

Siamo tornati in via delle Messi d’Oro, a Pietralata. Quella dell’insediamento abusivo abbattuto dal Comune di Roma Capitale (sindaco Marino) il 12 maggio 2015.
Quello stesso insediamento che, abbandonato come le ruspe lo avevano lasciato in maggio, il 4 settembre successivo prese fuoco.
Sono trascorsi 6 mesi, e le macerie del campo sono ancora lì ad oltraggio delle case vicine e di tutta la città. Un oltraggio che non è il solo della specie, che inizia proprio da queste macerie, e prosegue per gli accampamenti abusivi, tollerati ed appositamente allestiti, per comprendere le discariche occasionali ed altre situazioni di degrado come le immondizie non raccolte prontamente dall’AMA e quella parte notevole di territorio abbandonato.
Questo grande esteso oltraggio ora fa parlare di un’altra emergenza, come se non bastassero quelle già note. Questa nuova è causata nientemeno che dall’invasione contemporanea di gabbiani e topi, associati nel segnalare il degrado e l’abbandono del territorio.
Ora, che un centro urbano di una certa vetustà ospiti colonie di topi, è un fatto ormai noto e considerato in qualche modo fisiologico. Anche per quanto riguarda i gabbiani, la possibilità di cibarsi facilmente e la vicinanza di ben due fiumi e del mare, comportano inevitabilmente la presenza di un certo numero di volatili.
Ma che ora, nell’imminenza di un evento così importante quanto un Giubileo si paventi che i topi possano quasi sicuramente superare in numero i visitatori e pellegrini, questo è tragico. Sì, tragico perché questa invasione del territorio da parte di volatili e roditori, è il segno inconfondibile dell’abbandono e del degrado in cui il Campidoglio ha ridotto la Città.
Il Campidoglio e non solo. Difatti, chi scrive vive a Roma dal 1950, cioè da 65 anni; bene, non aveva mai visto il gruppo marmoreo dei Dioscuri a piazza del Quirinale, nero per quella pericolosa miscela che origina acido solforico, inesorabile per quelle opere uniche irripetibili capisaldi sella nostra civiltà.
Tornando ai “nostri” roditori e i volatili periferici, essi non fanno che il loro mestiere e parimenti prolificano, sicuri di trovare ricetto e cibo a volontà e senza alcuno sforzo. Così il topo domestico, il ratto nero e il rattus norvegicus ossia il supertopo delle rive del Tevere e dell’Aniene, ciascuno nel suo habitat di preferenza, che non sono solo spazi abbandonati, casolari e discariche ma anche lo stesso centro della Città, continuano a cibarsi abbondantemente e a figliare molto velocemente.
Per quanto riguarda i gabbiani, nel centro storico costituiscono una nuova vera emergenza, perché non temono l’uomo ed anzi accennano ad aggressività anche gratuitamente.
Di questa invasione non esistono numeri certi e comunque si tratta di numeri impressionanti. Si accenna a milioni. Il Comune, per ostacolare questa colonizzazione del territorio, fa assegnamento sull’AMA e mobilita almeno 130 ditte private.
Sarebbe lecito a questo punto che il Comune iniziasse con il dare buon esempio e poi facesse una campagna per consapevolizzare opportunamente la cittadinanza perché molto dipende dai comportamenti dei singoli.
Questi, per fare la loro parte nell’arginare l’emergenza, dovrebbero: evitare in ogni modo l’abbandono e l’accumulo di rifiuti; far derattizzare tempestivamente le aree di pertinenza utilizzando ditte specializzate; evitare assolutamente di disseminare nell’ambiente esche o comunque sostanze tossiche, pericolose – oltre che per gli animali innocui e domestici – anche per lo stesso uomo; tener pulite le aree verdi private con sfalcio periodico.
Insomma serve molto senso civico.
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