A spasso per Roma (15). La Gelateria Fassi

Cinque generazioni di maestri artigiani

Piazza Vittorio Emanuele II è la più grande piazza porticata di Roma. Per realizzarla, subito dopo l’Unità d’Italia, dovettero lavorarci un bel po’. Misero via il vecchio cimitero “scellerato”, dov’erano sepolti schiavi, malfattori e assassini, e fecero sparire chiese, strade, ville. Tra queste ultime la Villa del Marchese II di Palombara, della quale è stata lasciata in piedi una porta. Perché era magica. Non stiamo mica scherzando, le cose andarono più o meno così. Il Marchese ospitava spesso alchimisti, scienziati, maghi, tutti alla ricerca della “pietra filosofale”. Non si offenda Harry Potter, ma qui è dal 1600 che si è risolta la questione. La ricerca della formula per la trasformazione dei metalli in oro si fermò quando uno sconosciuto, dopo una notte passata nella villa, fu in grado di compiere la Grande Opera e sparì per sempre passando da quella porta. Il Marchese vi trovò al mattino un mucchietto di pagliuzze d’oro purissimo a testimoniare l’avvenuta trasmutazione alchemica ed un foglio pieno zeppo di formule magiche. Nessuno riuscì però a decifrarle e lui decise di consegnarle al mondo incidendole sugli stipiti, sull’architrave, sul frontone e sulla soglia della famosa porta.

Ora, se volete, potete restare nei giardini di piazza Vittorio e tentare anche voi, oppure potete seguirci, abbandonare il porticato e raggiungere il palazzo che Giovanni Fassi fece costruire per ospitare la più antica gelateria di Roma: il palazzo del freddo di Via Principe Eugenio. Al timone di questa grande azienda di famiglia c’è oggi Andrea Fassi, e visto che Wikipedia non ci basta, lui gentilmente risponde a tutte le nostre domande:

La gelateria Fassi apre nel 1880, dove si trovava esattamente?

La prima sede era un piccolissimo negozio a piazza Navona. – dice Andrea – All’inizio del Novecento il mio bisnonno si spostò in via Piave dove poi ebbe successo. Lui era pasticcere ed aprì una pasticceria-gelateria ed il gelato era un prodotto di nicchia estivo. Nel 1927-1928 costruì il Palazzo del freddo dove prima esisteva solo il piano della gelateria ed era una semplice rimessa per carrozze. Lui la comprò e ci costruì il palazzo che è ancora oggi la nostra sede.

Dunque il tuo bisnonno era un pasticcere e il negozio nasce come pasticceria?

Si, lui era pasticcere ma aveva un carretto di ghiaccio e birra e l’estate faceva le granite.

Hai detto proprio ghiaccio e birra?

Si perché al tempo la birra si teneva nel ghiaccio per mantenerla fredda ed i miei trisavoli, con la quantità in abbondanza di ghiaccio che avevano, iniziarono a fare le granite.

Puoi raccontarci qualcosa di più del fondatore della gelateria Fassi?

Il fondatore, Giovanni Fassi, veniva dal nulla… Aveva soltanto questo carretto ed era indebitato con l’azienda Peroni per la birra. Solo negli anni successivi, grazie al successo ottenuto in via Piave, il mio bisnonno riuscì a ripagare il debito con la Peroni.

Era un uomo geniale, se ci pensi, fare una gelateria di 700 mq cent’anni fa, in cui si vendeva solo gelato, perché il Palazzo del freddo è dedicato solo al gelato, è stato lungimirante.

Che tipo era?

Era molto ironico, è morto a 97 anni e fino a 96 era vispo e pimpante. Aveva molta manualità, la sua vera arte era la pasticceria, sapeva lavorare le materie prime. Aveva poi un forte desiderio di rivalsa sociale. Fece un lavoretto da garzone presso la Casa Reale, nelle cucine del Re, ma tanti anni dopo vi rientrò in qualità di Maestro gelatiere e proprietario del Palazzo del freddo, perché gli commissionarono delle torte e dei dolci per l’intera corte.

Raccontava mio nonno che allora Giovanni disse “sono uscito da servo e rientro da padrone!”. Sul Palazzo del freddo, se guardi la terrazza, ci sono due statue, lui le ha volute lì perché hanno entrambe un braccio davanti agli occhi. Era convinto che questo fosse il punto giusto per la gelateria, che avrebbe avuto la fila di clienti fuori e che il sole avrebbe dato fastidio a chi era in fila! E, per l’appunto, visto che il sole batte qui fino alle 11 del mattino, noi apriamo a mezzogiorno!

Cosa gli chiedeva il re Vittorio Emanuele III?

Che io sappia gli chiese delle torte per un grande ricevimento ma anche le Caterinette che sono un nostro prodotto tipico. Si tratta di un prodotto fatto dal mio bisnonno cent’anni fa, poi un po’ ripreso anche dalla Algida con la Viennetta, perché è in forma di tronco. Le Caterinette erano delle sarte rivoluzionarie francesi che portarono avanti l’emancipazione femminile. Lui difendeva i diritti ed il valore delle donne della sua famiglia, perché la madre e la moglie lo aiutarono a fondare il suo impero, e dedicò alle Caterinette, quindi a tutte le donne forti, questo gelato.

Inventò anche, assieme al suo primo figlio, non mio nonno ma suo fratello Salvatore, che morì giovane, il telegelato Giuseppina. Il telegelato fu il primo gelato da asporto d’Italia. Loro compravano il ghiaccio sintetico, lo mettevano in apposite confezioni ed i romani già negli anni ’50, venivano in gelateria e, per poche lire in più, avevano la possibilità di avere il gelato da asporto. Abbiamo infatti cartoline da tutta Italia e poi anche dall’Europa di persone che col treno o con la macchina venivano a prendere da noi il gelato per portarlo ovunque. Una cosa meravigliosa, è stata la prima forma di delivery.

Quando abbiamo iniziato a mangiare il gelato camminando? Il cono gelato?

Diciamo che da noi già negli anni Trenta del 1900 si usava ma la vera moda in quegli anni era sedersi e mangiare la coppa gelato con la panna. Il boom del cono c’è stato negli anni ’60 e ’70.

I primi gusti?

Ne facevamo solo 7. Crema, nocciola, pistacchio, zabaione, cioccolato, e due o tre frutti di stagione.

Il tuo preferito?

Lo zabaione

Quale consiglieresti?

Da noi, tutti i classici ma anche il mango tra i nuovi.

Quale ruolo ha avuto la gelateria nella tua infanzia?

Nei primi anni vivevo proprio nel Palazzo del freddo, poi ho vissuto all’estero ma dopo la laurea, quando sono tornato dall’Australia ho aiutato la mia famiglia a gestire i franchising che abbiamo in Corea ed in Cina, ho iniziato a dare una mano e poi sono rimasto incastrato qui… e sono diventato Amministratore Delegato dell’azienda.

Cosa avresti voluto fare?

Sono laureato in scienze politiche ma all’interno della gelateria c’è una sala chiamata Giuseppina, in onore della mia bisnonna, questa sala è diventata un’aula di scrittura creativa della scuola di scrittura Genius. La scuola è stata fondata da me ed altri cinque editor. Abbiamo decine di borsisti per i corsi di scrittura creativa e podcast. Ecco, a me sarebbe piaciuto vivere nel mondo della scrittura, ma in fondo lo sto facendo. Sta per uscire un mio libro, il titolo è “Papille” ed è la storia di un critico gastronomico che perde l’utilizzo delle papille gustative a causa di uno Chef suo nemico e deve recuperare il senso del gusto attraverso gli altri sensi

Sul sito dell’antica gelateria Fassi, c’è il link alla scuola di scrittura di Andrea, e siccome questa storia può essere raccontata meglio di così, noi di Abitare a Roma siamo andati a dare un’occhiata… Ci hanno incollato allo schermo queste tre righe: “Che cosa succede quando un gruppo di docenti di scrittura, editor, scrittori, giornalisti, film maker incontrano uno chef del gelato?”  https://storygenius.it/chi-siamo/

 

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  • Si sa, le persone vanno in Italia per tante ragioni, ma quando ci restano è per le solite due.
  • Quali?
  • Love & gelato

Jenna Evans Welch (Love & Gelato, romanzo e film Netflix 2022)

 

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