

Meeting a “La Sapienza” organizzato dall’Ass. Vivi Sapienza a Giurisprudenza
La Sala Lauree della Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza” ha ospitato martedì 5 ottobre un incontro organizzato dall’Ass.ne culturale Vivisapienza su un tema molto complesso e attuale: il diritto all’ambiente. Protagonisti dell’evento sono stati il Prof. Cesare Massimo Bianca, Ordinario di Diritto Civile presso la stessa facoltà, l’Avv. Massimo Rabagliati e Marco Lamonica, Presidente dell’emittente del partito dei Verdi “Ecoradio”. Il ruolo di moderatore del dibattito è stato invece affidato al Dott. Francesco Fiore Guarascio.
L’incontro ha esaminato e messo in luce tutte le problematiche legate a un campo del diritto nel quale la tutela giuridica appare ancora inadeguata. Il Prof. Bianca aprendo il dibattito ha ricordato come il primo vero riconoscimento giuridico della tutela ambientale in Italia si sia avuto con la storica sentenza con la quale la giurisprudenza ricollegò il diritto all’ambiente al concetto di diritto alla salute. Il problema a quel punto fu però come dimostrare l’eventuale danno subito e chi fosse il titolare dell’interesse leso. Parziale soluzione all’enigma fu data da una legge emessa nel 1986 che individuò i titolari dell’interesse legittimo solo nello Stato e negli Enti territoriali. Parallelamente a ciò si formò a livello comunitario la volontà di dar vita a un progetto di disciplina uniforme. “Ma il discorso purtroppo si ferma qui: Lo Stato – ha affermato il Professore – ha sempre visto con diffidenza i tentativi delle Associazioni ambientaliste di inserirsi nei processi penali come parti civili (parti che si ritengono danneggiate dal reato e rivendicano pretese risarcitorie).
Queste associazioni in più hanno un compito difficile: sono solo uno strumento per portare avanti gli interessi dei cittadini, i quali sono gli unici che hanno subito il danno”. Il Prof. Bianca ha concluso il suo discorso sottolineando le nuove prospettive del tema: per prima cosa a luglio di quest’anno è stato approvato il “Codice dei consumatori”, mezzo grazie al quale le Associazioni dei consumatori possono far valere una tutela collettiva degli utenti. In secondo luogo la Corte di Cassazione nel 2002 ha emesso una sentenza in merito a immissioni di sostanze nocive in un fiume da parte di una fabbrica. Il fatto fu considerato reato e gli abitanti delle zone colpite furono indennizzate con la forma del risarcimento del danno morale. Due novità che lasciano sperare per il futuro.
Ha poi preso la parola l’Avv. Rabagliati, soffermandosi sull’analisi del concetto di “ambiente” : “E’ un concetto che la Corte Costituzionale nel 1987 ha definito immateriale, fruibile in diverse forme, ma comunque unitario e quindi relativo a un bene giuridico meritevole di protezione da parte dell’ordinamento. Fu comunque una definizione generica. La Cassazione invece nel 1992 lo definì un autonomo valore collettivo, evidenziando tuttavia la difficoltà a quantificare il danno in caso di lesione di tale valore. La soluzione – ha concluso Rabagliati – potrebbe risiedere nell’art.133 del Codice Penale: quantificare il danno in base all’intensità del dolo o al grado della colpa del reo.”
Ha chiuso il giro degli interventi il Presidente di “Ecoradio” Lamonica, ricordando che la tutela deve essere affiancata dall’affermazione di nuovi modelli di sviluppo alternativi, dalla produzione dell’energia dai rifiuti, alla coltivazione biologica, alle energie rinnovabili, quali ad esempio il solare. “L’Italia oggi – ha asserito – è leader in Europa nel campo del biologico, ma c’è stata una discrasia temporale: i primi campi già c’erano negli anni ’60, ma una regolamentazione della materia è arrivata solo vent’anni dopo. Perché? Perché solo ora ci sono interessi economici, l’Unione Europea stanzia dei fondi ed è cambiato il trend di consumo. Conclude poi con una vena di amarezza: “I governati spesso sono più avanti dei governanti. Sono certo che la gente comprerebbe i veicoli elettrici ad esempio, se solo ci fossero le colonnine per l’alimentazione elettrica sparse per le città”.
Il diritto all’ambiente, come emerso anche da questo incontro, dovrà superare molti ostacoli per diventare una vera e propria disciplina. E gli ostacoli più ostici sono gli interessi di mercato.
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