Covid 19. La capacità di capire e gestire la complessità

Il virus è democratico e come la livella di Totò. Si comporta in modo prevedibile, ma noi non lo abbiamo capito

Tutti i comunicati governativi, la stampa, i telegiornali trattano con dovizia di particolari gli aspetti di dettaglio della situazione drammatica creata dal Covid, dai provvedimenti dell’Esecutivo e dalle reazioni, delle volte molto violente e strumentalizzate, delle varie categorie colpite dalle restrizioni.
Quattro DPCM emessi a pochi giorni l’uno dall’altro evidenziano l’assoluta mancanza di analisi complessa, in senso manageriale, da parte dei Ministeri e del Governo, poiché non ho visto in nessun documento ufficiale considerazioni, del tipo costi-benefici, sull’efficacia dei provvedimenti presi in precedenza (a che serve cambiare ogni 4 giorni le regole, quando il ciclo di danni del virus è in media 14 giorni?).
Inoltre sulla natura dei provvedimenti, da solo mi sono messo a fare un grafico dei contagiati al giorno in funzione della tipologia di attività ‘aggregata’, cioè che favorisce necessariamente gli assembramenti (scuole, trasporti pubblici, ristorazioni, attività sportive, ecc), e mi sono reso conto:

1. che i dati pubblicati dai vari analisti sono assolutamente disomogenei (ho fatto il ricercatore);
2. che laddove i dati macro sono interpretabili, vanno affrontate le gestioni di attività complesse (come i trasporti pubblici) e non vanno indicati semplicistici e banali orari di chiusura degli esercizi, come bar, ristoranti, negozi. È ovvio che organizzare i mezzi pubblici in modo efficiente evitando i contatti da assembramento è molto difficile, ma si fa, lavorando sodo e con competenza e senza demagogia! Questo serve! E non buttare sul lastrico esercenti e lavoratori che potrebbero lavorare fino alle h 22, rispettando le famose 4 regole!
3. I costi degli indennizzi (ristori) sono stati confrontati con i costi relativi all’acquisizione di un maggior numero di vettori urbani (compresi noleggi ed eventuale utilizzi di camions e bus militari)?
4. La chiusura totale o parziale delle scuole: condivido il fatto che l’apertura della scuola ha un valore strategico ed emblematico, ma è un conto affermarlo a luglio, quando si giocherellava sui banchi con le rotelline (i dati sulle scuole cubane, quelli sì disponibili, dimostrano che l’uso riciclato dei banchi con due alunni sulle due basi del tavolo, a 90 gradi ed a 1.2 m, ha funzionato ad assicurare un trascurabilissimo contagio), ma non adesso! A Roma le ASL hanno pubblicato dati sui contagi nelle scuole incomprensibili, inconfrontabili e disomogenei. Accompagnavo i miei nipotini a scuola e vedevo davanti i cancelli mamme che parlavano mezz’ora e più in modo ravvicinato e con le mascherine abbassate: non ho visto un vigile sostare davanti tre scuole elementari e medie neppure una volta! Poi si parla di contagi in classe che non esistono o quasi.
Non ho visto uno studio serio e analitico neanche in questo settore cruciale, solo proclami demagogici (sia di maggioranza che di opposizione) e adesso siamo cadendo inevitabilmente nel lockdown.

CONCLUDO. Il Covid è democratico e come la livella di Totò. Si comporta in modo prevedibile, ma noi non lo abbiamo capito.

Servono cambiamenti radicali di approccio e mutamenti di metodi e di paradigmi. Politici meno inadeguati e più rispettosi dei cittadini, più severi e intransigenti con i delinquenti comuni o con gli imbecilli che confondono la libertà con la negazione assoluta della responsabilità verso i propri simili.
E poi i cittadini dovrebbero rendersi conto che è il loro personale comportamento a veicolare il virus, non è sempre colpa degli altri.

Auguri, Italia.


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