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Han giurato – Allora il “tresette”? – Il freddo della campanella

Fatti e misfatti di febbraio 2014

Han giurato

“Alle 11,30 – come da programma – il nuovo Governo Renzi ha giurato davanti al Capo dello Stato”.

Torna spontaneo, di fronte a quel manipolo di giovani chiamati a salvare l’Italia, il ricordo dell’entusiasmo di Giovanni Berchet nel suo “Giuramento di Pontida”. Non tanto là dove scrive, nei suoi versi, “l’han giurato… li ho visti/convenuti dal monte e dal piano/l’han giurato e si strinser la mano”, ma là dove esclama “oh spettacol di gioia”. Perché, in effetti, quel giuramento del giovane Governo di Matteo Renzi potrebbe finalmente precludere alla riconquista di un’Italia da lungo tempo oppressa da invasioni e da dittature politiche, economiche, burocratiche e di caste varie. Potrebbe. E, ove riuscisse, sarebbe più che un emotivo “spettacol di gioia”.

Allora il “tresette”?

“Quando però, il giorno prima del giuramento, il “premier” allora incaricato è salito al Quirinale con la lista dei Ministri da lui scelti – come è stato possibile seguire nelle “dirette on line” – l’incontro è andato avanti per quasi tre ore”.

“Non si è trattato assolutamente – hanno tenuto a precisare sia il Capo dello Stato sia il “premier” allora incaricato Renzi – di un lungo e stressante “braccio di ferro”. Sarà stato sicuramente così. Il fatto di essere rimasti tanto a lungo chiusi nella stanza sorvegliata a vista dai Corazzieri, tuttavia, non è che abbia lasciato intendere che fosse andato tutto sul velluto. E, allora, il sì o il no a questo o a quel Ministro proposto nella lista non si sarà deciso con un lungo e stressante “braccio di ferro”, ma magari – senza mancare di rispetto – con una serie di partite a “tresette”. Concluse, probabilmente, in pareggio. Senza la saggia richiesta, da una parte e dall’altra, di una pericolosa “bella”.

Il freddo della campanella

“Il passaggio della campanella – quell’atto che caratterizza il passaggio di testimone tra il “premier” uscente e quello entrante – è avvenuto, tra Enrico Letta e Matteo Renzi, in meno di un minuto e in un clima di freddezza mai registrato in passato”.

Enrico Letta, infatti, ha sì dovuto stringere la mano (soprattutto per i fotografi) a Matteo Renzi, ma non lo ha neppure guardato in faccia. Matteo Renzi, comunque, non se l’è presa neppure un po’ e, anzi, se n’è uscito, subito dopo, con una battuta ironica, ma al veleno: “Ora, ragazzi, la ricreazione è finita”. L’augurio, per l’Italia, è che sia vero.


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