Chi era Boris Pahor

A 108 anni ieri 30 Maggio 2022, se n’è andato Boris Pahor. partigiano sloveno, deportato per motivi politici in diversi Lager nazisti, scrittore della Resistenza antinazifascista e della Memoria. I nazisti non l’hanno ucciso, nonostante ci avessero provato in varie occasioni e così lui ha avuto tutto il tempo – dopo quel per niente desiderabile tour in ben sei Lager nazisti di raccontarci la sua storia e quella, più grande, del suo Paese (ma anche del nostro) trasformandosi in scrittore di fama mondiale.

Nato a Trieste nel 1913, Pahor è considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei Lager nazisti, raccontata in “Necropoli”, uno dei suoi libri più famosi. Ma Pahor è considerato anche uno dei più implacabili e precisi nemici delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste, durante il regime fascista.

Boris Pahor è stato testimone in prima persona delle tragedie del Novecento, ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue, tra cui, insieme a “Necropoli” “Qui è proibito parlare”, “Il rogo nel porto”, “La villa sul lago” e ”La città nel golfo”. Lui, “cimice” come tutti gli slavi d’Italia, così li definivano in maniera dispregiativa i fascisti, fu testimone a soli sette anni del rogo del Narodni Dom (la Sede dell’Associazione degli sloveni triestini) per mano degli squadristi, delle discriminazioni etniche, ma anche della Resistenza e del dramma dei Lager e poi del faticoso ritorno alla vita, dopo la guerra.

Fu anche un sopravvissuto della “spagnola”, (epidemia che fece milioni di morti, come la Prima guerra mondiale e che, a dispetto del nome, arrivava da Oriente) e della guerra in Libia finì in Sanatorio. Ma furono i Lager l’esperienza-chiave, per Pahor. “Entrare nei campi di concentramento tedeschi” – passò per Natzweiler, Markirch, Dachau, Nordhausen, Harzungen e Bergen-Belsen – “era una condanna a morte, loro non lo dicevano però la verità è che si moriva, e prima di tutto per fame”, aveva rievocato l’anno scorso in una delle sue tantissime interviste.

Pahor, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, era rimasto sempre lucido, malgrado l’età, come lo fu nei decenni passati, quando si espresse senza mezzi termini sia contro la Jugoslavia, che perseguitava gli slavi cattolici, sia contro l’Italia, incapace di fare luce e giustizia sui crimini fascisti in Slovenia e ovviamente contro nazismo, fascismo e comunismo. “Dedico le onorificenze a tutti i morti che ho conosciuto nel campo di concentramento e alle vittime del nazifascismo e della dittatura comunista”, aveva detto due anni fa, sempre nella sua Trieste, ricevendo i titoli di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana dalle mani dei Presidenti della Repubblica Mattarella e quello sloveno dell’Ordine per Meriti Eccezionali.

Noi lo salutiamo riprendendo una battuta del film “I Soliti Ignoti”, di Mario Monicelli (1958): “sono sempre i più meglio che se ne vanno”.

ll cordoglio dell’ANPI per la scomparsa di Boris Pahor

Qui di seguito le espressioni di cordoglio per la morte di Boris Pahor della Segreteria Nazionale Anpi, dell’ANPI Regionale Friuli Venezia Giulia e  dell’ANPI/VZPI di Trieste

La Segreteria nazionale ANPI si unisce con profondo dolore al cordoglio dell’ANPI regionale Friuli Venezia Giulia e dell’ANPI provinciale di Trieste per la scomparsa di #BorisPahor. Vogliamo ricordare questo prezioso e appassionato antifascista, questo instancabile testimone degli orrori compiuti dal fascismo con le sue parole tratte da un’intervista rilasciata nel 2019 al nostro periodico www.patriaindipendente.it

– “Io dico: viva la libertà, viva la giustizia, viva la pace, e viva l’amore perché senza l’amore non si combina niente. I fascisti hanno messo in prigione tutti quelli che erano per la libertà, quindi la principale ragione del fascismo è la dittatura e l’autorità che si dà a uno solo. Un unico padrone del Paese, e tutti gli altri soggetti alla sua autorità: questo è il fascismo”

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L’ANPI regionale Friuli Venezia Giulia esprime sincero rammarico, e si unisce al cordoglio di quanti lo hanno conosciuto, per la scomparsa di Boris Pahor.

Con lui se ne va uno degli ultimi grandi testimoni delle “complesse vicende del confine orientale”, uno scrittore universalmente conosciuto, un convintissimo antifascista

La sua presenza in tantissime manifestazioni pubbliche ha testimoniato con virulenza la sua grande passione umana, la sua totale avversione ad ogni forma di autoritarismo, la sua convinzione internazionalista e la sua viscerale battaglia contro ogni forma di razzismo

La sua vita è stata e sarà esemplare emblema di coerenza civile e democratica nella continua ricerca di pace e libertà.

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L’ANPI/VZPI di Trieste inchina le proprie bandiere per ricordare Boris Pahor, testimone delle tragedie vissute dagli sloveni della Venezia Giulia/Primorska nel secolo scorso. Intellettuale antifascista, ha vissuto in prima persona le violenze del fascismo e gli orrori dei campi di sterminio nazisti. Con i suoi romanzi e con la sua lunga vita ha fatto conoscere i contrasti e gli orrori dei nazionalismi che creano confini inutili e pericolosi.

Fabio Vallon Presidente comitato provinciale ANPI/VZPI Trieste

 


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