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Al MAXXI la mostra è “Bellissima”!

Un storia lunga vent'anni viene raccontata del museo di Zaha Hadid

Dalle Sorelle Fontana a Mila Schön passando per Sarli, Capucci, Gattinoni, Fendi, Balestra, Galitzine, Valentino. E ancora Emilio Schubert, Germana Maruccelli, Simonetta, Balestra, Biki e Pucci. Vanno scritti e letti così, tutto d’un fiato, il nomi dei protagonisti di “Bellissima”, la mostra che da oggi fino al prossimo 3 maggio sarà visitabile al MAXXI di Roma.

L’italia dell’alta moda 1945 – 1966, recita il sottotitolo dell’esposizione che ricompone, raccontandola, la policroma immagine della moda italiana attraverso le storie dei suoi protagonisti. Il ventennio in mostra rappresenta in assoluto il periodo più fiorente della moda Made in Italy, poiché fu dal secondo dopoguerra in poi che si gettarono le basi che avrebbero formato e consolidato il carattere italiano divenuto in seguito così famoso nel mondo.

Due modelli Valentino sulla scalinata dell’Archivio Centrale di Stato, foto Federico Garolla, Roma, 1958
Due modelli Valentino sulla scalinata dell’Archivio Centrale di Stato, foto Federico Garolla, Roma, 1958

Fu quello il ventennio in cui ogni cosa finiva semplicemente per essere innovativa e segnava una rottura con un passato ormai da dimenticare, il grafismo del bianco e nero, gli abiti da cocktail, le splendide creazioni da ballo, il cromatismo anni ’60, fino agli abiti intramontabili della Roma Hollywoodiana.

Attraverso l’allestimento essenziale e contemporaneo dell’architetto Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, “Bellissima” mette in scena una selezione di 80 abiti di autori che hanno costruito l’identità della moda italiana, evidenziandone temi e tratti distintivi.  C’è l’abito creato dalle Sorelle Fontana per Ava Gardner, ci sono gli abiti amati da Anita Ekberg, Ingrid Bergman, Lana Turner, Kim Novak e Anna Magnani. Proprio ad Anna Magnani e Luchino Visconti strizza l’occhio il nome datto alla mostra.

Valentino, abito da sera in raso, linea a toga, interamente bordato con un ricamo di paillettes e strass, indossato da Jacqueline Kennedy Onassis, autunno/inverno 1967-68
Valentino, abito da sera in raso, linea a toga, interamente bordato con un ricamo di paillettes e strass, indossato da Jacqueline Kennedy Onassis, autunno/inverno 1967-68

Abiti che nelle sale dalle linee futuristiche e sinuose del Maxxi dialogano con le opere di Lucio Fontana, Alberto Burri, Paolo Scheggi e Massimo Campigli, e ancora Carla Accardi e Giuseppe Capogrossi, testimonianze della sperimentazione e della grande vitalità creativa di un’epoca eccezionale, mentre le creazioni iconiche di Bulgari e la performance vb74 di Vanessa Beecroft sul tema dell’identita femminile, specificamente studiato per la mostra, fanno il resto. In vb74 un gruppo di donne mette in scena la ritualità legata all’essere e all’apparire. Il pubblico è coinvolto in un confronto diretto, teso ad annullare i limiti che separano la scena dallo spettatore

Fendi, cappotto doppio petto in visone con lavorazione chevron in tre colori alternati per la parte superiore e bianco assoluto a fasce orizzontali per quella inferiore unita da una zip, autunno/inverno 1960-61

La moda è l’attrice principale di un film in cui recitano anche fotografia, architettura, cinema e teatro, tutte quelle arti che hanno vissuto la propria epoca d’oro nel secondo dopoguerra. Bulgari diventa main sponsor della mostra dopo la riuscitissima partnership con Altaroma, e tra le sue creazioni più famose è presente anche la collezione “Serpenti”. All’inaugurazione le direttrici di Vogue Italia e Vogue America, Franca Sozzani e Suzy Menkes. Molto più che positivo il giudizio della Menkes che dalle pagine del suo giornale racconta di una mostra perfettamente riuscita, elettrizzante e intelligente grazie al lavoro svolto dai curatori Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi.

“L’esposizione è suddivisa in 8 grandi aree tematiche; nella sezione “Bianco e Nero” c’è una meravigliosa pelliccia anni ’60 di Fendi, in visone, che scommetto essere una creazione di un giovanissimo e sconosciuto Karl Lagerfeld”. Parola sua, come si fa a non crederle?


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