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Le ferite della terra di Stefano Cioffi all’Acquario di Roma

Inaugurata la mostra "Lo sguardo sottratto" alla Casa dell'Architettura

Un Acquario a Roma?! Davvero?

Non proprio.

Qualcosa di attinente c’è, ma non un vero e proprio acquario come quello di Genova, l’Oceanario Vasco da Gama di Lisbona o l’Oceanografic di Valencia. 

Ce lo racconta Stefano, memoria storica del monumento, che ci guida all’interno (in Piazza Manfredo Fanti, alle spalle della Stazione Termini). Sembra fosse un progetto sorto dopo l’Unità d’Italia per far grande la nuova Capitale del Regno. Si voleva trasformare Roma nella città della scienza e doveva avere un suo acquario.

Il progetto era di Ettore Bernich, romano di origine Svizzera, che propose una struttura eclettica, un miscuglio di stili greco, romano antico, pompeiano, rinascimentale, barocco. L’edificio richiama nella forma ben quattro monumenti: il Pantheon nell’interno, un arco trionfale romano per la facciata, la fontana di Trevi per la posizione delle statue sul davanti, il Colosseo per la sua forma ovale e per le finestre ad arco.

E il mix di stili c’è in tutti i particolari, come ad esempio con le colonne che da doriche, diventano ioniche e poi corinzie, quest’ultime di ghisa, secondo le innovazioni del periodo storico. Gli elementi e tutte le decorazioni facevano comunque riferimento a temi marini, dalle statue alle cornici e finanche nel palco e lungo le scale.

La costruzione iniziò nel 1880 nel cuore dell’Esquilino e fu inaugurato il 29 maggio del 1887, collocato nel quartiere della nuova borghesia tra Santa Maria Maggiore e piazza Vittorio e conteneva anche alcune vasche con pesci lungo il suo perimetro (forse solo fino al 1894). Non era un vero acquario perché si scelse di realizzare un luogo di incontro e le vasche con i pesci servivano principalmente a livello decorativo. Poi la ricca borghesia scelse il quartiere Prati e la zona dell’acquario divenne popolare, facendone decadere il ruolo.

Negli anni si avvicendarono utilizzi diversi e poco attinenti. Fu magazzino per l’Opera, palestra di quartiere, cinema, teatro popolare, circo equestre con Buffalo Bill che ci scorrazzava dentro con i suoi cavalli. Il mosaico sul pavimento della sala fu rovinato e ora è purtroppo coperto.

La storia riprende dopo la lunga sosta con il restauro del 1990 e dal 2003 ospita la Casa dell’Architettura, l’Ordine degli Architetti di Roma. Un luogo utilizzato per eventi, mostre, film, sfilate moda, balli. 

Il 9 maggio 2024 è stata inaugurata la mostra di di Stefano CioffiLo sguardo sottratto” che documenta con preziosi scatti fotografici le ferite della natura e del paesaggio causate dagli scavi minerari. Sono rappresentate le luminose cave di marmo di Carrara e di Arzachena, gli scavi di travertino a Tivoli, quelle di tufo a Nepi, a Riano e a Sambuca di Sicilia, quelle di peperino a Vitorchiano. Voragini, crateri, precipizi, abissi che terminano in specchi d’acqua. Man mano la natura si riappropria dell’ambiente offrendo scorci originali, ferite rimarginate in parte in panorami ibridi, formati dall’azione violenta dell’uomo e smussati dalla lenta e paziente opera della natura.

L’ingresso è libero dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19. 

Se siete fortunati vi attende Stefano per raccontarvi la storia dell’Acquario Antico di Roma. 

Ma non è finita qui, perché fuori ci sono i resti dell’antica Roma, con addirittura tre stratificazioni orizzontali.

Inoltre, nell’atrio troverete i coloratissimi disegni di Veronica Montanino, sono lacche acriliche, depositate goccia per goccia, che vi portano nella bella stagione e vi fanno scalare l’albero fantastico della sua vita.


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