Zone 30, una buona soluzione ma servono i controlli

Molti automobilisti in assenza di deterrenti non tengono conto dei limiti imposti. Il nostro sopralluogo a Casal Monastero

Il 31 gennaio è stata inaugurata a Casal Monastero in IV Municipio l’ultima (in ordine temporale) isola ambientale, trasformando un’ampia zona di parcheggio in una piazza pedonale con aiuole, panchine ed un gazebo. Non solo una zona 30 in senso stretto quindi, ma un intervento di rigenerazione urbana.
Il sindaco stesso, intervenendo all’inaugurazione ha evidenziato l’importanza di tale tipo di trasformazioni urbane: “ne stiamo facendo 70 in tutta la città, ma dovranno diventare molte di più, insieme ai black point per ridurre gli incroci pericolosi.
E’ un intervento importante non solo per ridurre la velocità delle auto e aumentare la sicurezza dei pedoni, ma anche per cambiare lo spazio urbano, perché insieme alla riduzione del limite di velocità sono state ristrette le carreggiate, allargati i marciapiedi, creata una piazza con spazi verdi, senza andare a scapito della circolazione, perché non è vero che con la zona 30 si creano più file”.

Nei giorni successivi – sabato 3 febbraio per l’esattezza – siamo tornati a via Ratto delle Sabine in compagnia del Presidente della Commissione Assetto del Territorio del IV Municipio, Adriano Brescia, con il quale abbiamo constatato che da un lato molti cittadini erano presenti negli spazi pedonalizzati, utilizzando quindi uno spazio tolto alle macchine e restituito alle persone, ma contemporaneamente un rispetto ancora molto scarso dei limiti di velocità e delle prescrizioni di cautela da parte degli automobilisti.

In soli 20 minuti, dalle 11:10 alle 11:30, dei 64 veicoli transitati sul lato chiesa, 43 procedevano a velocità palesemente superiore non ai 30 ma ai 50 km/h, tra cui un camion Ama adibito al trasporto rifiuti.

La colpa in questo caso, lo diciamo subito, è sicuramente del comportamento poco civile dell’automobilista, che anche in presenza di segnalazioni ben visibili (cartelli all’inizio della zona e strisce rialzate e ben segnalate) non diminuisce la velocità. Quindi, in questo caso, c’è una responsabilità oggettiva da parte di chi sa che ci sono delle regole ma decide di non rispettarle. Un po’ come chi lascia un materasso o un mobile accanto ai cassonetti, inutile incolpare l’Ama per simili comportamenti incivili.

Ma quanto costa controllare il rispetto della velocità?

L’Amministrazione, dal canto suo, ha uno strumento da poter (e da dover) mettere in campo: il controllo del rispetto delle norme, per evitare di aver speso soldi per una misura nei fatti inutile.

Ma quali controlli può attuare? Esistono sostanzialmente tre diverse possibilità.

Autovelox:

il costo varia dai 13.000 ai 40.000 euro in base al tipo di apparecchiatura ed agli accessori inclusi.
Quella degli autovelox costituisce sicuramente una soluzione efficace (al netto dei costi e delle risorse impegnate per il controllo delle fotografie) ma probabilmente è impensabile immaginare un costo di installazione di due autovelox (uno per senso di marcia) in ognuna delle zone 30 previste nel municipio (Casal Monastero, Casal Bertone, Colli Aniene, Beltramelli, Casal Bruciato, Bertarelli, Collina Lanciani) che – va precisato – ancora non sono state definite nello specifico, quindi non si sa se e quali saranno zone 30 e quali “isole ambientali”

Una pattuglia come deterrente.

La presenza di agenti di polizia costituisce in qualsiasi contesto un deterrente, poiché gli automobilisti si guardano bene dal compiere infrazioni immediatamente contestabili dalla polizia; ma ovviamente il problema dei costi e delle risorse disponibili è in questo caso insormontabile.
Un agente di polizia locale percepisce mediamente 20euro (lordi) all’ora, il che significa che una pattuglia per il controllo, composta da almeno 2 agenti, che stazioni mediamente 4 ore (negli orari di maggior passaggio) per controllare e dissuadere gli automobilisti, costerebbe alla comunità 160 euro al giorno, sottraendo inoltre (inutilmente) 2 risorse al controllo del territorio. Oltretutto non si può pensare ad una pattuglia per ognuna delle zone 30 previste, poiché servirebbero quotidianamente centinaia di agenti adibiti solo a questo compito.

Dossi rallentatori o dissuasori.

I dossi rallentatori sono costituiti da moduli di gomma fissati al suolo e presentano degli inserti in elastoplastico rifrangente di colore giallo che ne permettono una maggiore visibilità.

Secondo le norme vigenti i dossi posizionati su strade con limiti di velocità pari o inferiori a 50 km/h devono avere una larghezza non inferiore a 60 cm e un’altezza non superiore a 3 cm, su strade con limiti di velocità pari o inferiori a 40 km/h devono avere una larghezza non inferiore a 90 cm e un’altezza non superiore a 5 cm ed infine su strade con limiti di velocità pari o inferiori a 30 km/h, la larghezza non deve essere inferiore a 120 cm e l’altezza non superiore a 7 cm.

Abbiamo cercato in rete ed abbiamo trovato costi di mercato di circa 50 euro per un dissuasore alto 5 cm e largo 50cm. Per una corsia urbana larga mediamente 2,80 metri, se anche ne mettessimo affiancati 5 per senso di marcia, staremmo parlando di 250,00 euro per corsia, ossia 500 euro in tutto. Che potrebbero raddoppiare se mettessimo una coppia di dissuasori ripetuti poco dopo per evitare la ripresa di velocità (secondo il codice quando i dossi sono installati in serie, la distanza tra un dosso e l’altro deve variare da un minimo di 20 metri a un massimo di 100 metri).
Stiamo quindi parlando di un costo molto contenuto, se paragonato alle altre soluzioni possibili.

Ricordiamo inoltre che l’uso di dossi artificiali, in base alla normativa vigente, è vietato sulle strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento; questa definizione include le grandi arterie di scorrimento e i viali principali delle città, che devono rimanere liberi per consentire un passaggio veloce e sicuro ai veicoli di soccorso in caso di emergenza, ma consente quindi l’installazione in tutte le strade non considerate a scorrimento veloce.

A nostro avviso, quindi, un deterrente è assolutamente necessario, per diminuire drasticamente il numero di morti sulle nostre strade. Quello dei dissuasori, con le risorse limitate a disposizione del Comune di Roma, appare forse la soluzione più praticabile. Sappiamo bene che questa misura, come tutte le decisioni che vanno a limitare la circolazione stradale (diminuendo ad esempio i limiti di velocità o sottraendo zone alla circolazione di veicoli, come le zone pedonali) vengono malviste da molti automobilisti. Ma bisogna focalizzarsi sul fatto che nel Lazio, nel 2023, si sono registrati 73 pedoni uccisi, un sesto di tutti i pedoni morti in Italia. Di questi, solo a Roma 42 persone hanno perso la vita attraversando la strada a causa della velocità dei veicoli o del mancato rispetto delle prescrizioni e dei divieti stradali. Una situazione non ulteriormente tollerabile, per risolvere la quale l’aumento di qualche restrizione non appare come un ostacolo insormontabile per gli automobilisti romani.


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