Il Maestoso resta chiuso: tra nostalgia e degrado, il primo multisala romano attende ancora il suo futuro

A oggi nessun progetto definitivo è stato approvato per la riqualificazione

Nel cuore dell’Appio Latino, tra i palazzi storici e le botteghe che resistono al tempo, c’è un gigante addormentato. È il cinema Maestoso, il primo multisala romano, progettato dall’ingegner Riccardo Morandi, lo stesso che ha firmato il mercato Metronio e il parcheggio multipiano poco distante.

Un edificio pensato per accogliere cinema, abitazioni e negozi, simbolo di un quartiere vivo e dinamico. Oggi, invece, è l’ombra sbiadita di ciò che è stato.

L’ultima pellicola è passata sugli schermi del Maestoso nel 2018. Poi, il buio. I problemi di stabilità strutturale hanno imposto la chiusura e, solo a gennaio del 2024, sono partiti lavori di manutenzione per la messa in sicurezza. L’intervento è durato pochi mesi e ha ridato solidità all’edificio. Ma non dignità.

Chi passa oggi davanti all’ex cinema trova vetrate spaccate, muri imbrattati, saracinesche arrugginite. È un colpo al cuore per i residenti dell’Alberone, che in quelle sale hanno vissuto decenni di emozioni e socialità.

Ma cosa accadrà ora? A oggi nessun progetto definitivo è stato approvato per la riqualificazione. Le idee non sono mancate: raddoppio delle sale, restauro degli appartamenti, riapertura dei negozi. Ma tutto sembra essersi arenato. “Non ci risulta ci sia una progettazione esecutiva”, ha ammesso il presidente del Municipio VII, Francesco Laddaga.

E le parole dell’assessore municipale alle attività produttive, Riccardo Sbordoni, non rassicurano: “Al momento sembra tutto fermo. Si attende di capire cosa voglia fare la Regione con gli ex cinema”.

Intanto, l’edificio resta sospeso in un limbo. La comunità locale, sostenuta dal municipio, chiede un futuro culturale per il Maestoso. “Siamo contrari ad ogni ipotesi che non contempli anche spazi destinati alla cultura”, chiarisce Sbordoni.

Resta da vedere se l’immobile tornerà a vivere come centro culturale o sarà sacrificato sull’altare della speculazione commerciale. Quel che è certo è che il Maestoso merita di più del silenzio e dell’abbandono. Perché certi luoghi non sono solo mattoni: sono memorie condivise, storie, identità.


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