Camorra, ‘ndrangheta, Cosa nostra, i baresi e la malavita locale alleati per il controllo della droga

61 cosche si spartiscono traffici, zone e attività a Roma dal litorale alle periferie. I dati in un'intervista al capo della Mobile Vittorio Rizzo

“Camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra, i baresi e la malavita locale: Roma è solo un gran mercato per fare affari – così Vittorio Rizzo, capo della squadra mobile, descrive la situazione romana in un’intervista rilasciata a Paola Vuolo de Il messaggero e pubblicata il 3 gennaio 2009.

”Negli anni –spiega Rizzo – abbiamo censito 61 cosche, 25 della ’ndrangheta, 17 della camorra e 14 di cosa nostra, poi ci sono i baresi. Questi clan si sono radicati nel territorio a macchia di leopardo: i napoletani da Ostia al basso Lazio, ma anche a Ciampino e a Centocelle; i siciliani sul litorale; i calabresi al Flaminio alla Borghesiana e a San Basilio, ma ci sono delle presenze anche sul litorale. Mentre le bande storiche della malavita romana, come ad esempio quelle di ex affiliati della banda della Magliana e altri gruppi hanno il loro quartier generale tra Testaccio, Trastevere l’Appia, la Romanina, la Tuscolana, l’Anagnina e Tor Bella Monaca.”

Sembra che i tempi della guerra tra bande rivali per garantirsi l’esclusiva sui traffici a Roma sia finita, meglio la pace o un’ancor più proficua alleanza per accollarsi tra più clan i rischi economici derivati dalla perdita della merce.

”La criminalità organizzata romana è specializzata nell’usura, nell’estorsione e nella rapina – dice Rizzo – soprattutto le rapine le compiono solo i romani, perché, per avere un minimo di possibilità di sfuggire ad un inseguimento delle forze dell’ordine dopo una rapina, bisogna conoscere benissimo le vie di fuga. Il denominatore comune delle varie organizzazioni criminali è invece la droga. I clan fanno cartello, imitano il modello colombiano, perché un carico di droga ha costi elevatissimi.”

Rizzo illustra anche le linee d’azione della polizia: “stiamo monitorando i reinvestimenti dei capitali nelle attività commerciali di gruppi che appartengono a mafie storiche del nostro paese che prevalentemente operano nel narcotraffico, ma che non disdegnano di controllare bische e night mercato. Questi tentativi di penetrazione criminale sono fortemente e adeguatamente contrastati, c’è collaborazione e cooperazione anche con le polizie internazionali. La linea strategica voluta dal questore Giuseppe Caruso e dalla Direzione distrettuale antimafia è quella di aggredire i patrimoni delle organizzazioni criminali, con la forza di coordinamento che dà impulso all’attività investigativa. Perché a Roma, il controllo del territorio ce l’ha lo Stato”.


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