Il mio 85° compleanno ai tempi del coronavirus

“Arrivare ai primi di 85 anni di vita è un evento importante – mi disse Roberto Timpani Segretario Generale della Fegica CSIL prima di questa pandemia. – Penso, caro Aldo, che il 14 di maggio devi organizzare una festa più bella delle precedenti. Se vuoi, puoi utilizzare la nostra sede “la casa dei Benzinai”. Tu sai che c’è un terrazzo accogliente e ampio, utilizzato per tante occasioni: convegni, riunioni sindacali, qualche festa di compleanno… Ricordi com’è riuscita bene quella organizzata per i miei primi sessant’anni?”

Ricordo perfettamente quella serata. È stata anche un’occasione per una rimpatriata. Il terrazzo era strapieno di vecchi amici, gestori di distributori di carburanti provenienti da tutte le Regioni d’Italia molti dei quali hanno collaborato a rendere più grande la nostra struttura della sede della FEGICA Cisl e la Cooperativa di benzinai. Abbiamo rivissuto ricordi comuni di avvenimenti, di lotte sindacali della nostra gioventù. Felice di quest’opportunità accettai con piacere il suggerimento, ignorando che, dopo pochi giorni saremmo stati costretti a rimanere chiusi in casa per non essere contagiati dal coronavirus.

Ricordare la data di nascita con una festa è anche un’occasione per riunire famigliari e qualche amico intimo. Un evento importante scoperto da me dopo il 1959 a seguito del mio cambiamento di residenza da Popoli a Roma. Prima di allora non ricordo nessun evento simile e credo che il motivo principale sia da attribuire agli anni di povertà vissuti nel periodo della mia fanciullezza.

Sono nato nel 1935, qualche anno prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, quindi i primi dieci, undici anni, i nostri genitori erano preoccupati più che altro a salvarci la vita, sfuggendo ai bombardamenti, che hanno distrutto quasi completamente il mio paese natio. Non è andato meglio a fine guerra, con la crisi economica e la mancanza di lavoro. All’epoca non c’era di che mangiare, figuriamoci se si pensava alle feste di compleanno.

Una volta trasferitomi nella Capitale, ho avuto la fortuna di conoscere diverse  favolose famiglie abruzzesi, quelle dei Di Loreto e Di Vitto, e, in un secondo tempo, la famiglia romana dei Catalucci: legami importanti ancora oggi, estesi a figli e nipoti dei capifamiglia.

A quei tempi la domenica ci si riuniva fra famiglie. Erano presenti anche mia madre Gilda e mia sorella Anna che mi avevano raggiunto a Roma e che hanno contribuito a intensificare i nostri rapporti con queste nuove famiglie al punto che l’amico Pietro Catalucci mi fece da testimone nel mio matrimonio con Vera.

Durante questi incontri domenicali si giocava a tombola, si ballava con la musica di vecchi giradischi, oppure con quella trasmessa dalla radio, allora a valvole, e il suono si mescolava a dei fruscii fastidiosi, mentre i genitori raccontavano le loro storie di vita.

Proprio in una di queste domeniche fu organizzata una festa di compleanno di uno degli amici presenti, e fu in quell’occasione che ne compresi l’importanza che divenne più rilevante dopo il 1964 anno del mio matrimonio con l’amata Vera, e si accrebbe ancora dopo la nascita dei miei figli Roberta e poi Fabrizio. E fu così che i compleanni divennero importanti per le giovani coppie di amici e per la gioia dei nostri bambini.

Perciò consiglio ai giovani, di non dimenticare le date dei compleanni delle persone care, in modo particolare per quelle più avanti con gli anni. Per una nuova occasione bisogna aspettare 365 giorni, un tempo, lunghissimo per ripeterlo.

Detto, questo mi fa piacere riferirvi che, nonostante tutto e le restrizioni nelle quali ci sta obbligando a vivere questo maledetto virus, la giornata di questo insolito compleanno è trascorsa serenamente, nonostante io sia chiuso in casa dal 7 di marzo. Un’occasione singolare quella di quest’anno che mi ha spinto a scrivere questa riflessione. Il mio 85° compleanno è trascorso serenamente grazie a Vera che ha organizzato l’evento curando i minimi particolari. Ha preparato  una buonissima torta, con le debite candeline. Non è mancato nemmeno lo spumante. Purtroppo mi è mancata la presenza di figli e nipoti e mi sono dovuto accontentare di vedere i loro cari visi sugli  schermi dei cellulari; è stato bello, ma la presenza fisica è un’altra cosa.

La mia giornata è trascorsa felicemente anche grazie al contatto di voi tutti, cari amici, per gli auguri che mi sono pervenuti tramite telefonate, video chiamate, messaggi, whatsapp, e-mail e altro. Tutte queste manifestazioni di affetto mi hanno reso immensamente felice, non le dimenticherò facilmente e non mi stancherò di ringraziarvi.

Mentre festeggiavo non ho potuto non rivolgere un  pensiero a tutte le persone volenterose che hanno lavorato e lottato contro il coronavirus dandomi la possibilità di godere in serenità il mio bellissimo evento: medici, infermieri, protezione civile, e tutto il personale sanitario, ma anche tutte le persone che ci hanno permesso di rifornirci di prodotti alimentari, trasportatori, personale dei negozi alimentai, farmacisti, ma anche i giornalisti e il personale delle TV, sempre presenti per sostenerci e nell’informarci sull’andatura della pandemia.

Un saluto agli amici del mio  Gruppo Sportiva VSD Villa De Sanctis ma anche a tutto il mondo dello sport, dagli atleti ai giornalisti.

Un saluto particolare anche ai lettori di Abitare A Roma, ai colleghi redattori e cronisti, e a chi li dirige.

Un abbraccio a tutti, con affetto, Aldo.

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