

L’università la Sapienza di Roma si mobilita per protestare contro il ministro dell’istruzione Letizia Moratti. Da una settimana ormai è iniziato l’autunno caldo nelle università italiane. Ma non è la solita protesta di inizio ottobre, anche se le motivazioni sono le stesse.
Gli studenti infatti da quattro anni ormai lottano per modificare il D. D. L. Moratti, che dequalifica a loro avviso l’insegnamento, prevede tagli alla ricerca, e mira a privatizzare sempre di più il mondo dell’istruzione. Ma, il 24 ottobre, la legge andrà in Parlamento.
Dunque, il sapere aperto a tutti tra qualche tempo sarà solo un ricordo. E ciò non solo a causa del numero chiuso, ma anche a causa dell’aumento delle tasse universitarie che interessa proprio le fasce più deboli. Neanche borse di studio e alloggi per gli studenti sono stati esentati dalla rivoluzione. Per uno studente fuori sede è sempre più difficile ottenere un alloggio, così come per qualsiasi studente è quasi impossibile aspirare ad uno sconto sulle tasse universitarie, a meno che il reddito della sua famiglia non stia al di sotto della soglia di povertà.
Ma la protesta non interessa soltanto i ragazzi che frequentano le università. Anche i docenti, e soprattutto i ricercatori, sfilano per le strade in cortei organizzati dai comitati studenteschi come quello di giovedì 13 ottobre che ha visto la partecipazione di molti studenti della Sapienza. Nel più grande ateneo di Roma sono state occupate le facoltà di Lettere e Filosofia, Fisica e Matematica, e i presidi di facoltà hanno sospeso la didattica fino al 24 ottobre. E fino a quel giorno si cercherà in tutti modi di ostacolare la riforma, con manifestazioni e cortei, che, a detta degli studenti intervistati, si concluderanno dinanzi al ministero dell’istruzione.
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