Genitori o di chi ne fa le veci
Un uomo pacato e gentile, il Vice Premier, Senatore Matteo Salvini. Ha recentemente scritto: ” Mamma e Papà, le parole più belle del mondo, non si toccano”.
Parole accettabilissime nel sentimento popolare, ma se lo scritto arriva dopo la decisione del Ministero dell’Interno e del Ministero della Famiglia, di sentimentale non c’è proprio nulla.
Sulla carta d’identità elettronica rimarrà indicato “padre” e “madre” e non “genitori”, come da ricorso accolto dal Tribunale Civile di Roma.
Due madri, non due mamme, hanno fatto ricorso qualche tempo fa e il Tribunale Civile di Roma, lo ha accolto.
Che poi il Ministro della Famiglia, della Natalità e della Pari Opportunità, Eugenia Roccella, rammenti alle famiglie omogenitatoriali che possono sempre fare ricorso al Tribunale Civile, non sembra proprio un atto d’amore, ma semplicemente un consiglio legale.
Dopo aver letto il tweet di Matteo Salvini e il consiglio di Eugenia Roccella, sono andato in libreria ad acquistare il saggio “Dalla parte delle bambine“, di Elena Gianini Bellotti, recentemente scomparsa.
È un saggio del 1973.
“Perché le bambine e i bambini non possono fare le stesse cose?, si chiedeva la pedagogista.
Belle, docili, sottomesse, ordinate, brave donnine: questo era lo stereotipo in cui venivano cresciute, fin dall’infanzia, le bambine.
Il ruolo femminile viene condizionato dalla società fin dai primi anni di vita, spiegò Gianini Belotti, sviluppando una tesi che oggi ci sembra scontata ma che allora era rivoluzionaria: la differenza caratteriale tra maschi e femmine non è innata ”
Lo rileggerò, il saggio. Poi lo regalerò.
Mi accontenterò, anche, di sapere che molte coppie hanno, e stanno, optando per il documento vecchio stampo: la carta d’identità cartacea, che permette di inserire il nome dei genitori o di chi ne fa le veci.
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