A spasso per Roma (14). La camiceria Bazzocchi: eleganza maschile dal 1907

Dio marino degli antichi greci, Tritone era figlio di Posidone ed Anfitrite e padre di due figlie. Una di queste si chiamava Pallas e fu uccisa dalla compagna Atena. Fu un incidente, dicono. Tuttavia il padre se ne sta, da circa quattro secoli, ben dritto e imponente a soffiare in una buccina, accomodato su una conchiglia sorretta dalle code di quattro magnifici delfini, rimasti da allora letteralmente a bocca aperta. Di fatto, ce lo mise il Bernini a far da fontana quando nel 1643 Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, decise di adornare lo spazio antistante il suo palazzo, la piazza Barberini. Grazie alla fontana del Tritone sonante, così chiamata al tempo per via del sibilo emesso dallo zampillo, quest’area suburbana iniziò ad essere animata da una vivace vita culturale e la piazza divenne ritrovo preferito degli artisti in visita a Roma. Oggi il Dio marino dà il suo nome alla via che ospita una delle più antiche botteghe artigiane, dove ancora si conserva una bandiera sabauda del 1908, perché in quegli anni le attività commerciali erano obbligate ad averla e tenerla pronta per essere esposta all’esterno durante la manifestazioni pubbliche. Stiamo parlando dell’antica Camiceria Bazzocchi, aperta da Roberto Bazzocchi nel 1907  al civico 141 di via del Tritone. A gestire l’attività c’è oggi la nipote di Roberto, Olimpia Bazzocchi, e racconta che “quando fu aperto il negozio il palazzo era appena stato costruito, si può dire che a piazza Barberini pascolavano le pecore, era una zona ancora considerata un po’ limitrofa…”

Questa bottega nasce proprio come camiceria su misura? – chiediamo.

Noi siamo ancora oggi quello che eravamo in apertura,  – dice Olimpia – quindi camicie su misura di base, poi c’era e c’è tutto quello che ruota intorno all’eleganza maschile. All’epoca si vendevano le ghette, a parte la cravatta e il farfallino che vendiamo anche oggi, poi i colletti da sparato che abbiamo ritrovato nei meandri del negozio, ne abbiamo uno proprio dell’epoca dell’apertura!

Cos’è un colletto “da sparato”?

È un colletto che viene confezionato principalmente per le camicie da frac. La camicia da frac viene fatta con una pistagnina dotata di un’asola dove si attacca il bottone preposto. Normalmente oggi facciamo la camicia col colletto già montato, all’epoca no, ma tutt’ora chi usa il frac continuamente, come i direttori d’orchestra che ci lavorano, preferisce sostituire il collo piuttosto che la camicia ogni mezza giornata.

Chi indossava le vostre camicie nei primi anni del ‘900?

Gli aristocratici, persone dell’alta borghesia…

Questo negozio ha attraversato due guerre mondiali…

Esattamente. Quando abbiamo chiuso per il Covid, abbiamo attaccato un foglio sulla serranda in cui dichiaravamo che dopo aver superato due guerre mondiali eravamo costretti ad abbassare la saracinesca…

Come vi siete ripresi dai momenti più difficili?

Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, mio nonno nascose una quantità importante di pezzi di seta pura per le camicie a casa, dentro agli scaldabagni, e questa seta permise poi la riapertura del negozio, perché all’inizio del dopoguerra non si trovava niente. In quel periodo, fare una camicia di seta sarebbe stato impossibile perché i tessuti erano introvabili, mio nonno invece li aveva! Così risorse l’attività, in quel primo periodo dopo la guerra comunque il negozio era come un mercatino di oggi, le persone portavano delle cose che mio nonno prendeva in conto vendita, gente che era costretta a disfarsi di beni personali perché aveva bisogno di liquidità… quindi qui al momento della riapertura si vendeva di tutto, poi con la camicia di seta nonno è riuscito a riportare il negozio a ciò che era inizialmente. Questi sono i miei ricordi dei racconti di mio padre e di mio nonno…

Che ruolo ha avuto questo negozio nella sua vita?

Guardi io ricordo in modo molto chiaro: da piccola venivo qui a piedi con mia mamma perché abitavamo a passeggiata Ripetta, facevamo una passeggiata fino al negozio e mi metteva seduta qui sul bancone. Questo negozio è un pezzo di storia di Roma ed è al tempo stesso la mia storia. L’abbiamo salvato e difeso più volte con le unghie e con i denti.

Qual è l’indumento mai passato di moda?

La camicia!

È cambiato il modo di indossarla?

Noi lavoriamo su un modello che ho sempre preservato, naturalmente l’abbiamo rivisto e corretto in base alle epoche e allo stile che cambia, ma di base esiste sempre il modello che tirò fuori mio nonno, in base a questo noi tutt’ora confezioniamo le nostre camicie.

La fantasia più richiesta?

Oggi la tinta unita, il classico, i pastelli… Certo poi c’è sempre qualche persona più stravagante per cui noi abbiamo anche tessuti con disegni particolari. Lavoriamo comunque solo tessuti nostri e sono 100% puro cotone.

Si vendono ancora cilindri e bombette?

Si, la bombetta si vende ancora! Noi vendiamo ancora sia cilindri che bombette! La bombetta viene oggi utilizzata anche come cappello da passeggio, sia dall’uomo che dalla donna. Le ghette invece non si usano proprio più. Ma non si sa mai, la moda gira e torna sempre.

Avete avuto clienti illustri…

Moltissimi! Qui veniva Re Farouk che faceva fare le camicie su misura per una delle figlie che andava a cavallo. Burt Lancaster ogni volta che veniva a Roma mandava in negozio il segretario e poi mamma andava all’Excelsior a prendergli le misure. Poi tanti artisti del Sistina, Renato Carosone veniva per i papillon, il pittore Mario Schifano, il mago Silvan… Poco prima che scoppiasse la pandemia, sono venuti Arbore e Boncompagni, Montesano, tanta gente dello spettacolo transita tutt’ora in questo negozio.

Molti politici anche! – interviene, seduto alla cassa, il marito della signora Bazzocchi.

Ad ogni modo – replica Olimpia – chiunque entra per me è importante: è un cliente.

I cittadini romani comprano oggi camicie su misura?

Si certo.

Più romani o più turisti?

Il turista è affascinato dal negozio, molti vengono a visitarlo come fosse un museo, poi magari trovano qualcosa che gli piace e la comprano. Molti ci dicono che gli sembra, entrando, di tornare indietro nel tempo, all’epoca della dolce vita. Qui l’arredo, a parte qualche dettaglio, è rimasto com’era. Certo meriterebbe un restauro, non solo il mobilio ma anche l’insegna esterna, purtroppo però i tempi non ce lo consentono. La nostra insegna è stata indicata, nel libro “Negozi d’epoca” conservato nella Biblioteca Storica Capitolina, come raro esempio di liberty floreale rimasto a Roma.

 

“Il modo di vestirsi è una preoccupazione sciocca. Ma è molto sciocco per un uomo non esser ben vestito.”

Lord Chesterfield

 

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