Nel Manicomio Provinciale di Milano c’è il figlio “segreto” di Mussolini

Due libri e un Film

“La donna è analitica non sintetica. Ha forse mai fatto dell’architettura in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna non dico un tempio. Non lo può (…) Naturalmente essa non deve essere schiava ma se io le concedessi il diritto elettorale mi si deriderebbe.” (Benito Mussolini, 1883-1945)

Che Benito Amilcare Andrea Mussoliniduce del fascismo, fosse un inguaribile dongiovanni è cosa nota. Le cronache raccontano, infatti, che nella Sala del Mappamondo di Palazzo Venezia, quando il duce era in sede, ci fosse un discreto e continuo via vai di fanciulle. Il Segretario particolare di MussoliniCesare Rossi (implicato con De Bono, Finzi e Dumini, il capo della Ceca fascista,  nell’assassinio di Giacomo Matteotti) racconta nelle sue Memorie che Claretta Petacci (all’anagrafe Clarice) – figlia di Francesco Saverio Petacci, Archiatra pontificio – amante diremmo così “storica” del duce e che con lui morirà davanti al muretto a secco di Giulino di Mezzegra (Azano, Como), il 28 Aprile del 1945, per mano dei Partigiani- entrava a Palazzo Venezia dalla porta di servizio (situata in Piazzetta San Marco) e, prima di essere ammessa al cospetto di Mussolini, doveva attendere in anticamera che il duce avesse finito di fare i propri comodi con l’ospite femminile di turno. Il tutto con grande imbarazzo di Cesare Rossi che non sapeva come intrattenere la ragazza, dato che spesso l’attesa si protraeva a lungo.

Dunque, che Benito Amilcare Andrea Mussolini, Classe 1883 da Dovia di Predappio (Forlì-Cesena), fosse un incallito seduttore è noto. Come lo è altrettanto il fatto che l’uomo che porterà l’Italia alla catastrofe avesse avuto una lunga relazione amorosa con Margherita Sarfatti (1880-1961), donna estremamente intelligente critica e promotrice d’arte, che è da tutti riconosciuta come colei che – conosciuto Mussoliniquando era ancora un dirigente del Partito Socialista – ne divenne l’amante.

Ma considerarla solo tale è assai riduttivo perché è stata la Sarfatti ad introdurre Mussolini nei salotti “buoni” milanesi ed è sempre lei che lo guida anche nel privato (forse meglio lo “plasma”) facendolo diventare l’uomo e il politico che la Storia ci ha fatto conoscere. Del duce, nel 1925, la Sarfatti scriverà una Biografia, ma la loro liason sentimentale non è destinata a durare. Si incrina, infatti, già nel 1932 e si rompe definitivamente nel 1938, con la promulgazione delle Leggi Razziali (la Sarfatti era di origine ebraica). Così quando, nel 1955, la donna scrive la sua Autobiografia (titolo “Acqua Passata”) la relazione con il duce è da lei praticamente ignorata, come se non ci fosse mai stata.

Ma, per entrare appieno nell’argomento di questa Nota dobbiamo fare un salto temporale all’indietro. Intorno al 1913, infatti, Mussolini, Direttore del Quotidiano socialista “L’Avanti!“, conosce Ida Dalser, una giovane donna originaria del Trentino quando il territorio faceva ancora parte dell’Impero austroungarico, con cui intreccia una relazione. Lei lo ama alla follia e lo segue in tutte le sue vicende politiche.

Quando Mussolini, nel Novembre del 1914, sarà espulso dal Partito Socialista perché, in aperto contrasto con la linea politica del Partito, era divenuto interventista, la Dalser non lo abbandonerà, anzi venderà tutte le sue proprietà e lo aiuterà finanziariamente nell’acquisto di un nuovo Quotidiano, Il Popolo D’Italia, che diverrà l’Organo ufficiale di stampa del Partito Fascista prima e del Governo fascista poi.

Mentre ha questa relazione con Ida Dalser iniziata nel 1909, che peraltro sposerà in chiesa nel 1914 – il giovane Benito, che da tempo intratteneva un’analoga relazione amorosa con Rachele Guidi – conosciuta e frequentata da svariati anni – la sposa civilmente nel 1915, prima di partire per la guerra,

dato che Rachele aspetta il loro primo figlio (che sarà una femmina, Edda) e gliene darà altri due. Bruno, pilota militare che morirà durante un’azione di guerra e Romano che nel dopoguerra diventerà un famoso musicista jazz.

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Nota: nessun riscontro hanno avuto le ricerche post-belliche dell’Atto del matrimonio tra Benito Mussolini e Ida Dalser, celebrato nella Parrocchia di Sopramonte (Trento). Da più parti si sostiene che quel documento venne sequestrato e distrutto, nel 1925, da “persone interessate”. Le stesse fonti sostengono altresì che il Papa (e dunque la Chiesa di Roma) sarebbe stato informato dell’avvenuto sequestro del documento con successiva distruzione dello stesso.

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Anche Ida Dalser però è incinta, il bambino, che nasce nel Novembre del 1916, si chiamerà Benito Albino Mussolini e alla nascita, con un Atto Notarile poi trascritto nel Registro delle nascite del Comune di Milano, verrà riconosciuto dal padre. Molti definiranno quel bambino “il figlio segreto del duce”, ma l’espressione non è esatta perché tutti, non solo nel circolo ristretto del duce, sapevano di quel figlio.

Il tempo nell’Italia fascista scorre e Mussolini, che non si era mai occupato veramente di quel figlio, divenuto un personaggio politico di primissimo piano, gli assegna una dote di centomila Lire in Buoni del Tesoro e un assegno mensile di 200 Lire. Poi, nel 1932, lo fa adottare da Giulio Bernardi, Commissario Prefettizio di Sopramonte, che ne diviene il tutore. L’unico esponente della famiglia Mussoliniche si occuperà del ragazzo sarà, fino alla sua morte, avvenuta nel Dicembre del 1931, lo zio Arnaldo, fratello del duce.

Benito Albino cresce e diventa un uomo fatto. Nel Giugno del 1940 il ragazzo, arruolatosi in Marina, ha 24 anni e da tempo sia lui che la madre sono diventati una presenza scomoda per l’ex socialista Mussolini, nel frattempo diventato il duce del fascismo nonché Segretario di Stato e Primo Ministro del Regno D’Italia. Nella sua vita, dunque, non c’è più spazio né per Ida né per il figlio che vengono entrambi rinchiusi in Manicomio. Notare la finezza del trattamento riservato ai due dall’uomo che qualcuno, più avanti, definirà “della Provvidenza”.

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Nota: il ricovero coatto di Ida e Benito Albino, pare abbia avuto origine da un violento alterco tra Ida Dalser e Rachele Guidi, avvenuto nel 1917 nell’Ospedale Militare in cui Mussolini era ricoverato per una ferita da lui riportata durante un’esercitazione. Recatasi a trovare il marito, per rivendicare la sua condizione di unica “Signora Mussolini” e la paternità mussoliniana del figlio, Ida trova Rachele al capezzale del futuro duce e tra le due donne scoppia una lite furibonda con scontro fisico. Da quel momento, la vita per Ida e Benito Albino avrà un violento cambiamento e terminerà con la morte di entrambi in Manicomio.

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Lei – che non si stancherà mai di rivendicare di essere la moglie legittima del duce e la madre di suo figlio – morirà nel 1937, nel Manicomio di Venezia, dopo una autentica persecuzione. Suo figlio morirà, invece, nel Manicomio Provinciale di Milano, nell’Agosto del 1942, dopo sette anni di internamento, probabilmente in seguito a una terapia shock a base di insulina.

La storia del “figlio segreto” di Mussolini è stata indagata a fondo in un interessante Saggio di appena un centinaio di pagine da Alfredo Pieroni – giornalista e scrittore trentino, nonché firma di punta del Corriere Della Sera per cinquant’anni – Pieroni è stato il primo, nel 1946, ad indagare sulla storia sentimentale e non solo tra Benito Mussolini e Ida Dalzer. Il suo Saggio s’intitola “Il Figlio Segreto di Mussolini” è del 2006 e esce per i tipi della Garzanti.

Dal Saggio di Pieroni, nel 2009, il regista Marco Bellocchio trae il suo “Vincere”, che così  lui stesso definisce: [Il film] racconta la vita eroica di questa donna […] che innamorandosi perdutamente di Mussolini in qualche modo si annulla in questo amore; a questo amore dedica tutto: se stessa, i propri averi, la propria identità sociale, proprio perché è una donna totalmente radicale; in questo è una eroina della passione amorosa. Naturalmente, una volta che verrà abbandonata da Mussolini, incomincia una resistenza, una non accettazione di questo abbandono da parte di lui e, in qualche modo continuando in questa sua azione eroica, riesce a non farsi dimenticare, a nonfatsi annullare almeno dalla Storia.”.

Marco Bellocchio, “Vincere” – Il Film

La storia e la smania di potere. Il privato occultato da una deriva dittatoriale scritta – col sangue – sui libri di scuola. La vicenda narrata da Alfredo Pieroni – corroborata da importanti documenti reperiti qualche anno dopo la fine della guerra nei luoghi incriminati – fanno di questo piccolo saggio (appena un centinaio di pagine) un’importante e oscura pagina della storia d’Italia. Quella di Benito Mussolini e della sua amante Ida Dalser è stata una vicenda poco nota, almeno fino a quando Marco Bellocchio non ha deciso di portarla sullo schermo con le interpretazioni di Filippo Timi e Giovanna Mezzogiorno in Vincere, presentato alla sessantaduesima edizione del Festival di Cannes.

La storia, persa fra le pieghe di quella ufficiale, parte da un giovanissimo Benito Mussolini, direttore del quotidiano “L’Avanti!”, permeato ancora da idee socialiste e progressiste, che conosce una giovane estetista, Ida Dalser, con la quale avrà un bambino – legalmente riconosciuto – dal nome Albino. Nello stesso periodo, però, inizia l’ascesa del dittatore che per vent’anni avrebbe tenuto sotto scacco l’Italia, portandola all’insuccesso nel secondo conflitto mondiale. Dopo aver sposato Donna Rachele, nella vita del futuro duce non c’è più spazio per la fedelissima Ida, rinchiusa (sanissima di mente) in un manicomio e mai più liberata. E sono proprio le lettere ritrovate e scritte di proprio pugno dalla donna, a dimostrare che l’unico peccato originale fu quello di concedersi a un uomo che la sacrificò per giungere ai vertici di un potere malato. Il resto, purtroppo, è storia.

(Fonte: https://www.mymovies.it/cinemanews/2009/8480/

Dopo il Saggio di Pieroni e per chiudere questa Nota, segnalo un recente Romanzo che ripropone ai lettori la storia di Ida Dalser, Benito Mussolini e Benito Albino Dalser-Mussolini. Si tratta di “Le Furie di Venezia”, scritto da Fabiano Massimi, modenese, Bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, nonché Consulente di alcune tra le maggiori Case Editrici italiane, e pubblicato quest’anno da Longanesi. Sotto trovate una scheda sul Romanzo.

Venezia, 1934. Una donna che potrebbe rovesciare le sorti di Mussolini. Un figlio da trovare e salvare. Un azzardo disperato per cambiare il corso della storia.

Venezia, 1934. Mussolini e Hitler si incontrano per la prima volta in una Piazza San Marco gremita di camicie nere. Tra la folla, anche l’ex Cdi polizia Siegfried Sauer e il suo compare Mutti, che hanno raggiunto la città lagunare per unirsi alla resistenza antifascista. La speranza è di creare un incidente che sventi il pericolo di un’alleanza tra Italia e Germania.

Sauer e Mutti incappano però in un mistero di ben altra portata: nella notte, in gran segreto, Mussolini si inoltra in motoscafo nella laguna. I due riescono a seguirlo fino al largo di San Clemente, dove lo vedono attraccare a un pontile buio e poi entrare, accolto da un uomo in camice bianco, nell’edificio principale dell’isola. Un’ora più tardi, il Duce torna al motoscafo e riattraversa la laguna per rientrare ai suoi alloggi, visibilmente scosso. Sauer e Mutti decidono di indagare e scoprono che sull’isola c’è un manicomio femminile, e che lì è ospitata una paziente misteriosa di nome Ida Dalser. La sua storia ha dell’incredibile: la donna, infatti, sostiene di essere nientemeno che la prima e unica legittima moglie di Benito Mussolini… Chi è veramente Ida Dalser? Una folle? Una bugiarda? O una vittima in possesso di informazioni che metterebbero a rischio il Regime? Sauer e Mutti si renderanno ben presto conto che dietro Ida Dalser e le sue accuse inaudite c’è molto, molto di più. C’è l’inimmaginabile.


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