I dialetti del Lazio sbarcano alla Biblioteca Vaccheria Nardi

Giovedì 29 maggio presentazione dei libri “Dialetto e poesia nei 33 comuni della provincia di Latina” e "Lu sant’uttrés’ – dizionario del dialetto sanvittorese"

Giovedì 29 maggio 2014, alle ore 17, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi di Roma (via Grotta di Gregna, 37) si svolgerà la presentazione dei libri sui dialetti laziali:“Dialetto e poesia nei 33 comuni della provincia di Latina” di Anna Corsi, Valentina Cardinale, Vincenzo Luciani e “Lu sant’uttrés” – dizionario del dialetto sanvittorese (S. Vittore del Lazio FR) di Maria e Luigi Matteo. Intervengono, oltre agli autori, il prof. Ugo Vignuzzi, Università Roma La Sapienza, il sindaco di S. Vittore del Lazio.

Vincenzo, Anna e Valentina– Dialetto e poesia nei 33 comuni della Provincia di Latina di Anna Corsi, Valentina Cardinale e Vincenzo Luciani, Edizioni Cofine, Roma 2014, pp. 176, euro 15,00. Il volume, che si avvale anche di una nota e di una tavola dialettologica dell’area a cura di Fabio Aprea, contiene i risultati di una ricerca, la prima condotta sull’intera area dei 33 comuni della provincia di Latina, relativa alle tipologie dei testi dialettali (vocabolari, proverbi e modi di dire, toponimi e soprannomi, canti, filastrocche, giochi, gastronomia, teatro, racconti e poesie). Nella sezione antologica sono presenti i testi di 13 poeti sul totale di 74 censiti. Di tutti gli autori citati si forniscono in appendice cenni biobibliografici. Il libro contiene la più completa bibliografia su dialetto, poesia e prosa nella provincia di Latina. I comuni presi in esame con singole schede, comune per comune sono: Aprilia, Bassiano, Campodimele, Castelforte, Cisterna di Latina, Cori, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, LATINA, Lenola, Maenza, Minturno, Monte San Biagio, Norma. Pontinia, Ponza, Priverno, Prossedi, Roccagorga. Rocca Massima, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Santi Cosma e Damiano, Sezze, Sermoneta, Sonnino, Sperlonga, Spigno Saturnia, Terracina, Ventotene.

Anna Corsi, Valentina Cardinale e Vincenzo Luciani, sono già stati coautori, nel 2012, del volume “Dialetto e poesia nei Monti Lepini” .

Anna Corsi è nata nel 1986 a Colleferro e risiede a Montelanico. Nel 2010 si è laureata in Linguistica Italiana all’universita La Sapienza di Roma con una tesi su La Poesia dei Monti Lepini Centrali. Autrice di uno studio su alcuni dialetti lepini e di uno sui dialetti nel web, collabora con il Centro di documentazione della poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” di Roma.

Valentina Cardinale è nata ad Alatri (FR) nel 1986 e vive a Torre Cajetani, piccolo centro della Ciociaria nei Monti Ernici. Laureata in Linguistica Italiana all’università La Sapienza con una tesi su La poesia in dialetto di Porfirio Grazioli, Trevi nel Lazio, è iscritta, presso la stessa università, al primo anno di Laurea Magistrale in “Letteratura e Lingua, Studi Italiani ed Europei”. Collabora con il Centro “V. Scarpellino”.

Vincenzo Luciani  nato nel 1946 a Ischitella nel Gargano, dal 1975 vive a Roma dove dirige il mensile Abitare A. è fondatore dell’Associazione e della rivista di poesia Periferie. Dirige il Centro “V. Scarpellino”. In questa collana ha pubblicato le ricerche: La regione invisibile (con Silvia Graziotti, 2005); Le parole recuperate. Poesia e dialetto nei Monti Prenestini e Lepini (2007); Dialetto e poesia nella Valle dell’Aniene (2008); con Riccardo Faiella, Le parole salvate. Dialetto e poesia nella provincia di Roma: Litorale nord – Tuscia romana – Valle del Tevere (2009) e Castelli Romani e Litorale sud (2010) e infine: Dialetto e poesia nei 121 comuni della provincia di Roma (2011). Nella foto gli autori: Anna Corsi, Vincenzo Luciani e Valentina Cardinale

luigi e maria matteoLu sant’uttrés’ – dizionario del dialetto sanvittorese. Sambucci Editore Cassino. Stampato a cura dell’amministrazione comunale di S. Vittore del Lazio (FR). Prefazione di Claudio Nardocci Presidente UNPLI (Unione Nazionale ProLoco Italiane).

Possiamo classificare il dialetto sanvittorese come epigonico dei dialetti laziali e prodromico dei dialetti molisano-campani. Si sentono accenti marcati dell’uno e dell’altro versante; purtuttavia esso conserva la sua prerogativa di originalità fresca e ben radicata. Da sempre S. Vittore del Lazio si pone come terra di mezzo non foss’altro per quella scorciatoia naturale che, partendo da Formia-Gaeta, attraverso le nostre montagne non sempre agevoli ma essenziali ed inevitabili, porta al mare Adriatico. I romani la conoscevano bene e i Sanniti dovettero soccombere con la disfatta e la resa del loro avamposto in Aquilonia (293 a.C.). Solo ai piedi di Monte Sammucro in una manciata di chilometri ci sono tre paesini: S. Vittore del Lazio (FR), S. Pietro Infine (CE), Venafro (IS), ciascuno appartenente a diversa regione e diversa provincia. Proprio questo essere terra di mezzo, questa medietas rende la nostra terra unica. Anche nel parlare. Lasciar morire in lenta agonia la nostra parlata o perderla tra cinquant’anni è un grave atto di negligenza e di scarso rispetto per le migliaia di generazioni che ci hanno preceduto. Esse hanno vissuto come noi cu’ gliu vient, la nègghia, gliu sól, gliu rij, Sammuch’r e ci hanno trasmesso il sangue, la vita, la cultura, la lingua, il carattere sanvittorese. (dall’aletta di copertina)

Maria e Luigi Matteo

Per ambedue una vita da insegnanti. Da oltre vent’anni hanno minuziosamente appuntato sui loro taccuini le parole, i modi di dire, i proverbi del paesino di S. Vittore del Lazio (FR) in cui sono nati, fino a farne un libro. C’è un perché. Inesorabilmente la “civiltà” e i mass-media hanno condannato il nostro dialetto, come tutti i dialetti, all’oblio. Un patrimonio non solo linguistico che scomparirà, così come si perdono ogni giorno specie animali, vegetali, così come si avvelena con incoscienza l’aria, l’acqua, la terra, elementi primordiali concessi magnificamente e in abbondanza all’uomo dal Creatore. Nel libro ogni parola dialettale è preziosa. Non è irrilevante neppure la filastrocca o la cantilena infantile riportata in appendice. Tutto fa parte di una ricchezza gratuitamente ricevuta da chi, per millenni, ci ha preceduto. Una ricchezza unica e irripetibile. Siamo gli unici sul nostro pianeta terra a parlare la lingua o il dialetto sanvittorese. Ne siamo dunque i custodi. Non possiamo permetterci il lusso di perdere neppure una parola. Per rispetto agli antichi e per rispetto a chi verrà dopo di noi. Come fare? Semplice. Continuiamo tranquillamente a parlare in dialetto e vattémm culla mazz r’ mammàcj i nostri bambini che (saggiamente) ne fanno uso.


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