Genitori o capi di un clan?

Don Dante Caprioglio: «Noi facciamo di tutto per educare i vostri figli, ma se poi manca l’appoggio della famiglia, di voi genitori e dei nonni, allora serve a poco»

L’11 settembre il Corriere della sera ha pubblicato un articolo che riteniamo istruttivo e poiché non tutti i nostri lettori leggono i quotidiani nazionali, qui di seguito lo riproponiamo.

Genitori o capi di un clan?
Così si rinuncia ai propri doveri

Caro Direttore,
Pomeriggio di venerdì 8 settembre; me ne stavo tranquillamente seduto, all’ombra sotto una pianta, su una panchina di un piccolo parco sul lungomare di Bordighera, limitrofo a un’area giochi attrezzata per bambini, quando ho assistito a una rissa verbale tra genitori scatenata da questo episodio banalissimo. Una bambina di 5 anni ha graffiato un’altra più piccola. La mamma di questa allora le dice: «Se vieni a casa mia ti drizzo». La bimba di 5 anni corre ad avvisare la mamma. Il padre di questa sente, si alza di scatto ed esclama: «Cosa ti ha detto?». Quindi si rivolge alla moglie e le dice: «Chiama la pattuglia». Alla fine lo fa davvero: «Tutti qui mi conoscono». Intanto la moglie si è spostata dalla parte opposta dei giochi e si mette a litigare con una terza madre, la quale le urla: «Siete degli attaccabrighe». E così via. La pattuglia dei carabinieri giunge davvero, sono in due agenti, prendono nota dei nominativi. Probabilmente la ragione scatenante è l’isteria, sono tutti un po’ nervosi. Povere maestre che avranno a che fare con questi genitori, penso tra me. Che educazione danno ai loro figli? Non era meglio prenderli da parte e insegnare loro a fare pace, stringendosi la mano? Senza mettere di mezzo, per così poco, le forze dell’ordine? Non mi sorprende che certi giovani diventano poi teppisti abituati come sono da piccoli ad avere sempre ragione. Qui la colpa è di genitori immaturi. Ricordo ancora le parole del nostro preside salesiano, don Dante Caprioglio, quando in collegio rivolto ai papà e alle mamme esclamava: «Noi facciamo di tutto per educare i vostri figli, ma se poi manca l’appoggio della famiglia, di voi genitori e dei nonni, allora serve a poco».
Stefano Masino

Caro Masino,
Lascio gran parte dello spazio di questa rubrica al suo racconto perché mi sembra davvero istruttivo. Scene simili ne abbiamo viste a scuola, con genitori che contestano duramente, se non passano alle mani, i professori: per una nota, un brutto voto, una bocciatura. È come se si abdicasse alla propria funzione di padre e madre per diventare capi di un clan familiare in cui si ha sempre ragione contro il resto del mondo. Le relazioni che dominano al tempo dei social spingono tantissimo questa logica del «bianco o nero», «con me o contro di me». Si rinuncia al ruolo di genitori comprensivi ma severi in caso di sbaglio, si fanno crescere i figli con la convinzione che tutto è permesso, si aumentano le liti, anche giudiziarie, e si fa sprecare tempo, come in questo caso, alle forze dell’ordine. C’è da preoccuparsi.

Luciano Fontana, direttore del Corriere della sera


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