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Dimentichiamo il presente…

Leggo troppe verità scientifiche e statistiche sui grossi e sempre maggiori limiti di noi Italiani.
La situazione, creata da politici irresponsabili e da cittadini elettori che ignorano le elementari nozioni di economia, politica, legalità, partecipazione generativa, appare sempre più critica.
Come nei periodi della crisi che portò al Governo Draghi, dell’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, del voto di disapprovazione (perché non sono stati capaci neppure di votare una sfiducia vera!) del Governo di Unità Nazionale, quanto emerge in questo eterno avvio di campagna elettorale è da far drizzare i capelli, da vergognarsi con tutti gli amici stranieri, da isolarsi nella Torre Antica e mettersi a studiare e scrivere e leggere, senza contatto alcuno con questo mondo di ebeti. Allora facciamo così: dimentichiamo il presente ed il recente passato e torniamo, come ho fatto ieri con Lanfranco ed il suo protiro, a trarre auspici dal nostro glorioso passato.

Alessandro Papacino D’Antoni

Senza toccare la letteratura, la poesia, l’arte e la musica italiane degli ultimi secoli (che conoscono di più di noi i nostri simili fuori i confini!), per sottolineare il nostro valoroso software di altri tempi, vi racconto di Alessandro Papacino D’Antoni.
E chi era?
Fu un generale di origine nizzarda, vissuto nel XVIII secolo e allora italiano a tutti gli effetti, che, oltre ad aver percorso una brillante carriera militare nell’esercito piemontese, fu un grande studioso di matematica, fisica e architettura militare, con collegamenti coi migliori studiosi europei in tali campi.
Quando fu nominato responsabile dell’importante Arsenale di Torino, (quello che diede il nome alla via dove è nata l’EIAR, conosciuta da tutti i radioascoltatori degli anni 50), diede un impulso talmente rilevante alle ricerche in questo settore, che la sua Scuola diventò un centro fondamentale di riferimento negli studi militari per l’intera Europa.
Il testo scritto da Papacino D’Antoni “Corso di matematiche, artiglierie e architetture militari” venne adottato da molte scuole militari europee – in Prussia, a Venezia, per esempio- e da Politecnici stranieri.
La ricerca militare italiana portava ad allargare i campi della scienza anche civile.
Eravamo bravi.
Allora sapevamo veramente spararle grosse.
Tutte, ma di qualità infinitamente superiore a quelle che si sparano adesso.


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