Dalla Tiburtina alla Nomentana

Era un po’ di tempo che non mi spingevo dalla Tiburtina fino alla Nomentana. L’ho fatto felicemente oggi, 21 maggio 2022, e in copertina ho concentrato cinque foto che sintetizzano cinque aspetti significativi di una lunga passeggiata iniziata alle 7,20 e conclusa alle 10,20 per evitare il sole più potente delle ore più calde fortemente sconsigliato ad un vecchio come me.

La prima foto raffigura una pianta che propende alle invasioni. Qui infatti si allunga, dopo aver superato il marciapiedi, verso via Casal de’ Pazzi. Mentre la fotografavo mi sono ricordato che qualche giorno fa, uscendo a passeggio con mio nipote Leonardo per le vie di Pietralata, in via Flora (e si spiega anche il perché), l’ho interrogato chiedendogli il nome della pianta espansionistica e, per aiutarlo, gli ho recitato questo indovinello in dialetto di Ischitella nel Gargano. Ve lo propongo anche a voi: “Tene i dinte accume nu cane e ci allonghe fin’a Pantane. Che gghjè?” (Ha i denti come un cane e si allunga fino a Pantano. Cos’è?). Voi l’avrete senz’altro indovinato si tratta del rovo. E a Roma, prima città agricola d’Italia il rovo abbonda, se non contrastato, anche nelle strade.

Nella foto in basso a sinistra c’è un soggetto ridens sotto un melograno in fiore.

Nella foto in alto a destra un’immagine di Villa Farinacci (https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Farinacci), con lavorante in azione.

La villa l’ho fotografata anche in passato, ma stavolta la mia attenzione è stata attirata dalle vie che si incrociano davanti alla villa del feroce gerarca fascista: via Voltaire e via Rousseau i quali, secondo il mio modesto potrebbero non gioire dell’accostamento non propriamente felice per loro, anche se Voltaire in effetti avrebbe anche in questo caso tollerato.

Al Red Foxes Roma è dedicata la quarta foto di copertina: ovvero il baseball nel quartiere Rebibbia. Confesso di esservi passato davanti e di non avervi prestato attenzione

Per me una novità (Per saperne di più https://www.facebook.com/RedFoxesRoma/).

La quinta foto è dedicata a P.P. Pasolini e alla targa del suo monumento in via Giovanni Tagliere, dove ho sostato, non accorgendomi, come ha subito notato e commentato il prof. amico Francesco Sirleto “Versi famosissimi. Ma la targa contiene un errore: in quella casa Pier Paolo abitò fino al 1954”.

Esauriti i commenti sulle foto poste in copertina. Proseguo riprendendo dalla sequenza delle foto che è poi la descrizione del mio itinerario, un itinerario che ha privilegiato le vie d’ombra, protetto dalle alberature generose che costellavano il mio vagabondare. Quindi via Casal de’ Pazzi dove le cose sono rimaste come ai tempi della Raggi con alberature che si estendono pericolosamente fin quasi al centro strada e abbondante crescita di erbe infestanti lungo i marciapiedi e il sedime stradale. Anche se, lo confesso, egoisticamente, ho approfittato della gradita ombra e frescura.

Entro quindi nel parco di Aguzzano vicino alla biblioteca e mi immergo in quel paradiso naturale che è il parco di Aguzzano. Risalgo poi verso la Villa Farinacci di cui ho già detto ed eccomi in vista della rumorosa via Nomentana che prima costeggio salendo nel parco Petroselli e poi direttamente e un po’ pericolosamente nella via stessa, priva di marciapiedi e con macchine parcheggiate dove non dovrebbero.

Mi soffermo davanti ai ruderi del Torraccio della Cecchina (https://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/sepolcro_cd_torraccio_della_cecchina), invitandovi a notare il dispregiativo “Torraccio” presente anche in altri toponimi, tipico atteggiamento di moltissimi romani di fronte ai monumenti antichi (gli “arcacci” e via dispregiando)…

Subito dopo mi lascio tentare dall’esploratore urbano che è in me e non riesco a resistere alla tentazione di percorrere in discesa e in salita via Aguzzano. Una via stretta con casettine “semplici e carine” (come diceva la canzone) adornate di fiori e piante e in cima da un villone con cancello ragguardevole rispetto a quello modesto e malandato del parco di Aguzzano,

Eccomi nel parco e poi in viale Marx (quello di: periferici di tutto il mondo unitevi!, se non ricordo male e certamente non ricordo bene). Sono di nuovo nel grande parco in cui è immerso il quartiere popolare e cammino nell’erba altra, piacevolmente mentre mi avvio verso il ritorno a casa attraverso il grande parco di Aguzzano e le strade di Rebibbia fino alla sosta sulla panchina del monumento a Pasolini dove fotografo un giovane di colore che è sprofondato nel suo smartphone e che io fotografo a tradimento mentre è immerso nelle sue cose. Neppure ci guardiamo in faccia e neppure ci salutiamo: Poveri noi!

Le altre foto QUI

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2 commenti su “Dalla Tiburtina alla Nomentana

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