L’Anello rimane incompiuto

Salvini ha colto al volo l'occasione della ristrutturazione meloniana del Pnrr tarato sul 2026 per cancellare i finanziamenti destinati alla sua chiusura

Lunedì 11 dicembre 2023 sulla cronaca de “la Repubblica” Marco Ruffolo ha informato che il ministro delle infrastrutture Salvini ha subito colto al volo l’occasione della ristrutturazione meloniana del Pnrr tarato sul 2026 per cancellare i finanziamenti alla chiusura dell’Anello ferroviario di Roma e reindirizzarli a infrastrutture del Nord Italia. Lo ha fatto anche per altre opere fuori della nostra Regione.

Per il Lazio l’irrequieto e cangiante ministro ha eliminato i finanziamenti di tante altre infrastrutture su ferro: il raddoppio della Cesano-Vigna di Valle sulla Roma-Viterbo, la Roma-Pescara, il raddoppio della Orte-Falconara e il potenziamento della Roma-Guidonia. Anche il quadruplicamento della Ciampino-Capannelle è caduto sotto lo sturm and drang di Salvini. Quest’ultimo caso da considerarsi per tante ragioni che non è il caso qui di elencare un piccolo “bene collaterale”.

Della chiusura dell’Anello ferroviario di Roma, realizzando il breve tratto fra Vigna Clara e Tor di Quinto se ne parla da oltre mezzo secolo; è considerata da tutti un’opera strategica, serve a utilizzare al meglio per il trasporto su ferro urbano e metropolitano della capitale, la famosa “cura del ferro”, l’intera e fitta maglia ferroviaria che penetra la capitale.

Dice Ruffolo: “Anche se fosse vero che questo e altri progetti [fuori del Lazio n.d.r.] sono ancora indietro rispetto ai tempi richiesti dal Pnrr, saremmo di fronte al solito copione: invece di intervenire per accelerare il loro iter, inserendo competenze progettuali e sveltendo i bandi di gara, si preferisce eliminare il problema alla radice, espellendo quei progetti dal Pnrr”. Per la verità la questione dello sveltimento di gare e procedure riguarda anche i governi precedenti a quello Meloni. Il recovery fund fu varato dall’Unione europea nel luglio 2020, son passati quasi tre anni e mezzo e tre governi da allora, il tempo non era molto per fare l’Anello ma bisognava farselo bastare.

Per questa ennesima dismissione Ruffolo in verità ipotizza nel suo articolo un dispetto di Salvini alla Meloni per non aver avviato l'”autonomia differenziata”. Ma poco importa.

Sta di fatto che ad andarci di mezzo sono i cittadini di Roma e le centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno entrano nell’Urbe per lavorare, studiare o curarsi.

Dicono che l’Anello lo finanzieranno in altro modo. Ma di simili promesse in questi cinquant’anni e più i romani ne hanno sentite a profusione senza che nulla si concretizzasse.

Visti i risultati per Roma e il Lazio il ministro delle infrastrutture Salvini dovrebbe essere rinominato “ministro delle destrutture”, italiano permettendo.

La ruspa gli calzava a pennello.


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