

Riservato agli alunni delle Scuole di ogni ordine e grado poste al di fuori dalle Mura Aureliane
Indetto dall’Associazione Culturale “Roma Fuori le Mura”, che si occupa in particolare di studi sulla periferia romana, il Premio è stato fondato da Rita Pomponio per ricordare la figura di un grande studioso, padre Jean Coste (1926-1994) di cui fu allieva, un sacerdote Marista francese, esimio medievalista e studioso di topografia antica, che negli anni Sessanta diede vita a una fervida attività culturale nelle periferie allora da tutti dimenticate; muovendo così l’interesse dei giovani che vi abitavano, con ricerche e pubblicazioni divenute fondamentali tra gli studiosi del territorio romano.
Riservato agli alunni delle Scuole di ogni ordine e grado poste al di fuori dalle Mura Aureliane, il Premio Jean Coste nasce con la finalità di promuovere tra i giovani la ricerca storico-archeologica dell’immensa periferia dell’Urbe; della città Caput Mundi, che nel suo inarrestabile espandersi si allontana sempre più dalle antiche Mura.
L’obiettivo è far scoprire ai giovani, che vivono nella periferia, la storia del proprio Municipio di appartenenza; nella convinzione che ciò possa far nascere in loro l’interesse per quei luoghi sempre più spesso definiti “terra di nessuno”.
Una Metropoli in cui immensi quartieri posti ai margini dei confini appaiono come vere e proprie città satelliti. Borgate che inevitabilmente lasciano in coloro che vi sono nati – e nei figli degli immigrati ivi trapiantati – la sensazione di essere stati catapultati in una terra priva di storia. Una “non Roma” che non è mai stata, e non è, né città né paese. Un contesto che se non supportato dalla conoscenza delle origini della propria “terra natia” difficilmente riuscirà a far scaturire nei più giovani quel sentimento profondo di appartenenza ad un Territorio.
Poiché soltanto un solido e sano vincolo con il proprio “luogo natio” – che nasce anche dalla conoscenza della sua Storia e della sua Cultura – riesce a creare in ognuno di noi quella condizione d’amore indispensabile che ci rende straordinariamente liberi e cittadini del mondo.
La ricerca, oltre ad un breve excursus storico-archeologico del territorio, dovrebbe trattare in particolare il periodo del Novecento, un’epoca a volte trascurata per quanto riguarda l’intera periferia dell’Urbe. Decenni di storia fatta d’immigrazione da parte degli stessi italiani. Uomini e donne che dai paesini delle regioni del Centro e del Sud Italia si spostavano nella sconfinata Campagna romana in cerca di un lavoro e di una vita migliore.
Dai primi insediamenti dei lavoratori stagionali, i cosiddetti guitti, che all’inizio del Novecento vivevano in capanne realizzate con canne e fango, alla nascita delle prime borgate, sorte alla fine della prima metà del secolo scorso. Periodo in cui i grandi latifondisti cominciarono a lottizzare e a vendere le proprie terre a coraggiosi pionieri, che nel giro di qualche decennio, trasformarono la campagna dell’Urbe in una popolosa città.
Una Roma, quella fuori dalle Mura Aureliane, meno decantata ma altrettanto ricca di cultura, che ha “inglobato all’esterno” delle sue famose Mura, antiche città di grande interesse storico-archeologico. Due esempi per tutti: Gabii (sulla via Prenestina) definita la Oxford del mondo antico. Sorta ancor prima di Roma e famosa in tutto il Lazio arcaico come città colta già nel IX secolo a.C. Città dove la tradizione romana vuole che il pastore Faustolo vi mandò a studiare i famosi gemelli Romolo e Remo. E Collatia (attuale Lunghezza), città fondata nel VI sec. a.C. da Lucio Tarquinio Collatino, in cui avvenne un fatto storico che decretò la fine della dinastia dei Tarquini e la conseguente caduta dei re di Roma. Persino la famosa battaglia del Lago Regillo (del 496 a.C.) che sancì la nascita della Repubblica Romana, si svolse nei pressi dell’attuale via di Vermicino, dov’è stato riconosciuto l’antico sito del lago, nel VI Municipio. O anche, il maestoso Ponte di Nona (sec. II a.C.) sorretto da sette arcate alte 12 metri, uno tra i ponti più antichi di Roma si trova in questo territorio. Senza dimenticare il suggestivo Ponte S. Antonio, alto 36 metri – che trasportava l’acquedotto Anio Novus (sec. I d.C.) – considerato il secondo al mondo per altezza.
Il Premio Jean Coste si divide in altre 3 sezioni “Premio Archeologia Jean Coste” “Premio Arte Jean Coste” e “Premio Musica Jean Coste”, che sono riservate a quegli artisti o studiosi distintisi nel corso degli anni per l’impegno dimostrato nel proprio lavoro artistico o intellettuale.
La partecipazione al Premio è gratuita.
REGOLAMENTO
1) Gli elaborati, oltre ad un excursus storico-archeologico del territorio, dovranno trattare il periodo del Novecento: dai primi insediamenti dei lavoratori stagionali, i cosiddetti guitti, che all’inizio del secolo scorso vivevano in capanne realizzate con canne e fango, alla nascita delle prime borgate, fino ad arrivare all’inizio di questo nuovo secolo.
2) I componimenti – inediti e corredati da bibliografia e foto, di quest’ultime è obbligatorio citare la fonte – non dovranno essere inferiori a 3 cartelle (3 fogli A4) ciascuna di 2000 battute, compresi gli spazi, e non superiori alle 8 cartelle (fotografie e bibliografia a parte) non verranno accettati i lavori privi di bibliografia (o che riportino ricerche effettuate soltanto su internet).
3) La consegna dei lavori (ai quali è obbligatorio allegare la Scheda di adesione e la Scheda di partecipazione compilata in ogni sua parte) scade alle ore 12,00 del 10 marzo 2016. I lavori verranno ritirati direttamente nelle Segreterie delle Scuole. Il materiale non sarà restituito e dovrà essere consegnato in copia cartacea (una) e in formato digitale.
4) La partecipazione al Premio (anche per gli alunni maggiorenni) implica l’accettazione da parte del Dirigente scolastico – o di chi ne fa le veci – di tutti i punti del Regolamento, allegato alla “Scheda di partecipazione”, pena l’esclusione.
5) Diviso in tre Sezioni (Scuole Elementari, Scuole Medie, Istituti Superiori) il Premio vedrà un 1° classificato per ogni Sezione (per un totale di 3 Premi ex equo).
Ad ognuno dei tre vincitori verrà assegnato un Premio in denaro di eguale entità (da stabilire di anno in anno, a seconda delle donazioni raccolte con gli Sponsor).
La Giuria si riserva l’assegnazione di altri premi (Menzioni speciali) per lavori ritenuti meritevoli. Oltre a medaglie e targhe ricordo del Premio.
Tutti gli alunni che aderiranno al Premio riceveranno un attestato di partecipazione in pergamena.
Un ricordo del Premio verrà consegnato ad ogni insegnante-referente di ciascuna delle Scuole che aderirà al Premio.
6) Nel corso della premiazione verranno assegnati altri 3 riconoscimenti:
il “Premio Archeologia Jean Coste”, che andrà ad un archeologo, o studioso che negli anni si sia distinto per i suoi studi sul Territorio romano;
il “Premio Musica Jean Coste” andrà ad un musicista o compositore di musica classica;
il “Premio Arte Jean Coste” andrà ad un artista che si sia distinto nella pittura; nella scultura; nella danza; nel cinema; nel teatro e in qualunque altra disciplina artistica.
7) Il giudizio della Giuria, formata da tutti i componenti dell’Associazione Culturale “Roma Fuori le Mura”, è insindacabile e inappellabile. Presidente della giuria è Rita Pomponio, giornalista, scrittrice e studiosa del Territorio romano.
Per gli alunni minorenni che dovranno ritirare il Premio in denaro è necessaria la presenza di un genitore o di chi ne fa le veci.
Il Premio Jean Coste è posto sotto l’Egida della prestigiosa Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Con l’esclusivo Patrocinio della Societas Mariae la Congregazione dei Padri Maristi a cui padre Jean Coste apparteneva.
La premiazione avverrà nella prima metà del mese di maggio 2016 (la data e il luogo sono da stabilire e verranno comunicati tramite e-mail agli insegnanti di riferimento).
Associazione Culturale “Roma Fuori le Mura”
Il Presidente (Rita Pomponio)
(Nella scorsa Prima Edizione il Premio Jean Coste ha ottenuto una risonanza a livello internazionale attraverso la Rivista della Societas Mariae della Congregazione dei Padri Maristi, pubblicata in lingua inglese e distribuita in ben 30 Paesi nel mondo).
Sacerdote marista di nazionalità francese, padre Jean Coste (Clermont-Ferrand, 8 ottobre 1926 – Roma, 12 agosto 1994) fu uno studioso di livello internazionale.
Esimio medievalista; Docente di Topografia medievale presso l’Università la Sapienza di Roma; Ricercatore dell’Ecole Française (per la quale realizzò, tra l’altro, una preziosa ricerca sul processo a papa Bonifacio VIII: “Boniface VIII en procès. Articles d’accusation et déposition des témoins – 1303-1311”, un lavoro di oltre mille pagine pubblicato postumo nel 1995 per l’Erma di Bretschneider; Archivista in Santa Maria Maggiore a Roma, riorganizzò l’intero Archivio, dove rintracciò e tradusse antichi documenti inediti assai rilevanti per la storia e la topografia del territorio romano.
Storico della Congregazione dei Padri Maristi (la Societas Mariae) di cui faceva parte, e biografo del loro fondatore. Jean Coste arrivò a Roma nel 1953 ad appena due anni dalla sua Ordinazione sacerdotale.
Nell’autunno del 1956 scelse di svolgere la propria Opera pastorale nelle estreme periferie, approdando nelle borgate di Torre Angela, Tor Bella Monaca e Villaggio Breda. In questa sua missione, che si protrasse per oltre vent’anni, il religioso non si limitò soltanto alla cura delle anime, ma diede vita a una fervida attività culturale, fatta di spedizioni archeologiche domenicali in una periferia allora da tutti dimenticata, muovendo nei giovani che l’abitavano l’interesse per le ricerche storiche e l’archeologia.
Un gruppo di giovanissimi pionieri, guidato da padre Jean Coste, che effettuò scoperte archeologiche di rilievo, come ad esempio il ritrovamento dell’interessante cippo arcaico con l’iscrizione di un “divieto”, risalente alla fine del II secolo a.C.; oppure, l’iscrizione sepolcrale appartenente al mausoleo di Publio Valerio Prisco del II secolo d.C., trovati entrambi nella tenuta Due Torri, in località Giardinetti, e illustrati dal professor Attilio Degrassi negli Atti dell’Accademia dei Lincei.
Ricerche che negli anni portarono Jean Coste a pubblicare interessanti Studi – molto apprezzati in ambito Accademico – nonché alla realizzazione di un importante archivio personale ricco di carte topografiche, fotografie, schede di siti archeologici fino ad allora sconosciuti, diapositive, ricerche realizzate su antichi documenti inediti da lui tradotti.
Prezioso materiale che egli metteva a disposizione di storici, ricercatori, studenti e appassionati di storia locale.
L’intitolazione di questo Premio a padre Jean Coste è quindi un riconoscimento al suo straordinario lavoro di Ricerca e alla memoria di un grande Maestro; sacerdote umile e carismatico, che, oltre all’amore per la storia e l’archeologia, sapeva trasfondere nei suoi “allievi” rispetto verso gli altri e grande onestà intellettuale.
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