

A meno di due settimane dall’inaugurazione, il campo da basket firmato dalla street artist Camilla Falsini è già vittima del degrado
Doveva essere un simbolo di rinascita, è diventato in pochi giorni il bersaglio della solita inciviltà. Il nuovo playground di via Giacinto Pullino, nel cuore della Garbatella, è stato preso di mira dai vandali: reti dei canestri tagliate, pavimentazione danneggiata, arredi rovinati.
A meno di due settimane dall’inaugurazione, il campo da basket firmato dalla street artist Camilla Falsini è già vittima del degrado.
Il campo colorato, vivace, acceso di geometrie moderne, era stato accolto con entusiasmo da residenti e giovani del quartiere. Dopo anni di abbandono e promesse mancate, il Basketball Court era tornato a vivere grazie a un progetto promosso da Roma Bar Show in collaborazione con JD Sports Italia, patrocinato dal Municipio VIII e sostenuto dall’assessorato capitolino allo Sport.
“Un punto di ritrovo sicuro, accessibile e colorato per i ragazzi del quartiere” lo aveva definito con orgoglio l’assessore comunale Alessandro Onorato durante il taglio del nastro.
Un investimento non solo economico, ma soprattutto sociale e culturale, pensato per riaccendere la vita di un angolo storico della Garbatella a due passi dalla metro B.
L’intervento di riqualificazione aveva coinvolto anche le gradinate, migliorato l’accessibilità del parco e posto le basi per una gestione condivisa dello spazio, con attività sportive, laboratori e incontri in collaborazione con scuole del territorio e con l’Università Roma Tre. Il Municipio VIII aveva garantito il proprio impegno futuro nella valorizzazione dell’area.
Ma prima delle partite, sono arrivati i vandali. Non un caso isolato: è il copione che troppo spesso si ripete in città, dove il confine tra incuria e inciviltà si fa sempre più sottile.
I residenti, amareggiati, segnalano quanto accaduto e si interrogano: chi proteggerà questi spazi, simbolo di rinascita e socialità? Chi farà in modo che i luoghi restituiti alla collettività non vengano divorati di nuovo dall’abbandono?
Una domanda che oggi rimbalza, amara, proprio sotto quei canestri rimasti senza rete.
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