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A Genzano, “Io de stornelli ne saccio una gregna”

Sabato 27 nella Sala delle Armi di Palazzo Sforza Cesarini è stato presentato il libro promosso dalla Pro Loco ed edito da Cofine

Nell’ambito della rassegna “Petali di Primavera”, svoltasi dal 26 al28 aprile 2013, sabato 27 alle ore 18 nella Sala delle Armi di Palazzo Sforza Cesarini è stato presentato il libro Io de stornelli ne saccio na gregna, Roma, Edizioni Cofine, 2013, dei fratelli Mirco e Alessandro Gallenzi.

L’opera, che si inserisce nell’attività della Pro Loco di Genzano, custode del patrimonio materiale e immateriale, per la salvaguardia della memoria del dialetto locale, «è il frutto di una ricerca pluriennale, svolta sia sul campo, con interviste di prima mano a informatori locali, sia raccogliendo quanto era stato già edito in passato da studiosi di folclore, dialettologi o semplici appassionati», tutte pubblicazioni ormai di scarsa reperibilità, tra le quali il lavoro dei fratelli Gallenzi, testimonianza di come si possa concretamente salvare una lingua locale, vuole fornire uno stimolo per nuove leve di stornellatori ed essere il primo di una serie di libri dedicati alla documentazione del patrimonio culturale di Genzano, minato, come tutte le realtà congeneri, dal flusso ininterrotto e martellante di informazioni di carattere globale che rischiano di estinguere le radici di una società destinata così ad inaridirsi e a morire.

La realizzazione del libro si è resa possibile grazie alla convergenza degli autori, della Pro Loco di Genzano, della casa editrice Cofine di Roma e del Centro di documentazione della poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” entrambi nella persona dell’editore, poeta e studioso Vincenzo Luciani, il quale ha saputo apprezzare e confermare il valore dell’opera, anche alla luce della sua pluriennale esperienza sul campo, che, nello spazio di sette anni, lo ha visto autore o coautore di ben sette pubblicazioni sui dialetti dei 121 comuni della Provincia di Roma, tra cui anche Genzano, e di altri 20 comuni delle province di Frosinone e Latina.

Oltre a Mirco Gallenzi, il presidente della Pro Loco Massimo Sciattella, Vincenzo Luciani e la signora Adalisa Belardi che ha letto alcuni stornelli, era presente all’evento il linguista e poeta Claudio Porena, il quale, integrandosi con l’autore, ha illustrato sinteticamente la ricchezza di informazioni dialettologiche che si riesce ad estrapolare da un lavoro del genere.

Mirco Gallenzi è scrittore ed autore di diverse traduzioni dal russo, inclusi classici come i Demoni di Dostojevskij e Padri e figli di Turgenev. Ha scritto racconti e un romanzo (La Farsa) di ambientazione genzanese. Vive e lavora nei Castelli Romani, a ridosso della sua amata Genzano.

Alessandro Gallenzi è scrittore, poeta e traduttore dall’inglese, cofondatore della casa editrice londinese Hesperus Press e, successivamente, della Alma Books, che tuttora dirige. Nel 2012 ha pubblicato il suo ultimo romanzo Inter rail, in parte ambientato a Genzano.

I due fratelli Gallenzi sono autori anche di un Dizionario genzanese, di Note di grammatica, Raccolte di filastrocche e ninnenanne, proverbi e modi di dire, frasi idiomatiche, poesie, strofette e canzoni, indovinelli genzanesi, favole genzanesi, lavori condotti con notevole impegno, serietà e accuratezza metodologica, che li rende indubbiamente meritevoli di una pubblicazione integrale, senza riduzioni e decurtazioni, come ha rilevato lo stesso Luciani, il quale, intervenuto con un breve excursus su origini e caratteristiche dello stornello, ha simpaticamente omaggiato gli autori e i presenti con tre stornelli di sua composizione, lanciando contestualmente l’idea di un concorso per il migliore stornello. E ciò alla luce delle sue grandi potenzialità espressive, del il suo carattere eminentemente romano o mediano, accanto ad ottave, sonetti, villanelle, ballate, frottole, madrigali, ninne nanne, tarantelle ecc. che hanno variamente e su vari temi attraversato la storia della canzone romana dal Duecento ai giorni nostri.

L’oggetto di studio è dunque lo stornello, detto anche fiore per l’invocazione floreale che gli dà l’avvio, forma metrica cantata un tempo (fino a qualche decina di anni fa) per le strade, nelle trattorie o nelle fraschette, in sfide tra rivali o in contrasti tra innamorati, ma oggi relegati purtroppo a rare occasioni. Lo stornello consta generalmente di tre versi (nel libro sono testimoniati esempi anche di più versi) di cui il primo quinario (o endecasillabo) e gli altri endecasillabi, il primo e il terzo legati tra loro tendenzialmente da rima e legati al secondo tendenzialmente da semiassonanza e consonanza, non senza eccezioni, metriche e rimiche, dovute variamente a corruttele, interpolazioni, trascrizioni a orecchio, imperizia dell’improvvisatore (l’immentatore), ecc. In nota, vengono segnalati i loci critici, le varianti della tradizione, le proposte di emendamento e/o di integrazione, le fonti.


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