il sistema delle nomine sembra essersi salvato anche dalla mannaia dell’ex Sindaco Marino, che altrove lo ha largamente ridimensionato. Sono infatti dello scorso agosto la conferma di Lo Presti in qualità di ad dell’ex Ente e la nomina a Presidente di Diacetti, uomo evidentemente caro alla destra e alla sinistra della Capitale. Come a dire che a Roma le Giunte cambiano, ma le poltrone restano intatte nel tempo.


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