C’era l’Antica via Collatina (5): Via Salviati

La “Regina di Tor Sapienza”

Eriona conosce la via Collatina a memoria, e i quartieri che la consolare attraversa. La chiamano la regina di Tor Sapienza, anche se lei è albanese. Sa tutto dei campi rom e dei roghi tossici. Eriona è stata una studentessa nel collegio per fuorisede di Casal Bertone. Si è laureata in giurisprudenza. Ora è una brillante avvocatessa di Durazzo. Ha seguito da vicino le vicende delle periferie est: dalle ingiunzioni nei confronti dei rottamatori fino agli incendi dolosi di materiali plastici.

Le avevano proposto tanti insediamenti rom, prima di vincere il concorso e l’alloggio: Casilino 700, Casilino 900, Via di Salone, La Rustica, Via Salviati.

Aperti 24 ore su 24. Luoghi del non ritorno. Baraccopoli infernali. Con spaventose condizioni di vita, sovraffollamento ed emergenze sanitarie.

Ne hanno scritto e detto di tutti i colori, su questi insediamenti.

Ma lei ha resistito e finalmente ottenuto il posto regolarmente a Casal Bertone, nell’appartamento sopra la biblioteca. Ci raggiunge nel quartiere Tor Sapienza: all’orizzonte la torre piezometrica, e i ruderi di un’antica vaccheria, come se fossero le ultime orografie prima del nulla cosmico.

Abbiamo tempo per un breve pranzo, in un’antica stazione di posta. A fianco scorrono le acque dell’Acquedotto Vergine, in un tratto visibile all’interno del giardino. Adesso è una locanda con ottima cucina. Atmosfera shabby chic. Dolci e caffè deliziosi.

Eriona ci racconta che aveva un’amica, nel campo rom di via Salviati. Non ricorda più nemmeno il volto. Camminava lungo queste lame di asfalto. Una delle tante ragazze senza nome, senza identità, senza memoria. Una volta l’ha incontrata in via Collatina vecchia, vicino alla lapide dell’acquedotto Vergine. Si sono incrociate con lo sguardo ma non si sono riconosciute. Faceva freddo quella sera, pioveva. Poi la ragazza è salita dentro un furgone in mezzo alle pozzanghere, ed Eriona non l’ha più vista. La sta ancora cercando.

Qui non c’è traccia né della sua amica né della vecchia consolare. Il percorso dopo la Marranella risale il versante orientale per poi ridiscendere nell’ampia bassura del Fosso di Gottifreddi. In corrispondenza di questo settore, la sede stradale era interamente lastricata da grosse scaglie basaltiche di forma poligonale. Il tracciato a questo punto si mantiene costantemente a nord dell’Acquedotto Vergine.

“La Carta dell’Agro segnala la presenza di un pezzo stradale appartenente all’antica via Collatina, oggi non più visibile perché ricoperto da quello moderno. È stato rinvenuto durante saggi effettuati per la messa in opera di collettori fognari nella borgata. C’era anche una struttura con paramento in opera reticolata e un cunicolo ad essa sottostante, collegati molto probabilmente a un ramo dell’acquedotto Vergine.”

“E gli scavi di via degli Armenti?”

“Vi ripeto, nulla è più visibile.”

Eriona è convinta che noi non siamo legati a questo tipo di linearità o di efficienza, più abituati alle buche, alle voragini. Come se vivessimo sospesi sul vuoto, senza saperlo. I tratti della Collatina erano ipnotici, perfetti. Una realtà che connetteva tutto: città, culture, commerci. Ma ormai potrebbe essere nient’altro che una fantasia. Un espediente letterario. Un’invenzione. Forse non può essere compresa nemmeno in termini razionali, come se parlasse una lingua diversa. Fatta di simboli e racconti mitologici.

Via Salviati

Siamo partiti per la bidonville a piedi. La locanda del fornaio è una specie di barriera, un confine oltre il quale la realtà diventa quasi incomprensibile. Il nostro viaggio si evolve in un cammino verso l’ignoto, dentro un mondo opaco, che in alcuni tratti è addirittura rischioso.

Adesso la nostra via si è trasformata in via Salviati, per un misterioso calcolo toponomastico.

Via Collatina, via Collatina vecchia, via Salviati. Il marciapiede, ormai scomparso, l’hanno convertito in una striscia pericolosa tra la ferrovia e l’asfalto. Lungo l’Acquedotto Vergine, in questo punto visibile e recintato, possiamo ascoltare il suono dell’acqua che arriverà fino a Fontana di Trevi, a piazza di Spagna, al campo Marzio. Ma è un idillio che dura poco. A cento metri si è formata una piccola baraccopoli, fiore all’occhiello del cavalcavia Togliatti. Da cui viene gettato di tutto: scarpette, borsette, libri. Invece da via del Flauto – strada senza uscita e transennata – ci scaricano i rifiuti ingombranti, preludio dell’accampamento che dà il benvenuto poco più avanti.

È una bellissima giornata di febbraio, intorno a noi il solito traffico spietato, da Mania etrusca. Ormai gli automobilisti si sono assuefatti a questo genere di strutture, l’aria condizionata inizia ad alleviare le inquietudini, tutti incastrati nei cubilotti di metallo e plastica, mentre il resto diventa un lungo sentiero di fuoco e catrame. Secondo una delle teorie di Eriona i rom di via Salviati hanno tentato di neutralizzare le possibili incursioni di quelli dei laghetti di Salone, sempre lungo il vecchio tracciato della Collatina. Sono stati sgomberati più volte nel corso di decenni, senza troppe precauzioni civili. Molti si sono dispersi dove hanno potuto, molti altri sono stati rimpatriati nei sobborghi di guerra, dove vivono in situazioni di degrado e pericolo, tra palazzi diroccati e cartelli che ammoniscono: attenti alle mine.

Almeno da noi i cartelli che vedevano comunemente erano: sito archeologico, oppure attenti al cane, che era quasi sempre il cane dell’autodemolitore.

L’irruzione delle forze dell’ordine interrompe comunque un negativo rapporto di integrazione con il quartiere, e i progetti che avevano come obiettivo l’inclusione scolastica sono miseramente falliti.

Dal polo industriale ai roghi tossici

Tor Sapienza è un affascinante snodo metropolitano che dovrebbe collegare la periferia con il centro storico. Ma nei dintorni di questo distretto sono nate fabbriche enormi, alcune ancora in attività, che hanno creato una specie di periferia di enclave. Un livello arcaico di urban divide. Divario urbano. Già nel 1925 la Camera di Commercio individuava le potenzialità di una concentrazione industriale nel quadrante est della città. Invece c’è come un senso di smarrimento, nel territorio: qualche capannone in disuso, terra rovesciata, Eriona nel paese dei roghi tossici. Via Salviati. Questo è oggi via Collatina antica.

Anche se il campo risulta in teoria già sgomberato si stanno formando nuovi nuclei e nuove baracche, pertanto è impossibile districarsi in questo trittico spossessato.

Molti zingari hanno resistito nell’incessante e intenso ciclo della miseria umana che ogni suburbio genera. Eriona ci ha segnato sulla planimetria un luogo con il nome latino di hostis, straniero, nemico. Noi diciamo diverso: Casale di Boccaleone.

Un casale fiancheggiato da una palazzina moderna, ormai spoglia e incongrua. Alcune associazioni, insieme a numerosi disoccupati, hanno occupato lo stabile tantissimi anni fa, per iniziare la ricostruzione allo scopo di salvaguardarlo, visto il consueto immobilismo delle varie amministrazioni.

Adesso sembra connotato da un’atmosfera sinistra, quasi astronomica. Per alcune dispute legali, è stato esposto a saccheggi e deprivazioni. Ma è una pratica piuttosto comune quella di rinunciare a rendere i ritrovamenti archeologici beni culturali fruibili: mancano sempre i fondi, poche le strutture ricettive, e l’unica soluzione è di nuovo interrare le aree archeologiche, oppure abbatterle come è successo a Casal Bertone, a Casal Bruciato, a Largo Preneste e chissà dove altro. Lasciare che sia il tempo storico a decidere il destino di questi luoghi. Spesso è anche una questione di fortuna e sì che i Romani hanno sempre guardato la dea bendata dai tempi antichissimi, promuovendola a divinità.

Dove un tempo c’erano ettari di campagna e boschi sacri, sono sorti quartieri dormitorio e centri commerciali, sbancamenti e discariche, in barba a vincoli paesaggistici e archeologici. Non si fa in tempo a protestare contro una discarica che dietro le spalle spuntano dal nulla palazzoni grigi come alveari e allacci fognari sulle antiche marrane.

Passeggiando per via Salviati non si ode più lo scorrere dell’acqua Vergine, che da Salone costeggia la nostra Collatina. Ma solo le voci delle donne rudari, nella loro lingua incompresa, le grida dei bambini bisunti che giocano fra pneumatici e biciclette sventrate. Sconfinati, tra la torre Piezometrica e il casale abbandonato di Boccaleone. Qualche scoppio, verso il parco della Cervelletta. Una bombola che rotola lungo la strada, testimonianza di un messaggio cifrato alle anime della Serenissima. Ormai diventate appunto gas invisibili, scomparse nel nulla.

Il primo insediamento di via Salviati risale a un progetto del 1994. È un campo nomadi autorizzato dal sindaco Rutelli, con una presenza limitata: gli assegnatari hanno case, alberi e condizioni di vita dignitose. La situazione precipita con il trasferimento di un gruppo di etnia serbo-bosniaca dell’ex Casilino 900. Nasce così Salviati-2 per distinguerlo da quello esistente. Salviati bifronte. Come Giano bifronte. Presiede a tutti gli inizi, a tutte le soglie, materiali e immateriali. Custode di ogni forma di passaggio e mutamento.

Ormai è diventato un enorme panetto di cemento congelato, con alberelli fittizi, un paio di macchine della polizia municipale a presiedere le soglie. Ogni tanto si vede qualche rogo tossico. I cittadini chiamano le forze dell’ordine. Chiedono controlli. Interventi. Il Patto per la Terra dei Fuochi, sottoscritto dal Ministero degli Interni nel 2013, prevede il superamento dei campi rom. A due passi c’è l’ufficio immigrazione. La questura. Le fabbriche dell’antropocene. Eriona dice che i sogni, le visioni e i demoni, qui vivono di vita propria. Come i Polibromo difenil eteri. PBDE. Sono stati monitorati qualche anno fa dall’Arpa Lazio. Era un’estate torrida, afosa. Le centraline sembravano liquefarsi.

E come sono andati i risultati, le chiediamo.

“Arriviamo al Parco della Cervelletta e vi spiego quella campagna.”

Eriona osserva il rettangolo della baraccopoli. Salviati bifronte. Protettore di un inizio.

E di una fine.

 

Stefano Marinucci

 

 


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