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Alemanno. La sentenza senza omissis

Alemanno, Sindaco di Roma, fu mandato via dagli elettori per corpose ragioni di malgoverno – di qui il soprannome Aledanno – ben prima dei suoi guai giudiziari. Ieri la Cassazione lo ha ASSOLTO dall’accusa più grave – la corruzione per la gara d’appalto sulla raccolta differenziata – PRESCRITTO per l’ipotesi di corruzione nella vicenda del pagamento dei debiti Ama (bisognerà quindi leggere il dispositivo della sentenza relativo per vedere se il reato sussisteva o meno) e CONFERMATO nella condanna di sei mesi per l’accusa di finanziamento illecito. I giudici, inoltre, “hanno disposto – dice l’Ansa – un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena e che riguarda il capo di accusa riqualificato con la fattispecie del traffico di influenze illecite e che riguarda lo sblocco dei pagamenti Eur Spa”.

La comprensibile gioia di Alemanno è per aver evitato il carcere ove l’accusa più grave fosse stata confermata dopo i primi due gradi di giudizio che l’avevano sentenziata.

Giorgia Meloni esulta: “Siamo felici dell’assoluzione di Gianni Alemanno, a cui va il nostro abbraccio. Eravamo convinti della sua estraneità e abbiamo sempre avuto fiducia in lui”. Con lei vari esponenti della destra e non solo. Dimentichi dell’intera sentenza. Da quelle parti è più che naturale.

Non è naturale, invece, che anche nel centrosinistra romano qualche suo esponente come Roberto Morassut sottosegretario dem all’Ambente parli solo dell’assoluzione che, secondo lui, cambierebbe addirittura “le chiavi di lettura della storia politica recente della Capitale.” (Roma Daily news). Segno dei tempi non proprio belli che si stanno addensando sul tema giustizia e moralità.

In altri paesi europei occidentali per molto molto meno i politici protagonisti di vicende simili scompaiono dalla politica. Qui da noi, invece, ricicciano spacciati da eroi vittime della mala giustizia.


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