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Il ruttino e l’asterisco

Riceviamo e pubblichiamo

Il comune di Adro (BS) ha emanato un decreto per “mamme e neonat*”. E quell’asterisco fa pensare. Sembra una notizia satirica, ma la leggo oggi su Il Giornale, non su LERCIO, e mi devo rassegnare al fatto che il politicamente corretto ormai corregga qualsiasi cosa, anche ciò che non si sentiva la necessità di correggere.

L’Accademia della Crusca, massima autorità in materia, sostiene che nei testi giuridici non andrebbero usati segni che non possiedono una pronuncia condivisa. Insomma, se nessuno sa a quale suono corrisponda l’asterisco di questa neo-lingua delle persone inclusive, sarebbe meglio non usarlo in testi ufficiali dello stato e della pubblica amministrazione. Le persone inclusive hanno scritto però che dovrebbe corrispondere allo “schwà”, ovvero una vocale che assomiglia a un piccolo ruttino. 

E allora vediamo insieme: l’asterisco dovrebbe includere le persone che non si riconoscono né nella declinazione maschile né nella femminile (e sarebbe giusto che ogni persona possa avere la sua declinazione personale, secondo me). Ora, pensare che dei neonati, che neppure sanno di avere un sesso, abbiano deciso di identificarsi in uno dei numerosi gender ormai diffusi e ci chiedano quindi di usare con loro un linguaggio inclusivo, mi sembra quantomeno un eccesso di prudenza. Sappiamo che i bambini di oggi sono particolarmente precoci, ma è difficile pensare che lo siano a tal punto. Tuttavia, il suono dello schwà risulta a loro particolarmente facile. Forse allora, in questo caso, si tratterebbe non di una questione di gender, come ingiustamente pensavamo, ma di dar loro un’identità non basata sul sesso, che ancora ignorano, ma sul loro stadio di sviluppo: non sapendo di maschile e femminile, li si vuole uniformare con una vocale a loro più congeniale, tanto simile al loro ruttino. Se fosse così, io applaudirei con entusiasmo alla saggezza del comune di Adro. Sono davvero inclusivi!

don Domenico Vitulli


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