

Nel 529 San Benedetto da Norcia stabilì qui il suo primo monastero. Distrutto dal bombardamento alleato nel 15 febbraio 1944, è stato interamente ricostruito
Montecassino è un rilievo di 520 m di altitudine, nella provincia di Frosinone e posto a circa 130 km a sud-est di Roma e a 2 km da Cassino paese. Una bella gita permetterà di visitare un sito dalla grande storia e vedere un panorama mozzafiato dall’Abbazia, in cima al “monte”, fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia sul luogo di un’antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo. L’abbazia di Montecassino (il monastero più antico d’Italia insieme al monastero di Santa Scolastica) dal dicembre 2014 è in gestione al Polo Museale del Lazio. Purtroppo questa Abbazia ha subito nel tempo varie distruzioni e poi ricostruzioni, ma come l’Araba Fenice è sempre risorta, rimanendo sempre un centro vivissimo di cultura; addirittura europea per tutto il medioevo, con le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, dai famosi codici miniati cassinesi ai preziosi e rarissimi incunaboli. Nel 584 venne distrutta dai Longobardi per la prima volta, poi fatta ricostruire intorno al 718 dall’Abate Petronace di Montecassino che ripopolò l’Abbazia (oggi venerato come santo dalla Chiesa cattolica). Una seconda volta distrutta dai Saraceni nell’883, fu riedificata per volere di papa Agapito II nel 949.
Dal Chronicon cassinese di Leone Marsicano sappiamo anche della sua ristrutturazione dal 1066 al 1071 ad opera dell’Abate Desiderio, che si prodigò affinché da Bisanzio pervenissero mosaicisti ed artefici, utilizzando anche materiali lapidei provenienti da Roma. Distrutta nuovamente da un terremoto nel 1349 e ricostruita nel 1366, l’abbazia assunse nel XVII secolo l’aspetto di un monumento barocco, contenendo numerose decorazioni pittoriche di grandi artisti, mentre alle soglie della seconda guerra mondiale era ancora raggiungibile grazie alla funivia da Cassino, distrutta insieme all’Abbazia a seguito del bombardamento alleato, avvenuto il 15 febbraio del ‘44. Nel gennaio di questo anno infatti, per superare la Linea Gustav, linea fortificata protetta da mitragliatrici, mortai e campi minati, bisognava conquistare la vetta di Montecassino, che domina la valle del Liri. In questa zona imperversò quindi una terribile guerra di posizione per circa quattro mesi, con gravi perdite e grande costo in vite umane, militari e civili. Lo storico Herbert Bloch, riferendosi alla distruzione dell’antica Abbazia di Montecassino del 15 febbraio del ‘44, descrisse l’operazione crudele ed inutile, poiché la macerie vennero occupate subito da paracadutisti tedeschi, diventando una postazione per bersagliare le truppe alleate, infliggendo loro gravissime perdite.
L’Abbazia, prima del bombardamento, poté salvare l’importante archivio di preziosi documenti bibliografici per merito dell’allora arciabate Gregorio Diamare e del colonnello Julius Schlegel della Divisione corazzata “Hermann Göring”. Invece un forte discredito marchiò il comando americano, per la perdita di un sito importantissimo per la cultura e di molte opere d’arte in esso contenute, ma soprattutto per non aver rispettato la dichiarata zona franca ed aver così crudelmente lasciato, sotto una pioggia di 600 tonnellate di bombe, i numerosi civili che vi avevano cercato un rifugio, credendola sicura come zona sacra per la cristianità.
A tutto questo seguirono altre fasi di guerriglia. L’ultima fase chiamata “Operazione Diadem”, dall’11 al 18 maggio, fu una poderosa offensiva alleata che, con quattro corpi d’armata, attaccò contemporaneamente su tutto il fronte, mentre sui Monti Aurunci il Corpo di Spedizione Francese dei reparti coloniali, sfondò la Linea Gustav. Mentre la conquista di Cassino permise alle divisioni britanniche e statunitensi di avanzare verso Roma, questa vittoria ebbe un ulteriore costo crudele, pagato dalla popolazione locale. I goumier, soldati marocchini e algerini, ai quali il generale francese Alphonse Juin aveva concesso assoluta libertà di comportamento per 50 ore, come premio per la vittoria, perpetrarono furti, stupri ed assassinii nella Valle del Liri e dei Monti Aurunci.
Tutto questo venne raccontato dal film La ciociara del 1960, diretto da Vittorio De Sica, tratto dal libro di Alberto Moravia. – www.abbaziamontecassino.org
Carla Guidi
FOTO DI VALTER SAMBUCINI
1) – Foto del bombardamento e resti di ordigni. 2) – Il proiettile rimasto inoffensivo a poco più di un metro dalle sacre reliquie. 3)- Cimitero militare polacco di Montecassino 4)- Interno della chiesa.
5)- Cripta.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.