Municipi: , | Quartiere:

Baobab experience: quello che rimane dopo la chiusura del centro di accoglienza di via Cupa

I cancelli sbarrati dai quali, sbirciando con attenzione si possono intravedere, dalle fessure, i resti e le macerie dei lavori di chiusura e alcuni graffiti scoloriti sono, fisicamente quello che rimane delle grande esperienza del Centro di Accoglienza “Baobab”. Ad accogliermi c’è Andrea, uno dei coordinatori del centro di accoglienza, profondo conoscitore della struttura e veterano nel settore.

Il Baobab di via Cupa, prima di diventare quello che l’ha reso celebre in tutta la capitale, era una vetreria, e prima ancora una cartiera, ma è solo dai primi anni 2000 che comincia a reinventarsi centro multiculturale prima, e di accoglienza poi, quando una cooperativa di migranti decise di gestirne la destinazione economica. Da quel momento comincia una storia di accoglienza, bella e complessa, fra tante difficoltà ma scandita dalla straordinaria solidarietà dei cittadini romani, fin quando lo scandalo di Mafia Capitale macchiò irreparabilmente il mondo delle cooperative.

“Tu c’hai idea di quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno” commentava Salvatore Buzzi al telefono, ma qui al Baobab le cose sono andate in modo diverso.
Baobab via cupa immigrati rifugiati Nel casermone colorato e rumoroso di via Cupa nessuno ha mangiato niente su nessuno, se non degli ottimi zighinì sotto il sole cocente di un flusso costante e silenzioso di anime alla ricerca di un’esistenza dignitosa.
Il 12 maggio del 2015, il flusso migratorio interno alla città aumentò e confluì verso la stazione Tibutina, dopo la chiusura della struttura di Ponte Mammolo e il Baobab cominciò a ritagliarsi quello spazio che lo renderà il centro di accoglienza più famoso della Capitale, arrivando ad accogliere complessivamente circa 37000 persone, prevalentemente eritrei, etiopi e libici, anche fronteggiando situazioni di emergenza, come quando i volontari dovettero far fronte alla gestione di 900 unità, in una struttura che aveva poco meno di 200 posti letto.

Baobab

Non c’è più nessuno ora, dal 6 dicembre, giorno in cui il commissario Tronca dispose la chiusura del centro per “riassegnazione a privati delle strutture”.
Baobab cancello dettaglioIl motivo dato ai media, quello ufficioso, fu l’allarme suscitato dalle stragi del Bataclan, a Parigi, qualche giorno prima.
Faranno un centro commerciale o un parcheggio forse, forse affitteranno i locali ad altri enti, ma quello che rimane della “Baobab experience” è un esempio puro e spontaneo di accoglienza, in una capitale europea nella quale la risposta dell’amministrazione è stata tardiva quando non inesistente del tutto, e nella quale la volontà di centinaia e centinaia di cittadini ha sostituito a pieno il ruolo politico e governativo del Campidoglio.

Baobab cancello chiusoVia Cupa rimarrà chiusa ma i volontari del Baobab, attraverso la loro pagina Facebook, fanno sapere che non hanno intenzione di smettere di fornire assistenza ai migranti in transito, a costo di sostituire l’intero dipartimento delle politiche sociali.

Lo sgombero ha fatto si che le decine di ospiti rimanenti nel centro venissero ricollocati in alcuni enti minori, laici e non, ed è avvenuto in un momento, l’inverno, nel quale il flusso migratorio era drasticamente minore, se non fermo del tutto. Con l’arrivo dell’estate, chiaramente gli sbarchi riprenderanno e Roma, con una nuova amministrazione, dovrà rispondere alle esigenze che fino ad ora ha fatto finta di non ascoltare.


Questo articolo è stato utile o interessante?
Sostieni Abitarearoma clicca qui! ↙

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scrivi un commento