

Il film racconta della storia di una coppia, John e Jenny i quali per abituarsi all'idea di avere un bambino accolgono nella loro neo famiglia il primo “cucciolo” da crescere: un labrador di pochi mesi
“Io e Marley “, il film tratto dall’omonimo libro di John Grogan, racconta della storia di una coppia, John ( Owen Wilson) e Jenny ( Jennifer Aniston), i quali per abituarsi all’idea di avere un bambino accolgono nella loro neo famiglia il primo “cucciolo” da crescere: un labrador di pochi mesi, con occhioni dolci, pelo giallo chiaro morbido e tanto affetto da donare.
Marley, così viene chiamato, rivela la sua vivacità giorno dopo giorno, correndo neanche lui sa esattamente dove e trasformando la casa della giovane coppia in un campo di battaglia dove i vestiti , quelli rimasti intatti, vengono magicamente spostati da una parte all’altra e l’arredamento, diventa agli occhi del cucciolo un pasto incomprensibilmente prelibato.
Il tempo passa e Marley cresce; insieme a lui anche John e Jenny costruiscono il loro già solido rapporto mattone dopo mattone, difficoltà dopo difficoltà senza mai farsi troppi problemi.
Il film abbraccia dunque il racconto della coppia che a mano a mano, nell’arco di pochi anni, diventa una splendida famiglia, descritta dal regista David Frankel senza troppe tragedie, senza troppe arrabbiature quando in fondo non servono.
Si potrebbe andare avanti a parlare del film sottolineando gli incassi al botteghino nel giro di poche settimane, o ancora elogiando la bravura degli attori e, perché no, del cane e le sue peripezie da protagonista ma l’aspetto predominante è come la storia si evolve e le sfumature che prende minuto dopo minuto: nessuna volgarità, nessuna tragedia presa come tale, il racconto si pone come una pillola, la vita, da addolcire con riti quotidiani, gesti d’affetto, quelle “piccole grandi cose” insomma che fanno bene al cuore, anche quando le lacrime scendono o quando si ride.
La tenerezza si fa largo tra le difficoltà ed il frastuono così come Marley entra nella vita dei protagonisti e la delinea come un filo conduttore, senza essere troppo invadente,restando a guardare, si, ma restando sempre accanto.
“Io e Marley” è dunque un inno all’amore, o meglio ancora ai legami che si creano nella vita e che danno forza, coesi tra loro, a chi li detiene.
E a guardare il film si pensa che in fondo la vita è quella che è, si sa, non è mai facile ma cosa se ne fa una persona di quel facile quando può essere felice grazie a chi le sta intorno?
E poi, non per l’ultimo c’è anche un dono speciale,un pensiero sul quale riflettere, ovvero Marley; un cane qualsiasi che se accolto in famiglia diventa il cane, quell’essere su cui contare,che tanto dà e nulla chiede se non affetto, troppe volte abbandonato per codardia o perché non si riesce ad amarlo, troppe volte maltrattato, troppe volte non capito.
Un messaggio che non può che fare del bene alla società.
Nel film, quasi alla fine, queste battute riferite a Marley:
“Lui c’è?”
“Certo che c’è, lui c’è sempre”.
Anche quando non c’è.
Il trailer
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