![](https://abitarearoma.it/wp/wp-content/uploads/2024/07/ScuoleDArteedeiMestieri_d0.jpg)
![](https://abitarearoma.it/wp/wp-content/uploads/2024/07/ScuoleDArteedeiMestieri_d0.jpg)
Il Museo Storico della Fanteria, dal 30 marzo al 28 luglio 2024, ospiterà la mostra “Impressionisti. L’alba della modernità” con l’intento di rendere omaggio a questo innovativo movimento artistico, in occasione della celebrazione del 150esimo anniversario della sua nascita.
Il percorso espositivo, curato da Vincenzo Sanfo in collaborazione con Vittorio Sgarbi, è suddiviso in tre sezioni: “Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo”, “L’Impressionismo” e “L’eredità dell’Impressionismo”. In esposizione una selezione di circa 200 opere prese in prestito da collezioni private che comprendono: dipinti, disegni, sculture, ceramiche ed incisioni.
La mostra intende ripercorrere la storia di questa corrente artistica – fiorita in Francia nella seconda metà dell’Ottocento – esponendo le opere di ben 66 artisti, tra cui spiccano i nomi di: Monet, Degas, Manet, Renoir, Cézanne, Gauguin e Pissarro; fino ad arrivare ai celebri nomi del post- Impressionismo come Toulouse Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck.
Gli impressionisti si presentarono formalmente al grande pubblico il 15 aprile del 1874, in occasione della loro prima esposizione collettiva che fu allestita nello studio del fotografo Nadar a Parigi, alla quale seguirono poi altre sette mostre ufficiali.
Molti di loro furono affascinati dalle nuove tecniche che furono introdotte all’epoca, nel campo del disegno, della stampa e dell’incisione. È il caso della cosiddetta litografia, vale a dire un genere tipografico che affonda le sue radici nell’arte giapponese e si avvale dell’ausilio di matrici, come ad esempio blocchi di legno, per realizzare in serie numerose copie di una stessa immagine.
Tante le litografie in esposizione, tra cui segnaliamo: “La maison du doctor Gachet” di Cézanne, “L’homme à la pipe” di Van Gogh, “Il ritratto” di Berthe Morisot, il “Bar aux Folies-Bergère” di Manet, “La loge” di Renoir e le celebri ballerine di Degas. Sempre su questo versante, troviamo un’acquaforte di Pablo Picasso del 1968 che rappresenta un tributo agli artisti Degas e Desbouti. In questo caso, si fa riferimento ad una particolare tecnica di incisione che permette all’artista di riprodurre il disegno direttamente su una lastra metallica.
Inoltre, il progetto espositivo è arricchito da una collezione di reperti storici (come libri, lettere, fotografie ed abiti) che risalgono al periodo in cui si affermò il movimento impressionista.
“Impressionisti. L’alba della modernità”