L’hanno notato ieri sera in viale America, all’ Eur, accasciato a terra ed infreddolito, immobile nonostante la temperatura particolarmente rigida. Gli agenti del Commissariato Esposizione sono subito scesi dall’auto ed…
L’altra faccia di Roma: nel bus 163 ci si ribella contro il razzismo
I volontari del centro Baobab di via Cupa, raccontano la solidarietà dei romaniI mezzi di trasporto pubblici tornano ad essere un palcoscenico di vita e rivendicazione. Nel 1955, in un’America intrisa di classismo e razzismo, proprio su un autobus, Rosa Parks è diventata la figura simbolo del movimento per i diritti civili rifiutandosi di cedere il suo posto ad un bianco.
Venerdì 8 gennaio 2016 a Roma, intorno alle 13.30, l’autobus 163, nei pressi della fermata di via Tiburtina, è diventato per qualche minuto, il simbolo di una Roma solidale ed accogliente, troppo poco pubblicizzata ma che esiste. Due volontari del Centro Baobab di via Cupa 5, stavano salendo nel bus insieme ad alcune ospiti della struttura per accompagnarli ad una mensa per il pranzo, quando un ragazzo tra i passeggeri si avvicina e indicando il gruppo di immigrati dice: “questi qui nun entrano”.
Così Pablo, uno dei volontari, chiede al ragazzo se fosse un controllore e di esibire il tesserino, ma la risposta del romano è chiara: “nun so’ nisuno” e continua: “questi qui nun entrano e basta!”. I volontari, pronti a scontrarsi, anche fisicamente se necessario, vengono colti dall’intervento inaspettato di uno dei passeggeri, un uomo di mezza età della stazza dell’uomo, che gli dice altrettanto chiaramente: “beh, ma se non ti piacciono, scendi te”. Inizia una reazione a catena tra i pendolari, una signora vicino chiede meravigliata: “ma che sei razzista?”, una ragazza un po’ più dietro, meno diplomatica: “Ah fascio de m***!” e il suo ragazzo aggiunge: “e vattene!”. “Bene me ne vado, nun ce viaggio co’ li negri, io”; l’uomo non ha potuto far altro che scendere da quel 163.
A raccontare la breve, quotidiana, ma significativa vicenda, è stato l’altro volontario Paolo che con un post pubblicato sulla bacheca della pagina “Amici del Baobab” mostra un’altra faccia dell’accoglienza, un mondo diverso da quello che ogni giorno emerge dagli abissi dei quotidiani e dei servizi al telegiornale. Quel mondo semplice e familiare che viviamo in prima persona in cui la solidarietà fa da principio fondante e l’umanità ha ancora spazio e ossigeno vitale.
Il post di Paolo conclude così: “In mezzo ad una Roma, per dirla alla Remotti, fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, dei ricchi bottegai, del volemose bene e annamo avanti, ce n’è un’altra ‘dal basso’, comprensiva, generosa, accogliente, luminosa, di grande infinita immensa bellezza”.